Translucenza nucale: ecografia interna o esterna

La translucenza nucale, in sigla TN, è un esame che è possibile identificare in gravidanza al fine di riscontrare alcune eventuali anomalie.

La translucenza nucale, in sigla TN, è un esame che è possibile identificare in gravidanza al fine di riscontrare alcune eventuali anomalie. Entro un certo limite, essa è n grado di identificare i feti affetti da sindrome di Down e Trisomia 18, nonché altre possibili sindromi, cardiopatie e cromosopatie. La misura della translucenza nucale ormai non rappresenta nulla di nuovo: gli ecografisti di secondo livello la effettuano da oltre un ventennio.

Translucenza nucale interna

La translucenza nucale consiste in un’ecografia, e come tale può avvenire per via esterna oppure interna. Non esiste in assoluto un metodo migliore dell’altro. Normalmente esso viene concordato al momento tra la puerpera e il ginecologo. Di solito si procede con l’ecografia interna qualora quella esterna rendesse impossibile una rilevazione soddisfacente. In ogni caso, l’obiettivo della procedura consiste nel misurare lo spessore della plica nucale del feto. Il momento maggiormente indicato per sottoporsi a questo test corrisponde alla dodicesima settimana di gravidanza. Dovrebbe essere effettuata preferibilmente tra l’undicesima e la quattordicesima settimana di gestazione. Tuttavia, i casi positivi possono essere rilevati anche precocemente, talvolta a partire dall’ottava o nona settimana. L’ecografia transvaginale, ovvero quella interna, si rende spesso indispensabili in casi particolari, ad esempio l’utero retroverso o semplicemente una scarsa ecogenicità della paziente.

Translucenza nucale esterna

La translucenza nucale esterna è quella che viene effettuata per via sovrapubica. Questa opzione corrisponde alla prassi. In genere, infatti, si prova con un’ecografia esterna, normalmente in grado di permettere una conduzione ottimale dell’esame. In numerose condizioni o malformazioni del feto, la translucenza risulterà aumentata. Un classico esempio si riscontra nel caso della sindrome di Down, ma potrebbe trattarsi anche di malformazioni e sindromi cardiache. La maggior parte dei feti presenta, a questo esame, un valore compreso tra 1.1 e 1.4 mm. Un aumento rispetto a questo valore è considerato sospetto, ma solamente al superamento della soglia dei 2.5 mm si sconfina nel patologico.

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