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Che cosa è il cosleeping?

Il cosleeping può essere una soluzione valida per far dormire i bambini: vediamo come funziona.

Il cosleeping è la pratica di far dormire un bambino o un neonato insieme a uno o entrambi i genitori, ad esempio ospitandolo nel lettone. Il cosleeping permette alle mamme di essere sempre a contatto con i bambini ed intervenire prontamente ad ogni loro bisogno. Inoltre questa pratica rassicura i piccoli, che sentono sempre, anche inconsciamente durante il sonno, la vicinanza dei genitori e hanno un sonno più tranquillo e sereno.

Cosleeping: cosa è?

Il cosleeping può essere una soluzione valida per far dormire i bambini che fanno sempre fatica ad addormentarsi, perché così si sentono più sicuri. Anche per i genitori la pratica del cosleeping ha innegabili vantaggi. Dormendo nello stesso letto, o comunque nella stessa stanza, si è subito pronti ad intervenire per ogni necessità del piccolo o ad ogni suo minimo richiamo. Il cosleeping può essere anche molto comodo per l’allattamento notturno, perché non costringe la madre ad alzatacce forzate nel cuore della notte. Studi recenti mettono in evidenza i vantaggi del cosleeping soprattutto per i bambini e sottolineano che la pratica non ostacola il suo sviluppo o la sua indipendenza.

Fino a che età praticare il cosleeping

Raramente i bambini sotto i 2 anni riescono a dormire una notte intera senza svegliasi almeno una volta, anche quando si sono interrotte le poppate notturne. La pratica del cosleeping in questa età può quindi essere molto vantaggiosa per i genitori, che hanno così il piccolo a portata di mano e non devono spostarsi per rimetterlo a letto o tranquillizzarlo. Dai 5 ai 10 anni i bambini imparano a dormire tranquillamente da soli.

Il momento del distacco dai genitori può essere difficile per alcuni bambini, soprattutto se sono stati abituati fin da piccoli a dormire ogni notte nel lettone. In alcuni casi è possibile ascoltare le richieste del bambino, facendolo dormire nel lettone nei momenti di difficoltà, quando è malato, ha avuto un incubo o è agitato per qualche motivo. L’importante è valutare ogni situazione serenamente e non cedere ai piccoli ricatti affettivi che i bambini sanno porre in atto. Più un bambino è abituato a dormire nel lettone con mamma e papà e più sarà difficile convincerlo a trasferirsi nella sua cameretta. L’esperienza sarà meno traumatica in presenza di un fratello maggiore che già dorme in cameretta, oppure se un genitore si ferma con la bambino finché questo non si è addormentato.

Cosleeping: vantaggi per bambino e genitori

Il cosleeping si rivela estremamente piacevole per il bambino, che dorme più sereno e rassicurato dalla presenza di uno di entrambi i genitori e permette anche a questi ultimi di dormire più serenamente. L’avere il piccolo sempre a portata di mano permette anche alla mamma di rilassarsi e di non affrontare estenuanti levatacce più volte ogni notte. E’ importante sottolineare che la pratica del cosleeping non rende i bambini più insicuri o dipendenti dai genitori in tutti gli altri ambiti della sua vita, né rallenta la crescita a livello psicologico o neurologico.

Molti genitori possono sentirsi intimoriti dal fatto che il figlio cresce e rimane abituato a dormire nel lettone senza sentire la necessità di una maggiore indipendenza. La pratica del cosleeping si interrompe comunque naturalmente, prima o poi, spesso su richiesta diretta del bambino, che ad un certo punto si sente pronto per affrontare la nanna solitaria nella sua cameretta.

In genere quando l’abbandono del cosleeping è volontario e affrontato in modo sereno questo risulta irreversibile, e non vi saranno ulteriori richieste di dormire nel lettone. In casi particolari però, ad esempio durante una malattia, dopo un brutto sogno o in momenti particolarmente agitati, ad esempio poco prima dell’inizio della scuola, nulla vieta di ripristinare questa abitudine per un numero limitato di notti.

Scritto da Redazione Online
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