Quando e perché portare un bambino dal logopedista

Quali sono i casi in cui bisogna portare un bambino dal logopedista? Ecco una lista dei problemi di linguaggio nei bambini più comuni

Se dovete portare il vostro bambino dal logopedista allora significa che vi siete accorti che c’è qualcosa che non va nel suo linguaggio o nel suo metodo comunicativo. Perché è proprio di questo che si occupa il logopedista, una figura professionale che opera su tutto il campo comunicativo (verbale e non) in solitaria oppure in sinergia con altri medici specialisti. Ovviamente, parlare di un problema comunicativo non è molto chiaro: si sa, la comunicazione è un campo vastissimo e spiegare in due parole esattamente cosa cura il logopedista non è un lavoro facile.

Partiamo dal presupposto che da logopedista non ci vanno solo i bambini ma anche adulti o anziani che, solitamente, si rivolgono a questa figura professionale per i motivi più disparati: difficoltà a concentrarsi, voce roca, balbuzie, iperattività. Insomma, tutto ciò che interessa il nostro linguaggio e il nostro modo di esprimerci interessa il logopedista. Cerchiamo di capire, però, entrando un pochino di più nello specifico quando e perché è importante portare il proprio bambino ad un primo colloquio con un logopedista.

Perché andare dal logopedista

Avete notato che vostro figlio ha delle difficoltà a pronunciare alcune parole o lettere? Ogni volta che deve parlare con qualcuno inizia a balbettare? Sospettate che vostro figlio sia affetto da autismo? Queste, per esempio, sono alcune delle possibili cause che vi potrebbero portare a consultare un logopedista. Questa figura professionale, infatti, si occupa della “educazione della parola“, della comunicazione scritta e orale, della prevenzione e della cura dei problemi legati all’uso del linguaggio. Il principale compito è quello di rieducare le persone a parlare in modo corretto, eliminando difetti di forma o veri e propri disturbi del linguaggio. In sostanza, due sono le macro-categorie in cui un logopedista è chiamato ad intervenire:

  • Disturbo del linguaggio espressivo (parole, frasi, lettura e scrittura) o ritardo semplice del linguaggio o disturbo specifico del linguaggio, balbuzie o disturbi dell’apprendimento o Sordità
  • Disturbo del linguaggio recettivo (comprensione) o deficit della comprensione verbale o Sordità centrale

Quando andare

Non c’è un’età precisa in cui è consigliato andare dal logopedista. Come dicevamo poco fa, questa figura professionale cura i problemi di linguaggio di bambini, adulti e anziani. Sono però i più piccoli ad averne maggiore bisogno proprio perché si trovano nell’età evolutiva, cioè in una fase di sviluppo dove ancora tutto ‘è correggibili e migliorabile. Ma quali sono i casi principali che ci accendono la lampadina e ci fanno capire che forse è meglio consultare un logopedista? Ecco qui una lista (generica):

  • Il bambino a due anni ancora non parla
  • Il bambino non comprende le parole e gli ordini, anche i più semplici
  • Non si esprime in maniera comprensibile (da 3 anni in poi)
  • Il bambino non pronuncia bene alcune lettere o scambia le lettere all’interno delle parole
  • Non deglutisce bene
  • Balbetta
  • Il bambino fa fatica a mantenere la concentrazione
  • Non ha una buona coordinazione motoria, scrive e disegna male
  • Compie errori ortografici molto di frequente
  • Mostra difficoltà a socializzare con i coetanei e talvolta sembra aggressivo
  • Il bambino non sta mai fermo e non si concentra su nulla
  • Ha un linguaggio limitato, un vocabolario ristretto
  • Ha difficoltà ad imparare parole nuove o compie errori nel trovare le parole da utilizzare
  • Omette parti importanti della frase, usa le parole in un ordine scorretto

Esercizi per bambini

Pur non trattandosi di un medico (quelli con mascherina e camice bianco per intenderci) è facile comunque farsi prendere dall’ansia quando si decide di portare il proprio figlio dal logopedista. E se si spaventa? Proverà dolore? Cosa dovrà fare? Domande banalissime che però ogni genitore si pone difronte ad un avvenimento, delicato, come questo. Tranquilli. Il logopedista non utilizza nessuno strumento di tortura, non effettua iniezioni o robe simili. Anzi, spesso ai bambini piace molto proprio perché le sedute si basano spesso sul gioco o su piccoli esercizi divertenti da fare per andare a risolvere, in maniere il meno stressante possibile, il problema di linguaggio.

Spesso, al logopedista, per esempio, basta una semplice chiacchierata oppure qualche minuto di osservazione per individuare immediatamente il problema. A volte, infatti, i problemi di comunicazione sono strettamente legati alla sfera intima, psicologica, traumatica o anche genetiche: se infatti uno dei due genitori, per esempio, ha iniziato a parlare molto tardi è possibilissimo che anche il figlio presenti questa tipologia di ritardo. La balbuzia? Classico esempio di un possibile trauma. Ma vediamo nello specifico quali potrebbero essere le possibili attività che i bambini affrontano durante una seduta dal logopedista. Alcuni esempi:

  • Esercizi di respirazione: una tecnica che viene utilizzata soprattutto nella fase iniziale perché ha un effetto calmante sul bambino, lo aiuta a rilassarsi e a prendere fiducia con l’ambiente e la persona nuova. Respirare sembra un’attività banale (e naturale) ma a volte viene fatto in maniere scorretta!
  • Puzzle, memory, costruzioni e altri giochi di logica: stimolano globalmente la sfera cognitiva, la memoria, l’attenzione, il ragionamento logico, la coordinazione, sono giochi completi e che, fortunatamente, piacciono un sacco a tutti i bambini.
  • Il gioco delle smorfie: corrucciare la fronte, sbuffare, gonfiare le guance, tirare fuori la lingua…sono tutti esercizi di mimica facciale che vanno a rilassare la muscolatura del visto e che sono adatti quando il bambino presenta problemi di deglutizione.
  • Il quaderno dei fonemi: un libricino suddiviso per lettere (S, B, L….) contenenti i gruppi di parole che iniziano con quelle lettere. Serve al bambino per migliorare sempre meglio la pronuncia di parole e lettere.
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