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Galateo per bambini a tavola: le regole

Insegnare ai bambini come comportarsi a tavola è necessario: una buona educazione eviterà spiacevoli inconvenienti.

Quante volte ci trova al ristorante, magari con l’intenzione di passare una serata tranquilla e rilassante e puntualmente ci si trova a dover fare i conti con bambini che corrono di qua e di là per la sala, altri che gridano o piangono e altri ancora che giocano con il cibo o fanno brutti rumori mentre mangiano? Sarà sicuramente successo a tutti prima o poi ed è altrettanto sicuro che, dall’altra parte, chi di dovere, non sia stato in grado di educare i propri figli nel modo corretto. Ma quali sono le regole da dover insegnare ai propri bambini mentre si è a tavola?

Galateo per bambini a tavola: cosa fare

A differenza di quanto si creda non esiste una sola linea di pensiero e quindi un regolamento ben preciso su cosa un bambino debba o non debba fare a tavola. Soprattutto negli ultimi anni è salita in auge una nuova scuola di pensiero che in un certo senso stravolge completamente tutto ciò che si è abituati a credere giusto. Vediamo insieme di cosa sto parlando:

Galateo classico

Sin dalla tenera età i genitori dovrebbero fare in modo che i propri figli imparino pian piano tutte le regole del bon ton a tavola in modo da non risultare maleducati e di difficile gestione sia in casa (propria o di amici) che al ristorante. È consigliato infatti partire dalle cose più facili come può essere il non mangiare a bocca aperta o il non parlare mentre si ha la bocca piena; fino ad arrivare ai gesti un po’ più complessi come la giusta impugnatura delle posate, apparecchiare o sparecchiare e via dicendo.

Si tenga comunque a mente che un bambino è pur sempre un bambino, perciò sarebbe meglio evitare cene o pranzi di lunga durata nelle quali il piccolo si senta costretto a tavola, senza la possibilità di alzarsi o di giocare a qualcosa, al fine di non risultare maleducato. Il buon senso aiuta molto anche in questi casi dove, se proprio non è possibile diminuire la durata dell’evento, il genitore può staccarsi un attimo dalla tavola e portare il bambino a fare una passeggiata o qualcosa che comunque lo distragga. Le buone abitudini, se apprese sin da subito, porteranno il bambino ad essere educato e di piacevole compagnia anche in età adulta.

Galateo novello

Questa seconda scuola di pensiero, a dir la verità, non ha grandissime differenze con la prima ma si discosta da essa soprattutto per quanto riguarda la familiarizzazione con il cibo. Sta nascendo infatti, tra i neo genitori, la capacità di portare i proprio figli al conoscimento dei cibi grazie al contatto diretto.

Mi spiego meglio: vengono disattese alcune regole fondamentali del galateo classico, come “a tavola non si parla” oppure “in cucina non si entra“. È infatti insito nell’essere umano il discutere di ciò che si sta facendo e la curiosità sul come un certo alimento sia stato preparato. E allora libero sfogo alla parola a tavola: per condividere la giornata con la famiglia, per fare domande su cosa ci sia nel piatto… e via libera anche alla preparazione del cibo insieme ai genitori. Un bambino che conosce ciò che sta mangiando è sicuramente più portato al saper scegliere cibi sani e che nutrano in modo migliore.

È normale che l’educazione debba comunque venire prima di tutto perciò se nella prima “categoria” abbiamo un insegnamento ferreo e ben delineato che porta ad avere bambini educati (forse anche un po’ troppo), nella seconda c’è il rischio che il bambino non riesca a separare l’apprendimento dallo svolgimento, finendo per mangiare con le mani anche fuori casa e risultando perciò maleducato agli occhi degli altri. Qual è il punto in comune tra le due categorie? La medaglia a due facce. Da un lato dare un po’ più di libertà ai figli, sempre mantenendoli all’interno della sfera “educazione”. Dall’altra il saper insegnare quando è tempo di apprendere e quando di svolgere educatamente ciò che si è appreso.

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