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Bambino introverso: cosa fare e come relazionarsi

Per un bambino introverso, cioè quando non è in grado di esporsi abbastanza, è difficile relazionarsi con il mondo esterno. Il genitore deve seguire dei comportamenti e saper cosa dire al piccolo.

Relazionarsi con i più piccoli può sembrare facile ad una prima analisi, in realtà questo non è affatto vero. I bambini hanno un modo diverso di vedere il mondo che li circonda e di relazionarvisi rispetto agli adulti. Per poterli capire e potercisi relazionare nel modo migliore è necessario capire questa cosa. Il caso si complica ancora di più se stiamo parlando di un bambino introverso e di cosa fare. Per loro stessa natura, tendono a chiudersi e a lasciare trasparire poco di ciò che vogliono, ciò che pensano o ciò che cercano.

Le persone introverse sono disposte diversamente nei confronti della realtà. Invece di concentrarsi sul vivere più esperienze, gli introversi preferiscono viverne poche sulle quali però si concentrano di più ricevendo sensazioni molto più intense. Qual è allora il modo migliore di relazionarsi con un bambino così ?

Bambino introverso: cosa bisogna evitare

Molti genitori credono che il fatto che il figlio mostri un carattere introverso sia qualcosa di oggettivamente sbagliato. Entrano nel panico e alcuni di loro ricorrono addirittura ad uno psicologo per poi sentirti semplicemente dire che non c’è nulla che non va. I genitori hanno solo paura che il loro figlioletto sia triste. Bisogna capire però che i bambini introversi e generalmente le persone hanno una necessità naturale di ritagliarsi spazi di tempo più solitari per riflettere e rilassarsi, non c’è nulla di male in questo. Importante è non forzare il bambino verso attività di gruppo che non desidera intraprendere.

Spesso i genitori impauriti dal fatto che il bambino possa diventare asociale e lo spingono a praticare sport di gruppo in cui è richiesta una coordinazione con altri individui. Bisogna lasciargli i suoi spazi, far si che si senta a suo agio come lui stesso ritiene più opportuno. Forzare qualcuno a fare qualcosa contro la sua volontà e contro la sua natura non può portare a nulla di positivo.

Altri comportamenti che un adulto è importante che tenga per relazionarsi in modo adeguato nei confronti di un bambino introverso sono ad esempio non etichettarlo come timido davanti ad altri. Come detto non c’è nulla di sbagliato nella timidezza, è una caratteristica come le altre, esattamente come può essere una caratteristica il colore dei capelli. Non c’è motivo quindi di scusarsene e far sentire il piccolo inutilmente sbagliato. Se poi il genitore è introverso quanto il bambino deve fare attenzione a non rivedersi in lui, proiettando così i suoi traumi infantili nel piccolo.

Cosa fare e cosa dire al bambino

Il genitore introverso e il bambino introverso rimangono comunque due entità separate. Il bambino deve fare le sue esperienze, vivere ed imparare secondo i suoi tempi e le sue preferenze. Piuttosto ciò che l’adulto potrebbe fare per aiutare il bambino è dargli dei consigli, in modo tale che il bambino capisca che c’è qualcuno che prova sensazioni simili alle sue. In questo modo saprà che non è solo. Bisogna sottoporre il bambino a nuove esperienze e nuove persone in maniera lenta e graduale, rispettando le tempistiche dettate dalle sue necessità e dal suo carattere. Non bisogna mettere alcun tipo di pressione o fretta al piccolo. Potrebbe essere molto producente complimentarsi col bambino e fargli notare che si apprezzano i suoi sforzi quando si nota che si è impegnato nel ricercare contatti sociali.

Ci sono sicuramente alcune cose che vanno segnalate al piccolo in modo che possa correggerle, come ad esempio dirgli di non parlare a voce bassa con gli amichetti e di non aver paura a parlare ad alta voce, ma queste vanno riferite sempre con delicatezza. Come detto bisogna rispettare i suoi tempi. In occasioni precise come feste di compleanno o appuntamenti con gli amichetti è importante far si che il bambino arrivi sempre puntuale, in modo tale da non sottoporlo allo stress di dover irrompere in un gruppo sociale già costruito e dargli anzi l’impressione che siano gli altri a starsi unendo gradualmente al suo gruppo.

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