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obesità infantile

L’eccesso di tessuto adiposo tale da aumentare i rischi di malattie cardiovascolari, diabete, pressione alta e ipercolesterolemia, è comunemente noto con il nome di “obesità”.

Oggi è il disordine alimentale più diffuso nei paesi sviluppati e uno dei problemi pediatrici più frequenti.

Secondo i dati dei Ministero della Salute, in Lombardia, Emilia Romagna, Calabria, Campania e Puglia il 13,6% dei bambini è obeso.

L’obesità non è uguale per tutti e anche le sue cause sono differenti: esiste l’obesità secondaria legata a malattie endocrine o a obesità geneticamente trasmessa per altre malattie ereditarie e l’obesità essenziale, la più diffusa ed eterogenea dal punto di vista metabolico, eziopatogenetico e ambientale.

Nonostante l’eterogeneità dell’obesità essenziale, i principali meccanismi eziopatogenetici sono fattori organici, psicologici e socio-ambientali.

Al fine di prevenire questo problema, è bene evitare errori nutrizionali comuni nei bambini italiani, che minano la qualità alimentare degli stessi: fare una prima colazione scarsa o non farla del tutto, non mangiare frutta e verdura, consumare eccessivamente salumi, cioccolato, patatine fritte, caramelle, bevande gassate o zuccherate, consumare cibo spazzatura ai fast-food, quindi cibi ricchi di calorie in eccesso, grassi saturi, sale e zuccheri.

Non esiste un trattamento unico per ogni bambino obeso, ognuno avrà il suo, ma certamente è importante che il bambino venga coinvolto per primo nella scelta degli alimenti, senza che questi diventino per lui un’imposizione. L’intera famiglia, inoltre, dovrebbe partecipare al trattamento, educandosi ad un’alimentazione sana, ipocalorica che contempli la limitazione del consumo di calorie, limitare l’introduzione di grassi e proteine animali, aumentando il consumo di alimenti contenenti carboidrati ad alto assorbimento, frutta, verdura, fibre e consumare meno alimenti ad alto contenuto di zuccheri.

A supporto dell’alimentazione sana deve esserci anche una congrua attività fisica.

Naturalmente è sempre il medico e il nutrizionista di ognuno a dover dare le corrette indicazioni alimentali per combattere questo disturbo. Tuttavia, è fondamentale intervenire prima della cura, quindi mediante la prevenzione sulle possibili situazioni “a rischio”.

Scritto da Arianna Spatafora
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