Intolleranze alimentari comuni dei bambini

Se c'è il sospetto di una intolleranza alimentare, il pediatra indirizzerà la mamma su come individuare l’alimento in causa. Ecco le più comuni

;Le intolleranze alimentari si manifestano nei bambini nel periodo in cui termina l’allattamento al seno e inizia lo svezzamento, quando sono introdotti, cioè, alimenti nuovi, diversi dal latte materno.
Fin quando il bambino è allattato dalla mamma al seno, è salvaguardato da intolleranze alimentari poiché il latte materno è ricco di anticorpi utili a contrastare qualsiasi forma d’intolleranza.
Nel prezioso periodo dell’allattamento, il bambino riceve le stesse sostanze nutritive provenienti dall’alimentazione materna: sviluppa in maniera naturale nel proprio organismo le capacità digestive, prevenendo infiammazioni interne e il suo corpo impara ad assorbire le sostanze nutritive trasmesse dalla madre.
Più a lungo è protratto il tempo dell’allattamento al seno e maggiore sarà il numero di anticorpi che il bambino riceverà.

Cosa sono le intolleranze alimentari

Quando l’organismo è incapace di digerire e assorbire le sostanze presenti negli alimenti, oppure se gli alimenti causano infiammazioni interne, compaiono le intolleranze alimentari.
Nonostante sia certo che sono coinvolti alcuni anticorpi, i meccanismi per cui iniziano le intolleranze alimentari, comunque, non sono del tutto chiari perché non sono immediati: i sintomi veri e propri possono comparire diverso tempo dopo aver ingerito l’alimento che ha scatenato l’intolleranza.
Cenni a parte sono dovuti all’intolleranza al lattosio, le cui cause sono chiarissime e precise, e l’intolleranza al glutine che causa la celiachia, un’importante patologia autoimmune.

Non confondere allergie e intolleranze

Molte persone tendono a confondere le intolleranze alimentari con le allergie.
Quando il sistema immunitario non riconosce una particolare sostanza come buona, reagisce in maniera avversa, ha una reazione immuno-mediata. L’allergia si manifesta immediatamente dopo l’assunzione della sostanza, o al limite entro un paio d’ore: essa è ben evidente perché possono comparire sulla pelle bolle e arrossamenti, mentre a livello organico sono presenti dolori, anche molto forti, oltre che, in casi gravi, attacchi di asma o, addirittura, shock anafilattico. In caso di qualsiasi reazione allergica, occorre intervenire immediatamente.
L’intolleranza, invece, non è immuno-mediata, avviene anche dopo diverse ore distanti rispetto all’assunzione dell’alimento e non si manifesta tramite una reazione avversa.

Intolleranze alimentari nei bambini

Durante lo svezzamento i pediatri consigliano alle neo mamme di introdurre un alimento per volta nella dieta alimentare del proprio figlio. Forniscono chiare indicazioni su ciò che deve essere inserito per primo, proprio per prevenire e individuare per tempo eventuali intolleranze alimentari.
Ortaggi come patata, carota e bietola sono quelli che sono introdotti per primi nella pappa del bimbo, proprio perché non causano nessun tipo d’intolleranza alimentare.
Seguendo le indicazioni del proprio pediatra, saranno introdotti di seguito frutta come la mela e la pera, pesce, carni bianche, parmigiano; questi sono alimenti di cui non sono conosciuti effetti di intolleranze.

Sono lasciate per ultimo alcuni alimenti di cui sono conosciute le intolleranze: “pesche, pomodoro, fagioli, ceci, lenticchie”.
“Fragole, crostacei, frutta secca, noci, nocciole e uovo, soprattutto il bianco”, sono alimenti fortemente sconsigliati dai nutrizionisti nell’alimentazione dei bambini. Alcuni medici consigliano, addirittura, di proporli intorno ai quattro, cinque anni proprio perché possono provocare intolleranza.
L’assunzione graduale degli alimenti ha una sua fonte scientifica in quanto il bambino riuscirà poco alla volta a rafforzare le sue difese immunitarie; così sarà in grado di proteggersi dall’insorgere da eventuali intolleranze.

Sintomi

I sintomi che possono far pensare a intolleranza alimentare sono: frequente diarrea associata a vomito e dolore addominale. Se compaiono durante la crescita anche “stanchezza continua, difficoltà nel concentrasi, insonnia, dolori ai muscoli, colite e gastrite, ansia e malessere diffuso”, è meglio rivolgersi al pediatra o a uno specialista.
In genere il medico consiglia la dieta dell’esclusione: eliminare dalla dieta del bambino un alimento per volta, iniziando dal “lattosio”.
In fase di svezzamento del bambino, per individuare l’alimento è importante che la mamma sia attenta a ciò che il bambino mangia.
Quando sarà individuato l’alimento, il medico valuterà le condizioni del bambino nell’arco dei venti giorni successivi.
Gli unici test a essere riconosciuti per risultati scientifici sono il “Breath Test” che si riferisce all’individuazione dell’intolleranza al lattosio e i test per diagnosticare la celiachia.

Cosa fare: Innanzitutto non occorre allarmarsi in maniera eccessiva perché le intolleranze non portano a conseguenze gravi per la salute del bambino.
Occorre seguire le indicazioni del pediatra seguendo una corretta, sana ed equilibrata alimentazione, evitando nella dieta del bambino gli alimenti causa di intolleranze.

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