Acufene nel neonato: tutti i sintomi

Come riuscire a capire se il tuo bambino soffre di acufene, il disturbo uditivo costituito da rumori che l'orecchio percepisce, causando disagi.

L’acufene, in medicina, è un disturbo uditivo costituito da rumori, come fischi o ronzii, che l’orecchio percepisce in modo fastidioso causando disagi a chi ne soffre. Pur non essendo una vera malattia, può influire decisamente sulla vita di una persona adulta e, ancor di più, su quella di un bambino. Ancor peggio se a soffrirne è un neonato, anche perchè la condizione diventa più grave, visto che il soggetto difficilmente se ne lamenterà. Starà quindi al genitore e agli esperti capire la sua condizione e trovare una soluzione.

Acufene: i sintomi

Come detto l’acufene non è una malattia, ma soltanto un disturbo in cui il soggetto sente un rumore che nella realtà non esiste. In età pediatrica, molti soggetti ne soffrono senza saperlo (studi dimostrano che è presente anche in bambini non udenti), non riferendo ai genitori la condizione, ritenendolo un normale suono del proprio corpo. Trattandosi però di una condizione con sintomi soggettivi, la diagnostica clinica da parte di uno specialista può essere eseguita solamente con un soggetto collaborante: il bambino dovrebbe quindi avere almeno cinque o sei anni di età.

Il problema si fa ancora più complicato in soggetti più giovani, con l’estremo caso dei neonati: in questi casi è molto difficile capire se il bambino ne soffre, i sintomi visibili più comuni sono nervosismo e soprattutto scarsa concentrazione. Durante l’esame audiometrico, fatto da uno specialista, questa condizione viene evidenziata quando il bambino risponde a dei suoni, anche quando questi non sono stati inviati dall’esaminatore; successivamente, sarà poi utile un’anamnesi per confermare l’ipotesi della presenza della patologia.

Da cosa può essere causato

L’acufene è spesso sintomo di una condizione morbosa sottostante. Tra le cause e fattori più comuni che portano a questa condizione troviamo: disturbi dell’orecchio esterno, come tappi di cerume o otite esterna; dell’orecchio medio, tra cui otiti medie e accumuli di catarro nella cassa del timpano, o patologie dell’orecchio interno o del nervo acustico come traumi cranici o acustici, fratture di ossa dell’orecchio o infezioni.

Può essere anche causato da problemi che non coinvolgono direttamente l’orecchio, quali disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare, uso di certi tipi di farmaci, o altre condizioni come diabete o carenze vitaminiche. Alcuni casi hanno dimostrato che il sintomo era causato da condizioni psicologiche. Nei casi più gravi, questa condizione può essere causata anche da tumori, da malattie del nervo acustico o delle aree acustiche del cervello.

Cosa fare

Anche se -giusto ripeterlo- l’acufene non è una malattia ma una condizione che nella maggior parte dei casi si risolve da sola, non deve essere comunque sottovalutato. È difficile che si manifesti nei neonati, ma molto più comune in bambini tra i tre e i nove anni, soprattutto se questi soffrono d’otite, malattia che colpisce più spesso soggetti in questa fascia d’età. Se sospetti che il tuo bambino soffra questa condizione, è necessario non sottovalutarla: come prima cosa portalo dal tuo pediatra di fiducia, saprà sicuramente consigliarti uno specialista a cui rivolgerti.

Se è già in un’età in cui riesce ad impegnarsi in una discussione, impegnati a rassicurarlo, spiegandogli che è una condizione piuttosto comune, non particolarmente grave e che nella maggior parte dei casi si risolve naturalmente nel giro di poco tempo. Può essere utile, anche per un neonato, la presenza di suoni di sottofondo che renderanno i rumori prodotti dall’acufene meno evidenti nella percezione del bambino. Un comportamento che il genitore deve in ogni caso avere è quello di stare vicino al bambino, aiutarlo a rilassarsi, soprattutto nelle ore serali prima di andare a dormire. I bambini che soffrono di disturbi all’orecchio spesso fanno molta fatica ad addormentarsi, può essere quindi essenziale la rassicurazione di un genitore. Ricordiamo che in ogni caso la prima cosa da fare è rivolgersi ad uno specialista.

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