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Panico notturno nei bambini: i sintomi e cosa fare

Il panico notturno è un disturbo che insorge nei bambini tra i 3 e i 10 anni d'età: i sintomi, le cause e cosa fare.

Il panico notturno, conosciuto anche come terrore notturno o Pavor Nocturnus, è un disturbo che si presenta nei bambini attraverso parziali risvegli durante la notte in cui il piccolo è in preda al panico. Come si manifesta il panico notturno nei bambini, quali sono i sintomi e cosa bisogna fare durante queste crisi? Scopriamolo insieme.

Panico notturno nei bambini: i sintomi

Il panico notturno è un disturbo tipico dell’età pediatrica e si caratterizza per un parziale risveglio dal sonno profondo, accompagnato, il più delle volte, da grida, agitazione intensa, pallore, sudorazione, tachicardia, respiro accelerato, aumento della pressione arteriosa e aumento del tono muscolare. Durante queste crisi, il piccolo appare inconsolabile e poco responsivo agli stimoli ambientali. Se svegliato, inoltre, potrebbe essere confuso e disorientato e non riconoscere le persone vicine. Spesso, le manifestazioni del panico notturno nei bambini si sovrappongono a quelle del sonnambulismo. Da quest’ultimo, il Pavor Nocturnus si differenzia per l’attivazione del sistema nervoso autonomo (palpitazioni, sudorazioni, tremore, rossore) e l’espressione di terrore. Una caratteristica fondamentale di questo disturbo è la totale amnesia al mattino seguente. Infatti, il bambino o comunque chi ne soffre, una volta sveglio tende a non ricordare nulla di quello che è successo durante la notte.

Le cause del panico notturno

L’età d’esordio di questo disturbo oscilla tra i 3 e i 10 anni, a prescindere dal sesso del soggetto. La prevalenza è maggiore tra i 3 e i 10 anni (10-14%), mentre diminuisce con l’avanzare dell’età (2% a 11 anni, 3% a 12 e 1% a 13). Quali sono le cause del panico notturno nei bambini? Innanzitutto, si riconoscono alcuni fattori precipitanti, come asma notturna, reflusso gastroesofageo, apnee e deprivazione del sonno. In aggiunta, c’è da considerare la componente genetica: infatti, c’è un rischio 10 volte più alto di sviluppare terrori notturni se almeno uno dei parenti stretti ha sperimento questo o altre parassonie (per esempio il sonnambulismo) nella vita.

Come avviene la diagnosi

L’esame strumentale, cioè la polisonnografia, è indicato nel caso in cui si renda necessaria una diagnosi differenziale con episodi di natura epilettica in sonno oppure si sospetti la presenza di disturbi respiratori durante il sonno. Per il resto, invece, la diagnosi sulla base della propria storia clinica può essere sufficiente.

I terrori notturni, inoltre, devono essere distinti anche da episodi di attacchi di panico notturni che consistono in un risveglio associato a tachicardia, sudorazione e sensazione di soffocamento. Generalmente, i pazienti che soffrono di attacchi di panico notturni al mattino ricordano lo spiacevole episodio.

Cosa fare in caso di panico notturno

Generalmente, gli episodi di panico notturno tendono a diminuire nel tempo, senza che vi siano interventi mirati. Se i terrori notturni hanno una frequenza inferiore a uno a settimana e non mettono a rischio il piccolo, i genitori possono adottare degli accorgimenti, come:

  • bloccare porte e/o scale, rimuovere oggetti che possono essere d’intralcio;
  • curare la regolarità del sonno, evitando di far assumere al bambino caffeina e/o coca cola prima di andare a dormire;
  • evitare di svegliare il piccolo durante l’episodio;
  • adottare tecniche di rilassamento al fine di far addormentare il bimbo;
  • evitare il giorno dopo di riferire al soggetto quanto successo la notte precedente.

Qualora gli episodi di panico notturno diventino più frequenti, risulta fondamentale rivolgersi a uno specialista.

Scritto da Francesca Belcastro
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