Unboxing: cos’è e quali rischi comporta per i bambini

Il fenomeno dell’unboxing riscuote un successo sempre maggiore ma, pur essendo perlopiù innocuo, può rappresentare dei rischi per i più piccoli.

Può capitare che, qualora si lasci libero accesso a YouTube ai propri figli, tra i contenuti suggeriti dalla piattaforma appaiano video in cui adulti o bambini vengono ripresi mentre scartano un prodotto. Una simile pratica si ricollega al fenomeno del cosiddetto ‘unboxing’, sempre più popolare, giorno dopo giorno. La fama raggiunta dal fenomeno negli Stati Uniti, ad esempio, ha portato alla creazione di un canale battezzato ‘Unboxing Therapy’, al quale sono iscritte oltre 18 milioni di persone.

Il fenomeno dell’unboxing, uno stimolo per la curiosità umana

Il fenomeno dell’unboxing si ricollega all’innata curiosità umana. Guardando i video in cui vengono gradualmente svelati oggetti di vario genere, infatti, viene stimolata la voglia di scoprire cosa contiene la scatola misteriosa mostrata sullo schermo del dispositivo utilizzato per riprodurre il video. In questo modo, quindi, grandi e piccini si immedesimano con i protagonisti filmati, appassionandosi al fenomeno e illudendosi di vivere l’esperienza in prima persona.

LEGGI ANCHE: Scacchi, i benefici prodotti nello sviluppo dei bambini

I rischi dell’unboxing

L’unboxing è un fenomeno sostanzialmente innocuo ma non per questo privo di rischi, soprattutto per i più piccoli. A questo proposito, infatti, è necessario adottare le necessarie precauzioni ricordando di non utilizzare YouTube come se fosse una sorta di babysitter, prestare massima attenzione ai contenuti visualizzati dai propri figli e controllare i messaggi pubblicitari.

L’incontro tra bambini e tecnologia

Secondo il parere degli esperti, il ricorso a smartphone e tablet è fortemente sconsigliato prima dei 18 mesi e può essere introdotto, se necessario, dopo i due anni. I bambini, tuttavia, devono sempre essere sorvegliati dai genitori e la loro permanenza davanti allo schermo dei dispositivi non deve superare i sessanta minuti al giorno. I dispositivi elettronici, poi, non devono essere impiegati per distrarre i bambini né strumentalizzati attribuendogli una sorta di ruolo da baby-sitter.

Il linguaggio usato durante i video

I video che mostrano il fenomeno dell’unboxing possono riguardare lo spacchettamento di una vasta gamma di oggetti che possono spaziare da videogiochi o giocattoli a prodotti di cosmesi o elettronici. In questo contesto, è necessario fare molta attenzione al linguaggio impiegato dai soggetti ripresi. Spesso, infatti, soprattutto nei casi in cui si presenta agli spettatori un videogioco, il linguaggio usata può diventare violento e volgare, destabilizzando i più piccoli.

I messaggi promozionali e le regole dell’acquisto consapevole

Uno dei maggiori problemi relativi al fenomeno dell’unboxing, infine, riguarda i messaggi promozionali e pubblicitari presenti nei filmati. I bambini, infatti, non possiedono un’adeguata capacità critica che consenta loro di decodificare le informazioni che provengono dagli YouTuber. I più piccoli tendono a non riflettere sul fatto che gli ammirati personaggi osservati nei video stiano attuando una forma di pubblicità né si soffermano sul fatto che gli YouTuber abbiano ricevuto i prodotti esibiti in modo gratuito o che vengano pagati per recensirli online, valutando come veritiere tutte le parole pronunciate. Inoltre, alcuni YouTuber ricevono i propri compensi in base al numero di prodotti pubblicizzati che riescono effettivamente a vendere tramite link o codici diffusi sulle rispettive pagine social. In questo contesto, pertanto, persuadere i propri fan appare indispensabile nonché un’inevitabile strategia di marketing.

In questo caso, quindi, è fondamentale che i genitori insegnino ai propri figli le regole dell’acquisto consapevole, basato su ricerche approfondite che vanno oltre le semplici video-recensioni apparse sui vari canali YouTube e sulla necessità di verificare sempre l’affidabilità dei soggetti produttori coinvolti.

LEGGI ANCHE: Figlio tossicodipendente: come rivolgersi alla San Patrignano

Condividi