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Aspirinetta in gravidanza: a cosa serve e quando prenderla

Aspirinetta in gravidanza: a cosa serve e quando prenderla? Ecco i consigli riguardo a questo particolare farmaco tema di dibattito tra gli esperti.

Durante i nove mesi di gestazione, ci sono alcuni farmaci che possono essere tranquillamente assunti. Ad altri, invece, bisogna fare particolare attenzione, in quanto potrebbero recare effetti indesiderati. Aspirinetta in gravidanza: a cosa serve e quando prenderla?

Aspirinetta in gravidanza: a cosa serve

L’aspirinetta (o meglio la cardioaspirina) è ampiamente utilizzata durante la gestazione per prevenire patologie placentari, come la preeclampsia. Viene utilizzata anche per ridurre il rischio di nuovi aborti in donne che abbiano già avuto alcuni. Si tratta di una formulazione a basso dosaggio di acido acetilsalicilico, il principio attivo dell’aspirina. Gli effetti di questo farmaco sono due: anticoagulante, in quanto inibisce l’aggregazione delle piastrine, e antinfiammatorio, perché riduce i livelli di alcune molecole coinvolte proprio nell’infiammazione. Durante i nove mesi di gravidanza, viene utilizzata da alcune donne considerate a rischio, per evitare di incorrere in alcune patologie placentari (preeclampsia, ritardo di crescita fetale, distacco di placenta) e per ridurre la possibilità di nuovi aborti (poliabortività e aborti spontanei ripetuti). L’utilizzo di questo farmaco quando si è in dolce attesa è ancora un tema caldo e negli ultimi anni gli esperti si sono ripetutamente confrontati a riguardo. La conclusione è che a fronte di situazioni in cui il farmaco è sicuramente indicato, ve ne sono delle altre in cui è fortemente sconsigliato. In generale, il consiglio migliore e più saggio è quello di affidarsi al proprio medico ed evitare di prendere iniziative personali.

Quando effettivamente serve

Nonostante i bassi dosaggi di acido acetilsalicilico contenuti nell’aspirinetta, l’utilizzo di questo medicinale in gravidanza è di solito sconsigliato, in quanto può aumentare il rischio di malformazioni fetali e aborti indesiderati. Nonostante ciò, risulta utile per quelle donne che sono a rischio di una grave preeclampsia, ma per essere efficace deve essere assunta tra la dodicesima e la sedicesima settimana. Proprio in questa prima fase della gravidanza si forma la placenta e il rischio di preeclampsia è più alto.

Di cosa si tratta? È una patologia caratterizzata da un innalzamento eccessivo della pressione sanguigna, spesso accompagnato da un’elevata presenza di proteine nelle urine. La difficoltà principale nel decidere di prescrivere questo farmaco a una donna incinta sta proprio nel riuscire a riconoscere la preeclampsia. Le cause di questa complicazione della gravidanza non sono state ancora del tutto identificate. Si conoscono, però, i fattori di rischio:

  • presenza di preeclampsia durante una gravidanza precedente o nella proprio storia famigliare;
  • ipertensione;
  • obesità;
  • presenza di malattie renali;
  • diabete;
  • sindrome da anticorpi antifosfolipidi.

Anche l’età della mamma può infiluire, in quanto nelle donne oltre i 40 anni il rischio è maggiore. L’aspirinetta non serve solo a prevenire la preeclampsia, ma anche altre patologie placentari: ritardo di crescita fetale, morte in utero, distacco di placenta.

Scritto da Francesca Belcastro
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