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Bambini dipendenti dai videogiochi: come comportarsi

Le nuove generazioni conoscono molto bene il mondo digitale: cosa fare quando i bambini sono dipendenti dai videogiochi.

Sono molti i genitori che si preoccupano per l’abitudine dei propri figli di trascorrere ore e ore giocando davanti a uno schermo. Bambini dipendenti dai videogiochi, come devono comportarsi i genitori? Ecco alcuni consigli utili.

Bambini dipendenti dai videogiochi

L’Accademia Americana dei Pediatri ha affermato che telefonini, tablet, e quant’altro non danneggiano la crescita della persona se usati con moderazione e con accortezza. I risultati di vari studi sostengono che l’età prescolare sia un periodo basilare per educare sia i bambini sia i loro genitori a limitare il tempo dedicato alla tecnologia e a incoraggiare l’attività fisica all’aria aperta. Soltanto in caso di abuso eccessivo – quando il gioco diventa compensatorio e distoglie dalla realtà – esso può determinare una condotta aggressiva.

Dietro alle dipendenze c’è sempre un importante problema emotivo di fondo. L’abuso irrefrenabile dei videogiochi è la punta dell’iceberg di una difficoltà più profonda. Bisogna indagare cosa si cela dietro a tali comportamenti, quali sono i disagi che i figli cercano di supplire, giocando e ricercando sensazioni per scaricare tensioni ed evasione dalla realtà.

Ci sono vari segnali che ci possono mettono in guardia per capire se il bambino vive una dipendenza da tablet, smartphone o videogiochi.
Occorre fare attenzione all’affiorare di avvisaglie che possono indicare una dipendenza, scaturita da quei cambiamenti che mutano il loro umore e il loro modo di fare.

I ragazzi potrebbero isolarsi dal mondo reale, attraverso la creazione di ambienti mentali virtuali, diventare insensibili, ansiosi e irascibili, soffrire d’insonnia, sentirsi sempre stanchi, andare in collera quando i genitori bloccano il gioco, trascurare lo studio, evitare sport e relazioni amicali, lamentare mal di testa, mal di schiena e disturbi alla vista.

Dipendenza dai videogiochi: i campanelli d’allarme

Quando è in atto una dipendenza dai videogiochi, il bambino:

  • trascorre tantissime ore davanti agli schermi;
  • si addormenta a scuola o mentre svolge altre attività;
  • trascura le altre attività;
  • preferisce trascorrere il tempo giocando;
  • mostra una peggioramento del rendimento scolastico;
  • gioca di nascosto;
  • tende a essere apatico o irascibile quando non può giocare;
  • si arrabbia quando lo si interrompe mentre gioca;
  • cerca di procurarsi videogiochi sempre nuovi;
  • presenta alterazioni o anomalie nelle abitudini;
  • presenta mal di testa, mal di schiena, dolori al collo, arrossamenti agli occhi, disturbi della vista.

Come agire per disintossicare un bambino dai videogiochi

I genitori solitamente si preoccupano nel vedere i figli che trascorrono tantissime ore davanti ai giochi elettronici. Non sanno come comportarsi e sono spaventati dal loro comportamento e a volte, anche dalle reazioni esagerate che hanno davanti ai tentativi di interrompere il gioco. Hanno timore possano sviluppare una dipendenza, che possano essere condizionati dalle immagini di violenza della maggior parte dei giochi che appassionano i ragazzi.

Risulta necessario fare attenzione all’emergere di campanelli d’allarme che possono indicare una dipendenza, determinati non solo dalla quantità di ore trascorse davanti al videogioco. La vera sfida per un genitore non sta nel vietare assolutamente i videogiochi, ma nell’aiutare il figlio a bilanciare le proprie attività di svago e a essere consapevole del valore del tempo che ha a disposizione. Molti genitori tendono a mantenere le distanze e a criticare questo tipo di strumenti, senza sapere che i videogiochi hanno anche effetti positivi per l’apprendimento, lo sviluppo di abilità cognitive, di ragionamento, la presa di decisioni e la gestione degli obiettivi.

Bisogna cercare di cogliere il loro punto di vista e avvicinarsi a questo mondo che rappresenta comunque una parte della loro vita. Il genitore deve dialogare con il figlio e condividere con lui i suoi interessi, a volte standogli vicino, proponendo di giocare insieme o parlare semplicemente del gioco che sta portando avanti, creando un momento di dialogo.

Scritto da Francesca Belcastro
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