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I genitori possono non divorziare per i figli?

Per evitare che i figli subiscano le conseguenze dolorose di una divisione familiare nel momento più fragile della vita, molte coppie rinviano il momento di separarsi al termine della loro infanzia. Per i figli non è necessario che i genitori si amino ma è indispensabile che si rispettino, che non giochino reciprocamente al massacro. Ma perché sia una scelta veramente positiva non può neppure comportare rinunce eccessive: un individuo frustrato difficilmente sarà un buon genitore. Quando la separazione dei genitori accade entro i suoi primi tre anni di vita, il bambino capta intorno a sé fratture affettive, dinamiche distruttive, senza riuscire a farsene da solo una rappresentazione corrispondente, a tradurle in pensieri e in parole. Soltanto il gioco ( la collisione di due trenini, la lacerazione di una bambola, uno scarabocchio rabbioso) può esprimere la forte conflittualità che lo dilania. Come sappiamo, le emozioni e i conflitti non elaborati dal pensiero tendono a tradursi in forme somatiche. In questo caso il bambino esprimerà il suo dolore senza nome attraverso sintomi di malessere o malattie vere e proprie.
Tutti gli psicologi sono concordi nel rammentare alla coppia che la separazione li riguarda in quanto marito e moglie, non in quanto genitori. Qualunque cosa accada tra di loro non cesseranno mai di essere il padre e la madre dei loro figli. Dettato logicamente indiscutibile, ma spesso le passioni non conoscono ragioni e il contrasto coniugale rischia di oltrepassare gli argini e di sommergere tutte le migliori intenzioni. Cessata la convivenza coniugale si apre perciò una nuova prova, non certo inferiore alla prima: coesistere come genitori pur non essendo più marito e moglie.

Scritto da Karenina
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