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Cos’è il parto in autoipnosi e come funziona?

L'autoipnosi è una tecnica scientificamente provata per ridurre il dolore del parto e accorciare i tempi del travaglio. Scopri cos'è su Mamme Magazine

Applicare la tecnica dell’autoipnosi durante il parto aiuta a gestire l’ansia e a ridurre il dolore già quando si entra in travaglio. Il dottor Giancarlo Russo è un esperto fisioterapista e un grande sostenitore di questa novità. Secondo il suo parere, le donne che riescono ad autoipnotizzarsi prima di entrare in sala parto consumano meno farmaci analgesici, e possono fare a meno dell’epidurale.

Partorire come in sogno

Stiamo parlando di quella forma di ipnosi che la donna può imparare a praticare su se stessa. Nella pratica, consiste nel rilassare le fibre muscolari e disinnescare l’ansia. Quando questo riesce, l’ansia viene disinnescata, e la parete addominale e il pavimento pelvico sono più morbidi. Così la partoriente ha una percezione del dolore molto più bassa, e sia la fase del travaglio sia quella del parto diventano più brevi e meno sofferte anche per il feto.

La situazione di partenza, ovviamente, è tutt’altro che rilassante. Entrando in gravidanza, la donna è esposta ad una tempesta ormonale che influenza il suo umore e il suo aspetto fisico. Vede il proprio corpo cambiare, si sente limitata nei movimenti, e nascono in lei nuove esigenze.

A questo si somma la paura più diffusa e più grande tra le future mamme: il dolore del parto. Al dolore ci sono due soluzioni: quella farmacologica e quella psicologica. Non molti infatti sanno che l’autoipnosi è una tecnica scientificamente provata, e praticata in Italia dal lontano 1956. Fu il professor Giampiero Mosconi ad adottarla a pieno titolo nell’insieme delle procedure mediche.

Come funziona?

Per convincersi del fondamento scientifico dell’autoipnosi, basta capire come funziona. Gli studi più recenti hanno dimostrato che la donna, autoipnotizzandosi, agisce sull’attività neurale. Insomma, prende indirettamente il controllo delle informazioni che passano, attraverso i neuroni, tra la corteccia somatosensoriale e il sistema limbico. Di queste informazioni inibiscono in particolare la componente emozionale. Per cui la sensazione che ne risulta è molto più lontana da quella che percepirebbero come dolore vero e proprio.

L’autoipnosi coinvolge una dimensione complessa del corpo umano, quella neurologica. Ma non per questo è difficile da imparare: “non è che un naturale stato della mente che la donna, opportunamente addestrata, è in grado di richiamarsi ogni volta che le è necessario”, spiega Russo. E ha vantaggi molto concreti: la donna è più indipendente dal medico perché sa come gestirsi già durante la gravidanza. Questo la fa sentire più sicura, perché la tecnica può essere usata anche per combattere la depressione postparto e per rendere più sereno l’allattamento.

Per praticare l’autoipnosi basta iscriversi ad uno dei corsi di formazione disponibili oggi in Italia. Ad esempio, i corsi erogati da IPNOST possono essere iniziati in qualsiasi fase della gravidanza e si articolano in sedute (dalle 3 alle 5) di 30 minuti ciascuna. La futura mamma impara a non contrastare, e anzi assecondare i movimenti naturali del suo corpo durante il parto, e a mantenere i propri livelli di energia tra una contrazione e l’altra. Tra l’altro, lungo il percorso anche il partner ha un ruolo attivo, perché può imparare a sostenere la compagna e a starle vicino.

Tutte le donne possono imparare l’autoipnosi, perché il processo fa leva su meccanismi cerebrali comuni a tutte. Inoltre il trattamento non ha effetti collaterali o indesiderati.

Scritto da Alice Sacchi
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