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Regione Lazio obbliga la certificazione di aborto

 

Le notizie degli ultimi tempi riportano di manovre del Governo per sopprimere la legge 194 che da il diritto alla donna di scegliere se portare avanti o meno una gravidanza, storie di donne recatesi in opedale per richiedere la Interruzione Volontaria di Gravidanza che non hanno trovato nessuno ad aiutarle o consigliarle, ospedali in cui tutti i medici sono obbiettori di coscienza per tanto rifiutano di prendere parte alla pratica dell’aborto e impediscono alla struttura di fornire tale servizio.

La legge 194/ 98 stabilisce che la donna che voglia interrompre la gravidanza ha facoltà di farlo, ha diritto a ricevere cure mediche e il rispetto per la sua decisione. Prima di procedere con la pratica di Ivg, deve sottoporsi ad un colloquio con personale medico per vagliare rischi e scelte alternative; dopo aver compilato la certificazione di aborto, documento in cui dichiara la sua volontà, la donna è invitata a osservare un periodi di 7 giorni in cui riflettere sulla scelta.

Per evitare casi di abbandono terapeutico, per garantire alla donna un diritto sancito dalla legge, benchè tanto contestato, il Goverantore della Regione Lazio ha stabilito che i medici, pur obbiettori di coscienza, accolgano la donna che esprime la volontà di interrompere la gravidanza, la ascoltino, le facciano firmare la certificazione di aborto che, come stabilito dalla legge, le consiglino il periodo di riflessione. Rimane a discrezione del medico la dcisione di prendere parte o meno alla pratica abortiva.

Scritto da Karen Carboni
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