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Spiegare la Festa del papà ai bambini: le origini

Come spiegare la Festa del papà ai bambini: le origini, la storia e le tradizioni raccontate ai più piccoli.

In Italia il 19 marzo si festeggia la Festa del papà, una delle figure più importanti nella vita di un bambino. Essere genitore può essere bello quanto essere figli, e lo ancor di più quando i più piccoli si presentano con dei piccoli cadeaux fatti con le loro manine. Perché si festeggia proprio quel giorno? Ecco come spiegare la Festa del papà ai bambini: le origini.

Come spiegare la Festa del papà ai bambini

Il 19 marzo ricorre la Festa del papà, una festa molto importante in una società in cui questa figura genitoriale viene rivalutata sempre di più all’interno del contesto familiare. Non tutti però festeggiano lo stesso giorno. Infatti, in America e nelle nazioni culturalmente legate a essa, il papà viene festeggiato ogni terza domenica di giugno. In Russia invece la figura paterna è legata a quella patriottica di “padre-protettore della nazione” e infatti la sua è il 23 febbraio.

Come spiegare la Festa del papà ai bambini? Essa ricorre il 19 Marzo in concomitanza con la Festa di San Giuseppe. Nella tradizione popolare, oltre a proteggere i poveri, gli orfani e le ragazze nubili, è anche il protettore dei falegnami, che da sempre sono i principali promotori della sua festa.

Sembra che l’usanza arrivi dagli Stati Uniti e fu celebrata la prima volta intorno ai primi anni del 1900. Una giovane donna decise di dedicare un giorno speciale a suo padre. Agli inizi la Festa del Papà ricorreva nel mese di giugno, in corrispondenza del compleanno del Signor Smart alla quale fu dedicata. Solamente quando giunse anche in Italia si decise che sarebbe stato più adatto festeggiarla il giorno della Festa di San Giuseppe. In principio nacque come festa nazionale, ma in seguito è stata abrogata anche se continua a essere un’occasione per le famiglie.

Festa del papà: le tradizioni culinarie

Le zeppole di San Giuseppe, come molti dolci della tradizione napoletana, si costruiscono su un fine contrasto di sapori. Un guscio di pasta bignè fritta, e dal gusto neutro, custodisce una crema pasticcera densa, dolcissima e profumata, sulla cui sommità poggia un’amarena o una ciliegia sotto spirito che conferisce una nota aspra.

È la storia a attribuire la paternità delle Zeppole di San Giuseppe a Napoli. La prima ricetta ufficiale si trova, infatti, nel Trattato di Cucina Teorico-Pratico del celebre gastronomo Ippolito Cavalcanti, che nel 1837 la mise nero su bianco in lingua napoletana. La ricetta della zeppola classica suggerita da Cavalcanti prevede l’utilizzo di pochi ingredienti: farina, acqua, un po’ di liquore d’anice, marsala o vino bianco, sale, zucchero e olio per friggere.

Come per molti dolci, anche la nascita delle zeppole è avvolta dalla leggenda e si ricollega a tradizioni antiche e diverse tra loro, da ricercarsi addirittura nel 500 a.C. Le leggende che si tramandano sarebbero due. La prima leggenda, di matrice cristiana, farebbe risalire la nascita delle zeppole alla fuga in Egitto della sacra famiglia. Si dice che San Giuseppe, per mantenere Maria e Gesù, dovette affiancare al mestiere di falegname quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle. Una seconda leggenda condurrebbe a Roma, invece, durante le celebrazioni delle Liberalia, feste in onore delle divinità dispensatrici del vino e del grano. Durante queste feste si bevevano fiumi di vino e ambrosia accompagnati da profumatissime frittelle di frumento, cotte nello strutto bollente.

Scritto da Francesca Belcastro
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