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I bambini plusdotati vanno inclusi nella classe

I bambini plusdotati non hanno per forza tutti 10 in pagella. Scopri come riconoscerli e inserirli a scuola su Mamme Magazine!

Matilde, la protagonista del libro per ragazzi di Roald Dhal, è una dei bambini plusdotati che capita di incontrare anche nella vita reale.

La vita le ha dato un’intelligenza fuori dal comune, ma anche una famiglia che passa le giornate a stordirsi davanti al televisore. La bambina cerca di contenere il suo superpotere mentale, imparando a memoria l’elenco del telefono e leggendo tutti i libri su cui può mettere le mani. Ma ogni tanto perde il controllo, e finisce per spostare gli oggetti con la forza del pensiero. Sarà la maestra delle elementari a insegnarle come controllare questo dono ed esprimerlo in modo costruttivo.

Come riconoscerli

Il dottor Joseph Renzulli è uno psicologo italo-americano tra i più influenti al mondo, vincitore di un McGraw Prize, l’equivalente di un premio nobel per l’insegnamento. Proprio lui ci mette in guardia: i bambini plusdotati non sono così facili da riconoscere. Non hanno per forza una pagella eccellente o un quoziente intellettivo altissimo.

Si tratta piuttosto di bambini che riescono a pensare e fare cose che sarebbero difficili anche per un adulto. Le loro super capacità sono evidenti soprattutto nella logica, nella matematica e nelle lingue. Ma sono altrettanto frequenti i casi di piccoli geni dell’arte, del pensiero critico o della poesia.

Per questo Renzulli ha pensato un piano per le scuole dedicato a quei bambini che, indipendentemente dai voti e dal quoziente intellettivo, mostrano di avere un talento straordinario in una o più discipline, anche di quelle che non si insegnano tra i banchi.

Il piano dà innanzitutto ai genitori e agli insegnanti un metodo per capire se un bambino è plusdotato. L’insegnante comincia a spiegare un argomento che non è in programma, e nel corso delle lezioni invita degli ospiti (professionisti di un certo settore, giornalisti, studiosi, tecnici) per creare un dibattito nella classe. Poi organizza un lavoro di gruppo sull’argomento. Il bambino plusdotato che ha interesse per quell’argomento dovrebbe farsi riconoscere innanzitutto perché partecipa alla discussione e al laboratorio con grande entusiasmo. Oltre a questo, sa memorizzare e usare le informazioni ricevute più facilmente, e contribuisce con idee originali e intelligenti.

Come includerli nella classe

Il piano del dottor Renzulli è stato adottato nell’Istituto Marymount di Roma, una scuola che per tradizione ospita alunni dai 3 agli 8 anni particolarmente promettenti. Il preside Michael Cascianelli ha spiegato questa scelta sostenendo che è fondamentale coltivare il talento del bambino plusdotato all’interno della classe.

Il talento infatti cresce e si rafforza nel confronto con gli altri, ma soprattutto ha bisogno di un obiettivo per esprimersi: i compagni di scuola di oggi sono la società del domani.

L’insegnante che si accorge di avere di fronte un alunno plusdotato, deve prima di tutto confrontarsi coi genitori del bambino e con gli altri insegnanti che fanno lezione in quella classe. In questo modo può capire qual è il livello delle capacità del bambino, e quali sono le materie che preferisce. Lo step successivo è chiedere ad uno specialista di intervenire, sottoponendo gli insegnanti a un test GRS (Gifted Rating Scales). Se il risultato è positivo, si passa all’ultima verifica: il WISC V, uno strumento di diagnosi con cui uno psicologo può valutare le abilità del bambino.

Attenzione: tutto il procedimento viene applicato non per discriminare il bambino plusdotato, ma per riconoscere l’area del suo talento. Serve come base per costruire una strategia che aiuti il bambino a svilupparlo, rimanendo nella classe. La strategia funziona se incoraggia l’alunno a condividere coi compagni i suoi progressi: lui imparerà ad essere responsabile del suo talento e a farne buon uso, gli altri avranno di fronte un esempio positivo e alla loro portata. In generale, il bambino che si sente accolto in un ambiente (anche) a sua misura continuerà sul suo cammino con ottimi risultati.

Anche il sostegno della famiglia e degli insegnanti è importante. Bisogna valorizzare la diversità dell’alunno senza dimenticare che tutti i bambini, geniali o meno, sono diversi.

Scritto da Alice Sacchi
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