Test di Coombs: le differenze tra quello diretto e indiretto

Vediamo insieme a cosa serve il test di Coombs e le differenze tra il test diretto e indiretto

All’inizio della gravidanza, le future mamme si sottopongono ad una serie di test, alcuni dei quali hanno lo scopo di verificare il gruppo sanguigno e l’eventuale presenza del fattore Rh. Durante la gravidanza può capitare che subentri una incompatibilità del fattore Rh tra il sangue della madre e quello del feto, che può causare diversi problemi. In caso di incompatibilità, infatti, la madre potrebbe sviluppare una risposta immunitaria che porta alla produzione di anticorpi, che attaccheranno i globuli rossi del feto. Per prevenire questa eventualità, alcune mamme si sottopongono al test di Coombs.

Test di Coombs

Il test di Coombs è stato scoperto dall’immunologo Robin Coombs, da cui prende il nome. Il test, chiamato anche test dell’antiglobulina, serve per verificare se sono presenti degli anticorpi che attaccano la superficie dei globuli rossi, oppure di anticorpi sparsi nel plasma. Può essere utile sia in caso di trasfusione, sia in caso di gravidanza.

Il test serve per diagnosticare alcune forme di anemia emolitica autoimmune per incompatibilità sanguigna. L’incompatibilità sanguigna ha più probabilità di presentarsi durante le gravidanze successive alla prima. Per prevenire questi problemi, talvolta le mamme si sottopongono a questo test. Può essere di due tipologie: il test di Coombs diretto o indiretto.

Test di Coombs diretto

E’ bene sottoporsi al test di Coombs diretto se si sospetta una anemia emolitica autoimmune del feto. Questa patologia consiste nella distruzione dei globuli rossi, attaccati dagli anticorpi a causa del passaggio tramite la placenta di alloanticorpi prodotti dalla madre.

Il test diretto permette di verificare la presenza di anticorpi legatisi alla superficie dei globuli rossi. Le conseguenze di questa patologia sono diverse. Possono variare da una forma di anemia lieve, fino al caso più grave, quello della morte intrauterina del feto. Perciò è bene agire preventivamente sottoponendosi al test.

Test di Coombs indiretto

Il test di Coombs indiretto serve invece a verificare la presenza di anticorpi non legati ai globuli rossi, ma sparsi nel plasma. In gravidanza è opportuno sottoporsi anche a questa tipologia di test. Nel caso in cui la madre presenti degli anticorpi nel sangue, potrebbe trasferirli al feto attraverso la placenta, attaccando i globuli rossi. Una volta rilevata la presenza di anticorpi, la fase successiva consiste in un test di identificazione per rilevare quale tipologia di anticorpi è presente. Dopo l’identificazione, è importante che, in caso di trasfusione, il sangue del donatore non contenga gli antigeni corrispondenti.

Se la madre è risultata Rh negativa, e il test di Coombs indiretto abbia dato esito negativo, per prevenire la formazione di anticorpi, viene effettuata una iniezione di immunoglobuline Rh. Nel caso di mamme Rh positivo, il test viene replicato durante il terzo trimestre di gravidanza. Mentre in caso la madre sia Rh negativo, il test viene svolto ogni mese.

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