Allergia agli acari nei bambini: sintomi e come riconoscerla

Il 75% delle allergie respiratorie sono causate dagli acari e possono provocare anche altri disturbi come la rinite allergica e l'asma bronchiale.

Una delle allergie più diffuse senza dubbio è quella degli acari. Il 75% delle allergie respiratorie sono causate dagli acari e possono provocare anche altri disturbi. L’Accademia Europea dell’Allergia e dell’Immunologia Clinica (European Academy of Allergy and Clinical Immunology: EAACI) ha pubblicato delle linee guida sull’impiego dell’immunoterapia specifica, cioè sull’uso del vaccino antiallergico, per la cura dell’allergia agli acari della polvere.

Allergia agli acari della polvere

Gli acari non sono altro che minuscoli animaletti invisibili all’occhio umano che si nutrono di desquamazioni umane e di animali. Tendono a vivere nei nostri materassi e nella polvere perché proliferano al caldo e nelle zone umide. Hanno una dimensione che va dagli 0,2 millimetri agli 0,4 millimetri, e tendono a vivere circa un mese e mezzo, ma perché sono fonte di allergia? Ciò che ci provoca allergia sono le loro uova, le loro feci e resti dei loro organismi. Non sono animaletti cattivi, ma il problema sta nel bambino, che risulta particolarmente allergico ad essi.

Quali sono i sintomi?

Si possono manifestare diversi sintomi, tutto sta nella persona. Ma il sintomo per eccellenza sta nella difficoltà respiratoria, come rinite o asma. Possono manifestarsi anche arrossamenti agli occhi accompagnati da lacrimazione.

Infatti esistono due tipi di allergia agli acari, una è la rinite allergica, molto simile al raffreddore, mentre l’altra è l’asma bronchiale, una forma più grave. La diagnosi dell’allergia viene fatta con il prick test. Cos’è il prick test? Non è altro che un test cutaneo in cui si applicano i possibili allergeni sulla pelle.

Cosa fare in caso di allergia agli acari?

Se il test dovesse risultare positivo, una delle prime cose che sarà consigliabile fare è la bonifica ambientale, ossia:

  • Controllare l’umidità: gli acari vivono con l’umidità, ma non sotto il 50%. Ecco perché sarebbe bene acquistare un igrometro, ossia lo strumento per misurare il tasso di umidità. Quindi se si vuole abbassare l’umidità, basterà semplicemente far areare le stanze, ad esempio la mattina prima di accompagnare il bimbo a scuola.
  • Utilizzare un rivestimento antiacaro: come detto in precedenza, gli acari tendano a vivere nei nostri letti, ecco perché l’ideale sarebbe rivestire il nostro letto con fodere antiacaro certificate. Questi tipi di federe vanno lavati ogni quattro o sei mesi a 60°C.
  • Eliminare le polveri: questa è una procedura fondamentale da fare. Sarà necessario eliminare ogni tipo di polvere dalle superfici, pavimenti e tappeti. Questa è una procedura che andrà fatta almeno una volta al giorno quando il bambino o la persona potenzialmente allergica non è a casa.
  • Lavare i giocattoli: se il bambino in questione possiede dei peluche e ci gioca frequentemente, dovrete lavare il peluche a 60° per trenta minuti almeno ogni due settimane.

Allergia agli acari: c’è un vaccino?

Si, un vaccino c’è. Si chiama ”immunoterapia specifica” se vogliamo essere più corretti. Ma come funziona?
Si somministra una dose regolare al paziente della sostanza a cui è allergico ad esempio, nel nostro caso, gli acari, così da avere una diminuzione della sensibilità verso tale sostanza.

Infatti è accertato che il bambino o la persona in questione hanno meno sintomi e soprattutto utilizzano meno farmaci. Questa terapia continua a funzionare solo se il paziente continua con la somministrazione della sostanza, se dovesse smettere i sintomi che lo caratterizzano ricompariranno. Ovviamente il vaccino dev’essere prescritto dal medico ed arriva direttamente nella propria abitazione.

È quasi adatto a qualsiasi età, bisogna essere almeno sopra i cinque anni e non sopra i cinquanta.
Può essere assunto per via sublinguale o in altre forme più adatte che deciderà il medico insieme al paziente.
L’unica controindicazioni che c’è, sta nell’asma bronchiale grave e non controllata. Quindi per concludere, si raccomanda di fare visita sempre al proprio medico di famiglia.

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