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Sordità nel bambino: come si diagnostica

Diagnosticare la sordità nei bambini piccoli non è mai un'operazione facile, ma ci sono alcuni segnali che ci possono aiutare a riconoscerla.

Una delle caratteristiche tipiche dei bambini è la loro iperattività e la voglia di esplorare il mondo seguendo tutti i suoi stimoli. Il problema, però, potrebbe sorgere quando uno stimolo non arriva correttamente. Nella precisione, può accadere che uno stimolo di tipo acustico non venga percepito da un bambino. Si tratta di sordità, anche detta ‘ipoacusia‘. Ma come si diagnostica in un bambino sordo? Cerchiamo con ordine di rispondere a questi legittimi dubbi che potrebbero assalire i genitori.

Come si diagnostica l’ipoacusia in un bambino sordo

La prima cosa da chiarire è che, con il termine ‘ipoacusia’, ci si riferisce a quella situazione in cui il bambino manifesta problemi con l’udito. L’ipoacusia può assumere quindi tre forme diverse, distinte per gravità:

  • leggera: il bambino può perdere qualche suono legato ad una tonalità particolare;
  • media: il bambino ha difficoltà a sentire in generale;
  • grave: può coincidere con la sordità.

Il motivo che può dar luogo alla sordità nel bambino non è univoco, cioè non dipende solo da una causa. Innanzitutto va detto che il difetto può presentarsi già alla nascita, e in quel caso probabilmente si è generato durante la gravidanza. Un’infezione, un deficit genetico, abitudini dannose, afflusso di sangue scarso, possono aver indebolito l’apparato uditivo del piccolo. Ecco quali sono i fattori che possono provocare il deficit:

  • abuso di alcool o droghe della madre in gravidanza;
  • rosolia o toxoplasmosi nella madre in gravidanza;
  • cause genetiche;
  • infezioni contratte durante i primi giorni o mesi o anni di vita (in questo caso si distingue la sordità congenita da quella acquisita).

I campanelli d’allarme a cui fare attenzione

Ci sono alcuni segnali che, a seconda dell’età, possono far sorgere il sospetto che il bambino non senta. Il motivo è che ad ogni fase della vita il piccino risponde in modo tipico agli stimoli esterni. Se non lo fa, allora può esserci un problema. In secondo luogo poi, bisogna fare attenzione a certi comportamenti messi in atto dal bambino, come ad esempio alzare il volume della televisione in maniera eccessiva, oppure il chiedere continuamente di ripetere una domanda. È fondamentale la diagnosi precoce, perché i disturbi dell’udito non riconosciuti possono dare anche problemi comportamentali e psicologici. Il neonato, se sente bene, farà le seguenti cose:

  • sussulta se c’è un rumore forte e improvviso;
  • segue con la testa una voce per capire da dove arrivi;
  • verso i 4 mesi comincia a produrre lui stesso dei suoni.

Verso i 6/8 mesi il bambino ci sente se ride quando sente un rumore buffo come uno starnuto o la voce dei genitori, oppure risponde alle parole chiave come ‘biberon’ o ‘pappa’. Verso un anno e mezzo il bambino poi comincia a parlare, e si muove a tempo di musica. In questi casi i genitori possono stare tranquilli.

Sordità nel bambino: quando si scopre

La prima cosa da fare se si sospetta che il proprio figlio abbia problemi di udito è andare dall’otorino che potrà sottoporlo ad una visita specialistica. Tuttavia, se ci sono sospetti o timori già durante la gravidanza (magari per delle infezioni contratte dalla mamma o per dei casi in famiglia) si può ricorrere ad un semplice test da fare quando il bambino non è ancora nato. Il test in questione si chiama ‘villocentesi‘, e permette di sapere se il bambino presenta ipoacusia. In tal caso il medico potrà agire subito dopo il parto. Quando il bambino è nato, si può fare un altro tipo di esame non invasivo, che si chiama ‘screening audiologico neonatale‘.

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