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Piaghetta utero: cosa fare se si presenta in gravidanza

Ecco alcuni informazioni sulla piaghetta dell'utero e su cosa fare se si presenta durante una gravidanza

Sicuramente tutte abbiamo sentito nominare la famosa piaghetta utero. Tuttavia, non esiste affatto chiarezza su questo fenomeno e su quello che comporta, poiché la stessa medicina ha espresso negli ultimi decenni pareri contrastanti e talvolta poco scientifici in merito. Oggi sappiamo che la piaghetta, chiamata scientificamente ectopia, consiste in un fenomeno perfettamente normale, un modo di essere del collo dell’utero che riguarda moltissime donne.

Ciononostante, in alcune circostanza questa caratteristica di per sé innocua potrebbe causare alcuni problemi. Come mai? Vediamo meglio in cosa consiste la piaghetta in questione, che cosa comportano la sua presenza o la sua assenza e come bisogna comportarsi se questa compare nel corso della gravidanza.

Piaghetta utero cos’è

Quella che nel linguaggio comune viene chiamata ‘piaghetta dell’utero‘ ha in realtà una denominazione scientifica, ovvero ‘ectopia’ oppure ‘ectropion’. Questo termina significa estroflessione, poiché proprio in ciò consiste la famigerata piaghetta. Essa corrispondone proprio a una estroflessione della mucosa endocervicale, ovvero quella che riveste la parte esterna del collo dell’utero. Le sue dimensioni si rivelano variabili. Nonostante molte donne ‘colpite’ da questa caratteristica si preoccupino in ragione di ciò, la piaghetta risulta completamente innocua nella maggior parte dei casi. Inoltre, il fenomeno è straordinariamente diffuso e riguarda un enorme numero di donne.

La piaghetta consiste quindi in una lesione sulla parte esterna del collo dell’utero, che compare a livello dell’orifizio uterino esterno, ovvero la parte più vicina alla vagina. L’orifizio in questione consente il passaggio di liquidi dall’esterno dell’organismo all’utero (nel caso dello sperma) e viceversa (nel caso del sangue mestruale, provocato dal disfacimento dell’endometrio). Una parte del tessuto di rivestimento esterno del canale cervicale può espandersi verso l’esterno, andando a impiantarsi su un epitelio diverso, ovvero quello vaginale, che normalmente riveste anche il collo dell’utero.

La piaghetta consiste dunque in una fuoriuscita del tessuto di rivestimento dalla sua sede naturale, fenomeno che può assumere dimensioni molto variabili a seconda dei casi. In genere è il ginecologo che, durante una visita di routine o richiesta per motivi differenti, rileva questa condizione. Può essere effettuata una differenziazione tra ectopia ed ectropion. La prima corrisponde a una lesione di natura congenita che vede l’epitelio endocervicale persistere oltre l’orifizio uterino esterno. Tale condizione è normale e fissa nella vita fetale, e può persistere anche dopo la nascita e per tutta la vita. L’ectropion, invece, segue la scomparsa dell’epitelio pavimentoso della cervice uterina, dovuta a infiammazioni o a lacerazioni da parto.

Piaghetta utero sintomi

Come ci si accorge della piaghetta sul collo dell’utero? Nella maggior parte dei casi, essa non viene notata affatto. Come abbiamo detto, infatti, generalmente è il ginecologo che, durante una visita o un’ecografia transvaginale, si accorge dell’ectopia sull’utero della paziente. Per il resto la piaghetta risulta, in moltissimi casi, innocua e asintomatica, ovvero non si manifesta attraverso sintomi evidenti.

Per tale motivo, in assenza di ulteriori complicazioni, si è soliti considerarla, anche in ambiente medico, come una semplice condizione piuttosto che come un disturbo ginecologico. Al massimo, la piaghetta potrebbe dar luogo a qualche fastidio. I più frequenti risiedono nelle perdite post coitali, ovvero sanguinamenti che possono apparire in modo più o meno occasionale in seguito a rapporti sessuali e nello spotting intermestruale, definito come una serie di perdite di scarsa entità che avviene nel periodo di tempo che intercorre tra una mestruazione e l’altra.

Allo stesso tempo, però, la piaghetta non deve essere trascurata, soprattutto se sintomatica, ovvero se dà origine a frequenti sanguinamenti. Si tratta infatti di una parte del corpo delicata che, se presente, potrebbe favorire l’insorgere di infiammazioni. Se trascurate, tali infiammazioni iniziano a rappresentare un terreno fertile per le lesioni cervicali, fino a giungere persino a quelle lesioni che vengono definite pre-tumorali. In alcuni casi più rari, la presenza della piaghetta potrebbe anche rivelarsi correlata a un fastidio intimo e alla leucorrea, ovvero le perdite bianche anomale e spiacevoli, diverse dal normale muco cervicale.

Conseguenze in gravidanza

Ma cosa accade all’ectopia quando la donna rimane incinta e, più in generale, nel corso della gravidanza? Talvolta, essa si sviluppa proprio per aumentare le probabilità di concepimento. Il tessuto che costituisce la piaghetta, infatti, si compone delle stesse cellule che producono il muco cervicale. Quest’ultimo elemento riveste la doppia funzione di favorire la sopravvivenza più lunga degli spermatozoi in utero e di favorire la loro risalita nell’utero, verso le tube di Falloppio e in ultima istanza verso l’ovaio dove si trova l’ovocita femminile da fecondare. Con il proseguire della gravidanza, la piaghetta diventa sempre più irrorata di sangue come, del resto, tutte le altre mucose del corpo femminile. Basti pensare alle gengive che, durante il periodo della gestazione, sono soggette a sanguinamenti più frequenti del solito.

Piccole perdite di sangue possono provenire anche dall’ectopia, e in genere assumono un colore rosato. Normalmente non dovrebbero allarmare. Risultano infatti piuttosto distinguibili da altri tipi di perdite sia per la loro lieve entità, sia per il colore pallido. Tuttavia, se nutrite qualche dubbio o preoccupazione in merito, non esitate a rivolgervi al ginecologo per domandare tutti i chiarimenti e le informazioni del caso. Vi aiuterà a stare più tranquille riguardo altre eventuali perdite future. Inoltre, le perdite da piaghetta durante la gravidanza risulteranno più frequenti in seguito ai rapporti sessuali. Anche in questo caso, pur non trattandosi di un’eventualità allarmante, sottoponete sempre l’evento all’attenzione del ginecologo.

L’origine di una perdita ematica, infatti, deve essere sempre verificata da un medico, e non è possibile sostituire il parere di uno specialista con una diagnosi fai da te, che si rivela quasi sempre errata e pericolosa. A maggior ragione durante la gravidanza, ogni perdita ematica deve essere trattata con attenzione. Le perdite possono infatti corrispondere a eventi di varia gravità, fino anche al distacco della placenta e all’aborto spontaneo. Una volta verificato che, invece, si tratta di un fisiologico sanguinamento da ectopia, non occorre prendere misure particolari. Salvo diversa indicazione da parte del ginecologo, non risulta nemmeno necessario astenersi dall’attività sessuale sino al termine della gestazione.

Come prevenire

Come abbiamo spiegato, l’ectopia ha una natura congenita, poiché consiste nel persistere, dopo la nascita, della condizione fetale del tessuto fuori dalla propria sede destinata. In virtù di ciò, non è in alcun modo possibile, come chiunque può intuire, prevenire questa condizione. Proprio in quanto congenita essa esiste dalla nascita di una persona, e non può nemmeno essere scongiurata dalla madre durante la gravidanza. Spesso non ci si accorge nemmeno di questa peculiarità (che tale non è, riguardando circa la metà delle donne) sino a un controllo ginecologico. Nel caso dell’ectoprion, invece, esso segue lacerazioni o infiammazioni da parto.

Come tale, è a sua volta difficile da prevenire, proprio perché non è possibile controllare completamente ciò che avviene nel proprio corpo durante le fasi del travaglio e del parto. Dunque, prevenire la comparsa della piaghetta non risulta possibile, e probabilmente si rivelerebbe comunque inutile. Al contrario, nel momento in cui si scopre della sua esistenza, è possibile prendere due tipi di misure perché essa non crei problemi. In primo luogo, occorre sempre prestare delle accortezze supplementari, che elencheremo di seguito, rispetto a quelle che chiunque dovrebbe seguire. In secondo luogo, e solo nei casi che diremo di seguito, è possibile procedere con l’eliminazione della piaghetta sul collo dell’utero.

Come accennavamo prima, la piaghetta dell’utero rappresenta un terreno più fertile per favorire alcune infiammazioni. Queste, talvolta innocue, se trascurate potrebbero provocare nella zona interessata alcune lesioni, tra cui addirittura quel tipo di lesioni che vengono definite pre-tumorali. Come comportarsi quindi in presenza dell’ectopia? Innanzitutto, si consiglia alle donne il cui utero presenta la piaghetta di sottoporsi al controllo del pap test annualmente anziché, come normalmente consigliato, una volta ogni due anni. Inoltre, occorre seguire alcune precauzioni di massima.

Bisogna curare a maggior ragione le propria igiene intima, quindi sia dei genitali esterni che della zona anale. Occorre inoltre evitare di indossare salvaslip e assorbenti quando questi non sono necessari. Se si hanno diversi partner sessuali, bisogna sempre fare indossare all’uomo il profilattico prima di procedere con la penetrazione. Come si rileva, si tratta proprio di indicazioni di massima che sono valide per qualsiasi persona, anche in assenza di condizioni particolari, poiché salvaguardano l’igiene e la salute dell’individuo. Esse valgono a maggior ragione in presenza della famigerata piaghetta al collo dell’utero possono contribuire alla formazione di batteri che la infiammerebbero facilmente.

Infine, è necessario cauterizzare l’ectopia? Non sempre. Al contrario, se questa risulta asintomatica è sufficiente tenerla sotto controllo durante le normali visite dal ginecologo. Se, al contrario, la piaghetta manifesta sintomi e risulta fastidiosa, è possibile eliminarla. La tecnica maggiormente diffusa a questo scopo è l’eliminazione chirurgica tramite diatermocoagulazione. In ambulatorio, la piaghetta verrà bruciata, senza bisogno di anestesia, in pochi secondi per mezzo di un bisturi elettrico. Si tratta di un’operazione indolore che non induce nemmeno fastidio. Tuttavia, in seguito alla sua esecuzione, la paziente non potrà avere rapporti sessuali per un periodo di tempo compreso tra i venti e i trenta giorni.

Scritto da marafallini
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