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Come essere un buon padre: gli elementi da considerare

Essere un buon padre significa avere un ruolo attivo nella vita del proprio figlio. Partecipare alle sue esperienze, fargliene fare di nuove o dedicargli più tempo sono solo alcune delle cose da poter fare.

Diventare padre è uno dei traguardi fondamentali, se non il più importante, che un uomo possa voler raggiungere nella propria vita. Ma, se diventare padre è piuttosto facile, farlo bene è tutt’altra cosa. Come si può diventare un buon padre? Quali sono gli elementi da considerare, nelle diverse fasi della vita di un figlio?

Come essere un buon padre: l’età conta

La prima cosa di cui tenere conto è l’età anagrafica. Infatti, nonostante l’età media dei genitori si sia parecchio alzata nel corso degli ultimi decenni, è anche vero che fra il diventare padre a venti, trenta, quaranta, o cinquanta e più anni, la differenza è parecchia, eccome. Crescere un figlio, crescerlo per bene, richiede un sacco di energia, un sacco di tempo e pure un bel pò di forza. Gli esperti non indicano una vera e propria età ideale per diventare padre, ma appare evidente che, con l’avanzare dell’età, si dovrà fare il più possibile affidamento sulla propria esperienza e capacità di organizzazione, piuttosto che sul proprio fisico. Crescere un neonato è fisicamente stancante, ma l’impegno fisico farà posto all’impegno intellettivo, mano a mano che il bimbo o la bimba cresceranno. A diverse età del figlio, si dovrà far fronte con un diverso tipo di risorse.

L’attitudine e le iniziative

Diventare padre, al di là dell’atto fisico iniziale, è un percorso impegnativo e tutto da scoprire. I propri limiti, la propria forza e la propria pazienza vengono messe alla prova, ma è anche una grandissima ed unica esperienza di crescita personale. Assieme al proprio figlio, si scoprono le proprie possibilità di crescita e contemporaneamente nuove competenze vengono acquisite. Se si è alla prima esperienza, ovvero al primogenito, qualche apposita lettura è consigliata. In rete si trova una miriade di informazioni utili. Come utili sono anche gli appositi corsi post-parto, dove anche i padri sono caldamente invitati a partecipare. Vengono fornite preziose indicazioni sulla cura del neonato e sull’educazione del nascituro. In generale, il comune denominatore è sempre e solo uno: l’impegno. Dare costanti attenzioni ad un’altra persona può sembrare impegnativo, e lo è, ma al contempo è l’unico modo per dare un vero valore aggiunto al proprio indispensabile ruolo. Con il tempo, l’impegno costante non diventerà solamente naturale, ma anche fonte di grandi soddisfazioni.

Il tempo da dedicare

Tempi moderni e ritmi moderni: il tempo sembra non bastare mai. Con i figli, questa sensazione è sicuramente amplificata. L’impegno costante richiede parecchio tempo, elemento che scarseggia nel padre lavoratore. Ed allora come fare? Come riuscire a conciliare il proprio nuovo ruolo con il resto delle necessità di lavoro e private? La chiave è ridurre il superfluo: ovvero dedicare il proprio tempo ad attività realmente indispensabili. Il tempo extra, magari precedentemente dedicato a serate con gli amici, aperitivi e divertimenti vari, dovrebbe essere indirizzato il più possibile in favore del nuovo ruolo. Questo non significa annullare la propria vita sociale e le possibilità di divertimento, ma concentrarle in episodi, ma sicuramente più graditi ed autentici: ed anche il portafoglio poi ringrazierà.

La crescita dei figli

Le età dei figli non sono tutte uguali, tutt’altro. Se agli inizi il primo problema è riuscire a dormire abbastanza la notte oppure saper cambiare velocemente un pannolino, rapidamente si faranno i conti con rette universitarie. Il tempo vola. Rimanere costantemente aggiornati nelle evoluzioni della vita del proprio figlio diventa una sfida quotidiana, impegnativa ma appassionante ed appagante, sicuramente la maggior fonte delle soddisfazioni di un moderno, presente e buon padre.

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