Maschio o femmina: guida a come stabilirlo

Come scoprire se il nascituro che stiamo aspettando è maschio o femmina? La risposta è nei cromosomi.

Il bambino sarà maschio o femmina? Si tratta di quella domanda che tutti i futuri genitori si pongono e che si sentono continuamente rivolgere da amici, parenti e conoscenti. Non è davvero importante quale sarà il sesso del bambino, purché si tratta di un bambino sano e felice. Tuttavia, è impossibile non nutrire tanta sana curiosità in proposito. Alcuni genitori vogliono sapere subito quale sarà il sesso del nascituro, altri preferiscono rimandare la sorpresa a dopo la nascita. In ogni caso, un dato comune esiste: il momento della scoperta risulta sempre uno dei più emozionanti.

Questione di cromosomi

Il sesso del bambino risulta in realtà determinato sin dal momento del concepimento, quindi da molto prima che i futuri genitori vengano a conoscenza della gravidanza. Tuttavia, esso non è ancora osservabile tramite ecografia. Se un individuo sarà maschio o femmina, infatti, è una questione scritta nel DNA e, in particolare, nei cromosomi sessuali. I cromosomi che contribuiscono a determinare il sesso sono due, uno per ogni genitore biologico della persona che nascerà. La madre possiede una doppia X, dunque potrà trasmettere al nascituro, attraverso l’ovulo, soltanto questo cromosoma. Il padre, al contrario, dispone di una X e una Y e dunque, per mezzo del suo spermatozoo, potrà trasmettere l’uno o l’altro cromosoma, determinando il sesso del futuro bambino. Come è possibile intuire, dunque, una coppia XX corrisponderà al sesso femminile del feto. Al contrario, un accostamento XY farà nascere un maschio.

Oltre che con il metodo tradizionale dell’ecografia, il sesso del nascituro può essere determinato -in questo caso con assoluta certezza- attraverso mezzi che analizzano proprio il DNA. Si tratta di procedure invasive che servono normalmente a rilevare l’eventuale presenza di malformazioni genetiche o anomalie nei cromosomi del feto e che possono anche, in casi più raramente impiegati, fornire informazioni sulla paternità. La villocentesi si basa su un prelievo dei villi coriali mentre l’amniocentesi, come il nome stesso suggerisce, prevede il prelievo di un campione di liquido amniotico. I rischi associati a queste procedure, tuttavia, possono essere evitati ricorrendo ad altri metodi. Già dalla quarta settimana, infatti, è possibile ritrovare un po’ di DNA fetale nel sangue materno. Proprio su questo sangue, dunque, è possibile effettuare test genetici. A partire dalla decima settimana, la quantità di DNA in circolo risulta sufficiente per fornire informazioni affidabili sul sesso del nascituro.

Quando scoprirlo

Come abbiamo già detto, il sesso del nascituro è determinato sin dal momento del concepimento o, attraverso i test genetici, è possibile conoscerlo a partire dalla decima settimana. Tuttavia, il metodo più comunemente impiegato per scoprirlo risiede nell’ecografia. Attraverso gli ultrasuoni, indizi sul sesso sono disponibili già tra la dodicesima e la quattordicesima settimana di gestazione. In questo periodo, però, non sono ancora visibile i genitali formali, bensì il tubercolo genitale. Si tratta di una struttura comune a partire dalla quale avrà origine la clitoride oppure il pene. In realtà esiste già una differenza: solo in caso di sesso maschile, infatti, la struttura appare inclinata. Tuttavia, studiare il tubercolo non è facile e gli errori sono frequenti.

Al contrario, tra la diciottesima e la ventiduesima settimana di gravidanza è possibile scoprire, con sufficiente dose di certezza, se il feto è maschio o femmina attraverso l’ecografia. In questo periodo, infatti, i genitali completano il proprio sviluppo. L’utero femminile si sistema in quella che sarà la sua posizione definitiva. Il pene del maschio diventa ben visibile agli ultrasuoni, così come le grandi labbra della femmina. Normalmente, il sesso del nascituro viene scoperto durante la ventesima settimana di gravidanza, in corrispondenza con l’ecografia del secondo trimestre.

Attendibilità

Come dicevamo, il sesso del feto non viene rivelato dal ginecologo prima della diciottesima settimana di gravidanza. Prima di questo termine, infatti, l’affidabilità dei risultati sarebbe molto bassa, con un ampio margine di errore. A partire dalla diciottesima settimana, invece, l’attendibilità dell’esito risulta particolarmente elevata, corrispondente circa all’80-90%. Ovviamente, essa può essere compromessa da alcuni fattori. In particolare, risulta rilevante la posizione del nascituro al momento dell’osservazione attraverso l’ecografo. Se le sue gambe saranno chiuse o accavallate, infatti, è probabile che i suoi genitali non risulteranno visibili, o almeno non chiaramente, sul monitor. In questo caso, dunque, sussisteranno ancora alcuni dubbi sul suo essere maschio o femmina. Le tecniche invasive come amniocentesi e villocentesi, al contrario, basandosi sull’analisi del DNA, offrono un’attendibilità totale, allo stesso modo dei test genetici.

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