Intolleranze alimentari bambini: come comportarsi e dove fare i test

I test per le intolleranze alimentari sono indispensabili per definire la problematica e per curarla: a chi affidarsi e di quali test diffidare.

Il test per le intolleranze alimentari offre un grande contributo per il miglioramento dello stato di salute generale delle persone affette da problematiche legate all’alimentazione. Sebbene numerose tipologie di analisi si avvalgano di tesi scientifiche idonee, ne esistono almeno una dozzina che invece non sono munite di fondamento medico. L’individuo interessato deve prestare molta attenzione alla tipologia di trattamento alla quale si sottopone, per evitare di incappare in strade poco sicure se non addirittura totalmente inaffidabili dal punto di vista clinico.

Intolleranza alimentare: come comportarsi

La via della guarigione passa attraverso delle fasi preliminari come il tenere sotto controllo i nutrienti presenti all’interno dei cibi consumati e il semplice fatto di conoscere le tipologie di analisi dalle quali diffidare. Sottoporsi a trattamenti medici offerti in sedi specializzate può rappresentare l’unica via d’uscita per chi è affetto da una o più intolleranze legate all’alimentazione.

Al fine di rintracciare la strada della guarigione, l’individuo interessato da intolleranze alimentari deve conoscere fino in fondo il concetto legato all’importanza dell’alimentazione nella vita quotidiana. Muniti di grande senso di responsabilità, attenzione e cura verso se stessi è indispensabile tenere sotto controllo tutto ciò che si ingerisce durante i principali pasti della giornata. Sembrerà scontato, ma non lo è: chi presta attenzione a ciò che mangia ogni giorno, stilando un vero e proprio diario alimentare, è sulla strada giusta per giungere a guarigione.

Chiunque necessiti di sottoporsi a dei test per le intolleranze alimentari deve sapere che ne esistono a dozzine, il più delle volte molto diversi tra loro. Questo dipende molto dalla tipologia di intolleranza, esempi sono la caffeina, la solanina (presente in patate, melanzane, pomodori, etc), i solfiti, i salicilati, la teobromina e così via. In base al diverso trattamento da prendere in considerazione, esistono poi delle strutture specializzate, spesso convenzionate con le ASL di appartenenza che offrono ai pazienti diverse opportunità.

Quali sono i test dai quali diffidare?

Effettuate le dovute premesse, il paziente può avere un quadro maggiormente dettagliato della sua condizione solo grazie all’ausilio delle persone esperte in materia, che possono meglio consigliare la strada più efficace per giungere ad una guarigione definitiva. Gli esami da prendere con le pinze riguardano così il test citotossico (che restituisce dei risultati spesso non conformi alla reale condizione nella quale versano i pazienti), gli esami elettrotermici (che non trovano alcun fondamento scientifico recente alla luce dei numerosi studi compiuti da persone qualificate), la biorisonanza, l’analisi del capello, il pulse test e qualsiasi altra tipologia di approfondimento definita di “provocazione-neutralizzazione” sublinguale e intradermica.

Sebbene siano stati introdotti da numerosi studiosi del settore, bisogna diffidare da tali indagini: spesso i criteri di riproducibilità non sono verificabili e per tale ragione imprecisi rispetto alla vera e propria necessità di raggiungere la guarigione in modo sicuro, efficace e duraturo nel tempo.

Consigliabile diffidare sempre da quanto viene offerto da attività commerciali, parafarmacie non attrezzate, centri benessere di dubbia provenienza, etc. Questo consente al paziente di compiere un primo passo verso una risoluzione consapevole dei problemi legati al cibo.

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