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Quali sono i benefici del microclisma in gravidanza

Ecco tutte quello che devi sapere sul microclisma in gravidanza e i suoi benefici

Il microclisma è uno strumento chiamato anche ‘micro-clistere’. Si tratta di uno strumento, alternativo al clistere vero e proprio e all’enteroclisma, che viene utilizzato per introdurre nell’ano piccole quantità di liquidi. In particolare, il livello di acqua o altri liquidi che è possibile introdurre in questo modo risulta compreso tra i 120 ml e i 400 ml. Il dispositivo è consigliato soprattutto per il trattamento della colonpatia, della proctiti irritativa e della stipsi.

Esso differisce dagli altri tipi di clisteri principalmente per la quantità che ciascuno di questi consente di inserire nel corpo. Tutti i clisteri, comunque, sono caratterizzati dalla capacità di irrigazione di acqua o altri liquidi curanti. Il loro scopo è quello di liberare l’ultimo tratto dell’intestino, ovvero intestino crasso o colon, da gas, fermentazioni, cibi non digeriti, residui di escrementi, flora batterica patogena e putrefazioni. Oltre ai microclismi, rientrano nella categoria dei clisteri gli enteroclismi, le perette e i clisteri a siringa.

Microclisma cos’è

Ciò detto, in cosa consiste precisamente il microclisma e come deve essere utilizzato? Si tratta di un dispositivo medico la cui azione risulta particolarmente delicata rispetto agli altri corrispettivi enunciati nell’ultima parte dell’introduzione. Esso viene particolarmente indicato al posto della peretta o del classico clistere, dunque, per i pazienti che oltre a soffrire di stitichezza presentano disturbi quali ragadi, emorroidi e colon irritabile. Inoltre, è consigliato per neonati e bambini troppo piccoli per sottoporsi agli altri metodi. Esso può essere utilizzato con la glicerina o con qualsiasi altro liquido curativo e non prevede controindicazioni per le donne in gravidanza o che allattano al seno. Inoltre, presenta un ulteriore vantaggio: il modo di utilizzo del prodotto risulta semplice e alla portata di tutti.

Procedura

La procedura infatti non è complicata. Bisogna innanzitutto cominciare lubrificando la cannula del microclisma con gel ipoallergenico. Una corretta lubrificazione, infatti, servirà a evitare che la suddetta cannula graffi o comunque leda la parte interna dell’ano in seguito a eventuali sfregamenti. Ciò vale a maggior ragione quando il dispositivo viene applicato a neonati o ad altri soggetti che, quale che sia il motivo, risultano più delicati della media. A questo punto, prestando molta attenzione alla direzione, occorre introdurre con delicatezza la cannula dello strumento all’interno del retto con movimenti rotatori.

Per eseguire questo step dovete attenervi rigorosamente a quanto scritto sul foglietto di istruzioni contenuto nella confezione del prodotto che avete acquistato. Alcuni microclismi, infatti, vanno introdotti completamente nell’ano, mentre per altri l’inserimento dovrebbe arrestarsi una volta arrivati a metà cannula. Comunque sia, non bisogna smettere di premere il dispositivo sino alla sua completa estrazione dal retto. Questa accortezza serve per evitare fenomeni di risucchio del contenuto all’interno dello strumento, che annullerebbero l’effetto della procedura e costringerebbero a ripeterla dall’inizio, sprecando tempo e liquido.

Il paziente, durante tutta la durata, deve rimanere in posizione sdraiata. Dovrebbe, inoltre, nel limite del possibile, mantenerla anche in seguito, fino a che non avvertirà la necessità di evacuare. A questo punto, il procedimento avrà raggiunto il suo scopo. Se il bambino al quale viene effettuato il microclisma è in età neonatale, sicuramente non godrà del controllo sui propri sfinteri. Quindi, per scongiurare il pericolo della fuoriuscita del liquido prima che questo abbia fatto effetto, bisognerebbe stringere le natiche del bebè.

In seguito si rivela opportuno mantenerle in posizione, stringendo delicatamente, per un paio di minuti. La posizione più corretta per somministrare questo tipo di clistere è tenere il bimbo sdraiato a pancia in giù, oppure su un fianco. Il liquido contenuto nel dispositivo, inoltre, non deve essere assorbito dall’organismo. Al contrario, la sua funzione è quella di fornire uno stimolo per l’evacuazione e dunque potrebbe fare effetto anche restando solo qualche minuto in posizione.

Microclisma in gravidanza

Come accennavamo in precedenza, non esistono controindicazioni all’utilizzo del microclisma da parte delle donne in gravidanza. Tuttavia questi dovrebbero essere impiegati contro la stitichezza solo come ‘ultima spiaggia’, se tutti i rimedi naturali e le correzioni dello stile di vita non si rivelano efficaci. Soprattutto se a base di glicerina, tali clisteri, così come le supposte di glicerina, dovrebbero essere riservati ai casi di reale necessità e non vanno assunti prima di avere consultato un medico. Come mai? Se utilizzati come terapia continuativa, tali strumenti potrebbero indurre assuefazione -risultando quindi inutili nel giro di poco-, irritare l’intestino e soprattutto provocare spasmi, i quali a loro volta possono causare contrazioni uterine.

Nonostante occorra moderare la terapia con glicerina durante la gestazione, questa rappresenta un momento nel quale la stitichezza si fa sentire più del solito. Essa, infatti, colpisce più della metà delle mamme in attesa, rivelandosi uno dei disturbi più caratteristici del periodo. Come mai? Le cause sono svariate. Innanzitutto, durante la gravidanza aumento il livello di progesterone in circolo nell’organismo.

Esso provoca, infatti, un generale rilassamento muscolare. Di conseguenza l’intestino, composto prevalentemente da muscoli, riduce la propria motilità e di riflesso rallenta anche il transito delle feci al suo interno. Verso la fine della gestazione si aggiunge, inoltre, un altro importante fattore oltre al progesterone. L’utero, infatti, ha ormai raggiunto dimensioni straordinariamente grandi e il feto rappresenta un peso notevole, che grava sul colon. In particolare, il corpo del nascituro pesa sul retto, ostacolando in questo modo il passaggio delle feci fino all’ano.

Infine, una possibile concausa risiede nella eventuale presenza di emorroidi. A livello del plesso emorroidario, infatti, si assiste a un aumento della stasi venosa che può originare questa problematica, che a sua volta aumenta la stitichezza. In questo caso, però si instaura un vero e proprio circolo vizioso. Lo sforzo evacuativo e l’emissione di feci dure, infatti, favoriscono la formazione delle stesse emorroidi. Queste, a loro volta, rendono la defecazione dolorosa.

Ma, se è meglio evitare, nel limite del possibile, il microclisma durante la gestazione, come è possibile porre rimedio in altro modo al problema della stitichezza? Esistono molti rimedi naturali, che riguardano soprattutto l’alimentazione e lo stile di vita, che possono correggere questo problema. Innanzitutto, occorre bere moltissimo per assumere liquidi. L’ideale sarebbe superare i due litri di acqua giornalieri, e comunque non consumarne mai meno di un litro e mezzo.

Le feci vengono così idratate e risultano più morbide all’espulsione, che avviene con minore sforzo. Oltre all’acqua, bisognerebbe bere succhi di frutta senza zuccheri aggiunti e alcuni tipi di tisane, preventivamente concordate con il ginecologo. Da evitare, o quantomeno limitare, sono le bevande zuccherate con le quali, senza farci caso, si aumenta l’apporto calorico giornaliero e quella come cola e caffè che, contenendo caffeina, sarebbero da evitare. Un altro ottimo consiglio da seguire per stimolare l’evacuazione consiste nel praticare esercizio fisico.

Non è necessario che si tratti di un vero e proprio sport, l’attività può consistere anche in una semplice camminata, purché si tratti di un’abitudine quotidiana e non sporadica. Inoltre occorre consumare molte fibre. Queste non sono digeribili e di conseguenza non vengono assorbite, bensì eliminate dall’organismo. I loro effetti positivi si riflettono in particolare sull’ultimo tratto dell’intestino. Le fibre si ritrovano in grosse dosi in cereali integrali, legumi, frutta e verdura. La maggiori o minore efficacia lassativa dei singoli elementi è molto legata a fattori individuali. Di conseguenza, ogni persona dovrà sperimentare per capire quali cibi risultino più adatti a lei.

Benefici microclisma

Il microclisma offe benefici in quanto realizza il suo scopo in modo delicato. Come tale, si rende adatto a tutti: persone con pelle delicata, anziani, donne in gravidanza e persino neonati e bambini. Per quanto riguarda questa ultima categoria, è necessario precisare che, ancor più che negli altri casi citati, il clistere o le supposte non devono diventare un’abitudine, neppure se si tratta di un dispositivo innocuo come quello in questione. Il rischio in cui si incorre sarebbe infatti quello di abituare il bimbo a evacuare con l’aiuto di uno strumento (tra tali metodi si annovera anche il sondino, che viene inserito nel retto del neonato e stimola la defecazione senza l’ausilio di alcun liquido). Assumere una simile abitudine provoca una situazione in cui l’intestino si impigrisce e quindi non funziona come dovrebbe in assenza della stimolazione alla quale si era abituato.

In ogni caso, per apprezzare completamente i benefici offerti dal microclisma, bisogna analizzarne il funzionamento in relazione a quello delle principali alternative. Abbiamo già ampiamente parlato dello strumento in questione, dunque dovremmo almeno accennare ai suoi principali concorrenti: l’entoroclisma e la peretta. La principale differenza tra questi metodi è la quantità di liquido che ognuno permette di introdurre. L’enteroclisma consente la quantità maggiore, ovvero tra mezzo litro e due litri. Esso viene praticato con un apparecchio complesso, venduto in farmacia, allo scopo di introdurre liquidi nell’ano.

Lo strumento è costituito da una sacca da appendere alla quale è collegato un tubicino. Esso si collega al retto, con lo scopo di ripulirlo e donare all’organismo intero una sensazione di ritrovata leggerezza. Il liquido di base consiste normalmente in acqua, alla quale possono essere aggiunte sostanze come sale o bicarbonato. Con la peretta, invece, si può introdurre una quantità di liquido compresa tra 100 ml e 200 ml, dunque molto meno. Essa è formata da un contenitore in gomma dalla forma a pera, che termina con un beccuccio, la parte da inserire nel retto.

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