Teenager bocciati

Certo, è legittimo arrabbiarsi se il proprio figlio è stato bocciato, ma attenzione: l’importante è che la rabbia non degeneri in attacchi che squalifichino il ragazzo sul livello personale.

Mai farlo sentire un incapace, irresponsabile, oppure un buono a nulla, anzi, piuttosto si possono sottolineare i comportamenti e gli atteggiamenti che hanno portato all’insuccesso scolastico. É anche vero che con le punizioni si apprende molto meno rispetto alle premiazioni. Per cui i castighi devono essere dati nella misura in cui i genitori in primis possano garantirne la rispettabilità: è ovviamente inutile infliggere punizioni troppo grandi, che poi sono i genitori stessi a non far rispettare.

Inutile quindi dare castighi svilenti del tipo impedirgli di uscire per tutta l’estate o privarlo di facebook, perché tanto sono destinati a fallire per il senso di colpa dei genitori. Meglio prediligere castighi che si ha la certezza di poter reggere, è ovvio che se genitori non tengono fede ai castighi che impartiscono, il meccanismo della punizione perde subito di efficacia.

Bisogna prima di tutto aiutare il ragazzo a capire qual è stata la propria parte di responsabilità nella bocciatura, capire se ha usato tutte le risorse possibili nel corso dell’anno scolastico eccetera, perché non tutte le bocciature sono uguali. Infatti si deve capire se è stata una doccia fredda, oppure il rendimento di tutto l’anno non poteva che farla presagire.

Infine, niente decisioni avventate del tipo cambiare scuola, si deve ragionare insieme su come proseguire l’anno successivo.

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