Come spiegare il terrorismo ai bambini

Terrorismo: parliamone ai bambini con calma e chiarezza, senza alterare la realtà e senza allarmarli

A seconda dell’età, il giusto approccio

In un bellissimo video trasmesso il 18 novembre scorso, François Dufour, direttore dell’unico quotidiano francese per bambini, Le Petit Quotidien, spiega ai piccoli cos’è il “terrorismo” e cosa significa “libertà di espressione”.
“Il modo migliore di farsi capire dai bambini” – afferma Dufour – “consiste nell’ascoltare le loro domande. Bisogna infatti sempre cominciare dalle questioni che i bambini sentono più urgenti e da cui si sentono turbati”.
E i bambini, con il loro modo di comunicare diretto e sincero, ecco come si sono espressi:
“Non mi sento più al sicuro. Ci sarà un altro attentato? Perché lo fanno? Quelli che hanno attaccato erano amici di quegli altri che hanno fatto l’attentato a Charlie Hebdo? Perché gli Islamisti, o almeno quelli con le bombe, uccidono anche loro stessi? Deve fare molta paura quando qualcuno ti punta addosso un kalashnikov, soprattutto perché sei solo, senza i tuoi genitori. Vorrei sapere perché odiano cose come il rock, tanto da uccidere le persone. E’ strano che si possa uccidere per così poco. Perché attaccano persone che non hanno fatto niente e non qualcun altro?”
L’istinto, in questi casi, è quello di rassicurare i bambini anche a costo di mentire e di distorcere la realtà. Tuttavia questo è un errore. I bambini hanno il diritto di conoscere il mondo in cui vivono e hanno bisogno di farsi un’idea precisa di quanto accade nell’ambiente che li circonda.
L’approccio da seguire per genitori e insegnanti dipende comunque dall’età dei bambini.
La prima regola è quella di trovare il tempo per rispondere alle loro domande con calma e chiarezza, sciogliendo i dubbi ed allontanando ansie e paure.
Ecco alcuni consigli pubblicati da TIME per affrontare il discorso con i bambini:

– Prima dei sei anni è meglio evitare di esporre i bambini a queste notizie. Il bambino in età prescolare tende a confondere i fatti con le paure ed è quindi meglio aggiungere dettagli solo per rispondere a domande dirette. Molto interessante e formativo, a questo proposito, il libro scritto da Mario Di Pietro “L’ABC delle mie emozioni”, edizioni Erickson, per aiutare il bambino da quattro a sette anni ad esprimere, riconoscere e gestire le proprie emozioni.
– Nei bambini tra i sei e i dieci anni, invece, conoscere i fatti può aiutare ad alleviare l’ansia. Ma è meglio evitare l’eccesso di particolari come il numero dei morti e l’uso di parole che possono spaventare. Secondo la psicoanalista Claude Halmos è inutile parlare di gruppo islamico, della religione e delle operazioni militare in Siria. I bambini devono essere rassicurati sul fatto che gli adulti sono tristi per le vittime e non a causa di una minaccia imminente sulla famiglia. E’ importante fare capire ai bambini che sono al sicuro, che questi attacchi sono molto rari, che i feriti guariranno e che i “cattivi” sono stati catturati.
– Anche ai bambini tra i dieci e i quattordici anni è meglio parlare del terrorismo senza aggiungere troppi dettagli. A questa età è consigliabile chiedere loro cosa hanno saputo, come si sentono, accogliere il loro stato d’animo. Potrebbero anche mostrarsi indifferenti o voler passare il tempo da soli, ma è sempre utile incoraggiarli ad esprimere le loro emozioni ed eventualmente dare istruzioni su come comportarsi in caso di emergenza.

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