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Aggressività nei bambini adottati: come gestirla?

In un figlio adottivo è possibile riscontrare, già in tenera età, difficoltà comportamentali, causate da trascuratezze, indisponibilità di affetto da parte dei genitori biologici nei confronti del neonato o violenze subite.

Ogni cambiamento comporta sempre un certo stress: un bambino in balìa degli eventi può essere coinvolto in emozioni differenti: dalla paura alla rabbia, sentendosi frustrato, insofferente, spaventato o confuso. Appena arrivato a casa, il bambino potrebbe mostrare sintomi di disturbi comportamentali, come avere un sonno agitato, dire sempre di no, essere sempre contrariato, fare pipì a letto, divincolarsi dagli abbracci o rifiutare il cibo. Alcuni bambini si abituano in fretta alle regole della nuova famiglia, ai volti nuovi, alle nuove abitudini, altri invece potrebbero avere bisogno di più tempo per adeguarsi agli orari, gli spazi, gli abiti, i linguaggi ed i cibi della nuova famiglia. Questo potrebbe portare a un’aggressività nei bambini adottati, che è importante saper gestire.

Aggressività nei bambini adottati

In un figlio adottivo è possibile riscontrare, già in tenera età, difficoltà comportamentali, causate da trascuratezze, indisponibilità di affetto da parte dei genitori biologici nei confronti del neonato o violenze subite. Non è infrequente trovare, in bambini con un passato tormentato alle spalle, elementi comportamentali di isolamento, rifiuto rabbioso, scarsa autostima, aggressività ed ostilità ma soprattutto rabbia.

Disturbi comportamentali possono manifestarsi all’asilo nido, alla materna, ma anche in età prescolare con depressioni e pianti. Il contatto con le nuove figure genitoriali adottive, la frequenza scolastica, la conoscenza dei nuovi amici ed un ambiente protettivo, sono esperienze necessarie per favorire una crescita armoniosa di un bambino con un passato difficile.

Come gestire l’aggressività al meglio

L’osservazione di tali atteggiamenti da parte dei genitori e degli insegnanti si rivela importante, allo scopo di riconoscere tali disturbi che possono terminare, grazie all’intervento ed al sostegno esperto di un pedagogista. Una educazione incoerente, maltrattamenti, gravi carenze pedagogiche, eccessiva severità, punizioni autoritarie o una eccessiva indulgenza, possono predisporre l’insorgenza di questi disturbi comportamentali, i quali possono aggravarsi con il passare del tempo.

Per prima cosa bisogna conversare con lui e provare a fargli capire che quello che fa è sbagliato. Il suo dolore infatti non deve essere dolore per gli altri bensì fonte di nuovo inizio e gioia. Comprendendo questo il bambino imparerà come egli stesso ha un’altra possibilità e una nuova prospettiva di vita.

Aiutare i bambini ad esprimersi attraverso i giochi, le rappresentazioni, i disegni, la scrittura, è una strategia fondamentale per liberare le emozioni, sfogarle e imparare a gestirle.

È bene aumentare l’autostima del piccolo, sottolineandone i risultati positivi, le piccole vittorie, rassicurandolo sulle proprie qualità e facendolo sentire apprezzato. Tra le emozioni esperite da un bambino adottato possono rientrare tristezza, rabbia, ansia da separazione, che sono frequenti e prevedibili nelle prime fasi dell’inserimento nella nuova famiglia.

Paure improvvise, ingiustificate, possono caratterizzare alcuni bambini, alla luce delle loro esperienze passate. È necessario prestare loro molta attenzione, fornire sempre sostegno e disponibilità. Le difficoltà che il figlio adottivo ha vissuto nel suo passato emergono attraverso i comportamenti più che attraverso le sue parole. Creare un clima accogliente è fondamentale per far sì che possa fidarsi di voi.

Scritto da Redazione
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