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Che cos’è il co-sleeping?

Il co-sleeping o sleep-sharing è l’abitudine, sempre più diffusa tra genitori sia italiani che stranieri, di far dormire i bambini, fino all’età di 4 o 5 anni, con loro nel letto matrimoniale. Secondo studi recenti il 13% delle coppie statunitensi sceglie lo sleep-sharing, perché ritiene che sia una pratica vantaggiosa sotto diversi punti di vista. Innanzitutto è comodissimo per l’allattamento nelle ore notturne, le mamme con il loro bimbo affianco non sono costrette ad alzarsi nel cuore della notte, ma possono allattare comodamente nel letto ed entrambi i genitori possono controllare meglio se il piccolo respira bene o se ha qualche problema durante il sonno.

Il co-sleeping, inoltre, rappresenta un’esperienza positiva sul versante psicologico, in quanto rafforza il legame affettivo tra figli e genitori, soprattutto se trascorrono molte ore del giorno separati. Tante sono le testimonianze di genitori che affermano di trovare molto piacevole il contatto con i figli nel letto e di vederli riposare più tranquilli con loro, piuttosto che da soli; dormendo di più e meglio i bambini, di conseguenza, crescono più sereni e in salute. William Sears, famoso pediatra americano, sostiene che i bimbi abituati a dormire con la mamma e con il papà diventano adulti più calmi, indipendenti e sicuri di loro stessi, perché sentire costantemente la vicinanza e l’affetto dei genitori è fondamentale e benefico per la crescita e per prepararsi ad affrontare la vita con gli strumenti emotivi più adeguati. Il momento del distacco e dell’emancipazione avviene in maniera naturale, ogni bambino oltre i 10 anni sente la necessità di dormire nel proprio letto e di essere più autonomo.

Se il dottor Sears è un promotore dello sleep-sharing, molti altri pediatri e associazioni, invece, dichiarano che si tratta di un’abitudine sbagliata e malsana. In particolare la Consumer Product Safety Commission e la American Academy of Pediatrics raccomandano di non praticare il co-sleeping, perché aumenta il rischio per i neonati di morire soffocati nel sonno. Se uno dei due genitori, per esempio, allunga un braccio mentre dorme, coprendo la bocca del bambino, questo potrebbe avere difficoltà a respirare e le conseguenze sarebbero fatali. Molti movimenti degli adulti potrebbero schiacciare o danneggiare i bambini e per la loro salute e sicurezza è meglio lasciarli nella culla. Vi sono studiosi che affermano che lo sleep-sharing rende i bimbi psicologicamente troppo dipendenti dai genitori e può essere difficile farli abituare a dormire soli quando sono grandicelli. Un altro motivo per cui il co-sleeping risulta essere una scelta errata è che ostacola la vita sessuale, l’intimità coniugale è sacra e non ci devono essere elementi di disturbo. Varie coppie sostengono che pianificare i momenti in cui fare l’amore rappresenta un peso e rende il rapporto un qualcosa di meccanico e programmato, mentre per altri la ricerca dell’intimità è un gioco avventuroso che stuzzica la fantasia.

Diversi genitori ritengono che dormire con i loro figlioli sia un’esperienza che provoca ansia proprio perché hanno paura di schiacciarli e di fare dei movimenti che possono danneggiarli e anche molti bimbi sembrano essere infastiditi dalla presenza di altri nel letto e preferiscono dormire soli. La scelta dello sleep-sharing può non essere vantaggiosa per tutti, sicuramente la decisione se praticarlo o meno va presa in coppia, valutando i pro e i contro e magari sperimentando un periodo di prova. Se decidete di voler mettere in pratica il co-sleeping è bene seguire alcune regole per la sicurezza del vostro piccolo: ponetelo a dormire sempre di schiena su un materasso piano e rigido per farlo respirare bene e riposare in una posizione corretta, evitate di indossare pigiami con nastrini, perché potrebbero finire nella bocca del bambino e farlo soffocare. Anche gioielli e anelli sono da bandire, per non graffiare il bimbo se lo sfiorate, tenete lontani dal letto cavi elettrici e lampade di vetro che, cadendo, potrebbero essere pericolose. Infine non scegliete testiere con sbarre verticali o orizzontali, la testa del bambino potrebbe rimanere incastrata tra di esse.

Scritto da Antonietta Zazzara
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