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Come spiegare la Seconda Guerra Mondiale ai bambini

Può capitare che i bambini vedano immagini in tv oppure ascoltino, a scuola o altrove, qualcuno che parla della Seconda Guerra Mondiale. Possiamo chiederci allora quale sia il modo migliore per affrontare questo argomento così ostico con i più piccini. Anzitutto, la prima cosa di cui bisogna sempre ricordarsi è che è facile spiegare di più, a volte troppo ai bambini. Magari loro hanno un interrogativo semplice e chiaro e noi complichiamo inutilmente e approfondiamo troppo qualcosa che loro vorrebbero semplicemente capire in modo chiaro. Occorre quindi ascoltare ciò che chiedono e rispondere soltanto a questo. Poi occorre essere delicati ma reali: di fronte a un argomento come quello della guerra, ricordiamoci che un bambino non ha idea di tutte le dinamiche che la scaturiscono e la propagano. Dunque lasciamoci condurre da loro: se una domanda potrebbe portare con sé un approfondimento non richiesto, lasciamo che siano le sue curiosità a guidare la chiacchierata, senza soffocarlo con troppe nozioni. La cosa più importante però è questa: soltanto tu conosci tuo figlio e dunque sai ciò che lo rende triste, ciò che lo impaurisce e lo spaventa perciò sai di cosa parlare con attenzione.

La psicoterapista Naomi Stadlen ha questa opinione in proposito: “La migliore linea guida è quella di evitare le spiegazioni delle cose grandi ai bambini piccoli, ma di rispondere a ciò che chiedono. Poi il modo di raccontare e di rispondere di un adulto è meglio sia strutturato a seconda del vocabolario del bambino e della sua capacità di comprendere, in modo da rimanere sempre vicino al modo di essere del bambino. Se per esempio il bambino ha ascoltato alcune persone parlare di guerra ripetutamente, allora chiederà che cosa sia la guerra. L’adulto può dare una breve definizione per rispondere a una domanda chiara e concisa. Se il piccolo avrà poi altri dubbi o curiosità sarà lui stesso a chiedere. Alcuni bambini evitano istintivamente l’approfondimento di informazioni, e ciò deve essere rispettato. Altri invece amano chiedere sempre di più.”

Scritto da Francesca Nidola
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