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Perché rimproverare i bambini non cambia il loro comportamento?

La vergogna non ha l'effetto che pensiamo e fa più male che bene. Esistono delle alternative decisamente migliori per aiutare i vostri bambini.

Rimproverare i bambini non è un ottimo strumento di disciplina. Può essere facile scivolare in commenti di vergogna per frustrazione. Probabilmente dite cose come:

“Sei proprio un bugiardo. Non riesco a credere a una parola che esce dalla tua bocca”.

“Perché piangi? Non è così grave!”.

“Non fai altro che piagnucolare e lamentarti. Sei fastidioso”.

Possiamo facilmente spiattellare questo tipo di commenti nella speranza che i nostri figli riconoscano le loro malefatte, o che questo li faccia sentire abbastanza in colpa da cambiare le loro abitudini. Ma la vergogna non ha l’effetto che pensiamo e fa più male che bene.

Perché rimproverare i bambini non cambia il loro comportamento?

Certo, i bambini possono sentirsi in colpa dopo aver fatto qualcosa di brutto, ma non è la stessa cosa che provare vergogna. La differenza è che il senso di colpa ha a che fare con la sensazione che un comportamento sia stato “cattivo” e non con il pensiero “io sono cattivo”. C’è una differenza significativa e la vergogna può avere un impatto considerevole sul benessere di vostro figlio e sulla vostra relazione. Queste aree avranno un effetto a catena in termini di ascolto e rispetto delle regole e dei limiti.

Cosa fare

Età del bambino

È importante considerare l’età di sviluppo del bambino. Le aspettative per un bambino di sei mesi e per uno di sei anni sono molto diverse. Ogni bambino è unico in termini di sviluppo e personalità. Non si può quindi dare per scontato che ogni bambino di quattro anni capisca o sia in grado di soddisfare le stesse richieste.

perché rimproverare i bambini fa male

Modellare il comportamento

Usate le affermazioni “io”, come “mi sento”. In questo modo, l’adulto si appropria delle proprie emozioni e delle proprie esperienze. In questo modo si riduce il senso di vergogna, ma si affrontano comunque i comportamenti che si vorrebbero ridurre. Un buon esempio è l’affermazione: “Mi sento (inserire il sentimento), quando (inserire il comportamento problematico che avete notato) perché (dire perché vi ha fatto sentire in quel modo)”.

Etichettate il comportamento, non il bambino

Evitate di dire cose come: “Sei un bambino cattivo”. Vostro figlio non è cattivo, ma il suo comportamento può essere certamente impegnativo. Cercate di parlare loro di comportamenti specifici che non vi piacciono o sono inappropriati. Ad esempio, “Mentire è inaccettabile”, invece di “Quando menti, ti comporti male”.

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Scritto da Stefania Netti
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