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Poesie per la festa della donna: idee per i bambini

Lasciate che i vostri piccoli imparino queste poesie perfette per questa giornata così importante!

Fate imparare ai bambini queste poesie per la festa della donna. In occasione di questa giornata così importante, è possibile dedicarsi a diversi lavoretti, disegni da colorare e molto altro ancora.

Anche le poesie svolgono un ruolo essenziale. Potete stamparle o farle trascrivere al vostro bambino. Ecco alcuni esempi:

Poesie per la festa della donna: idee per i bambini

8 marzo, Jolanda Restano

Donne, donne, donne
mamme, figlie o nonne
mogli, zie o cugine:
tutte assai carine!
Sorelle, amiche, cognate
superimpegnate,
attive e divertenti
belle e avvenenti!
Maestre, madri o spose
frizzanti e spiritose
affabili e gioiose:
vi offro le mimose!
Con pantaloni o gonne
donne, donne, donne!

Donne

Donne
colorate come l’arcobaleno
più splendenti della luna,
profumate come le rose,
leggiadre come le margherite e le violette.
dolci farfalle,
timide mimose
appena fiorite:
il vostro profumo
è la primavera

Alda Merini

Sorridi donna
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma,
un battito d’ali,
un raggio di sole per tutti.

Giacomo Leopardi

Cara beltà che amore
lunge m’inspiri o nascondendo il viso,
fuor se nel sonno il core:,
ombra diva mi scuoti,
o ne’ campi ove splenda
più vago il giorno e di natura il riso;
forse tu l’innocente
secol beasti che dall’oro ha nome,
or leve intra la gente
anima voli? o te la sorte avara
ch’a noi, t’asconde, agli avvenir prepara?

Viva mirarti ormai
nulla spene’ m’avanza;
s’allor non fosse, allor che ignudo e solo
per novo calle a peregrina stanza
verrà lo spirto mio. Già sul novello
aprir di mia giornata incerta e bruna,
te viatrice in questo arido suolo
io mi pensai. Ma non è cosa in terra
che ti somigli; e s’anco pari alcuna
ti fosse al volto, agli atti, alla favella,
saria, così conforme, assai men bella.

Fra cotanto dolore
quanto all’umana età propose il fato,
se vera e quale il mio pensier ti pinge
alcun t’amasse in terra, a lui pur fora
questo viver beato:
e ben chiaro vegg’io siccome ancora
seguir loda e virtù qual ne’ prim’anni
l’amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse
il ciel nullo conforto ai nostri affanni;
e teco la mortal vita saria
simile a quella che nel cielo india

Per le valli ove suona
del faticoso agricoltore il canto,
del giovanile error che m’abbandona;
e per li poggi, ov’io rimembro e piagno
i perduti desiri, e la perduta
speme de’ giorni miei: di te pensando,
a palpitar mi sveglio. E potess’io
nel secol tetro e in questo aer nefando,
l’alta specie serbar; che dell’imago,
poi che del ver m’è tolto, assai m’appago.

Se dell’eterne idee
l’una sei tu, cui di sensibil forma
sdegni l’ eterno senno esser vestita,
e fra caduche spoglie
provar gli affanni di funerea vita;
o s’altra terra ne’ superni giri
fra’ mondi innumerabili t’ accoglie,
e più vaga del Sol prossima stella
t’irraggia, e più benigno etere spiri;
di qua dove son gli anni infausti e brevi,
questo d’ignoto amante inno ricevi.

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Scritto da Stefania Netti
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