Bambini, telefonini e genitori. Affinita (Moige): “Neppure gli studenti più grandi sono immuni da usi impropri”

Le conseguenze dell’uso dei telefonini nei giovanissimi preoccupano sia negli aspetti relativi al benessere che per quelli di apprendimento. Ne abbiamo parlato con Antonio Affinita, direttore generale del Moige (Movimento italiano genitori)

di Manuela Vacca

 

Le tecnologie del digitale hanno cambiato radicalmente il modo in cui le persone interagiscono e mediano le loro relazioni. Quando si tratta di bambini la complessità aumenta. Si sono moltiplicati gli studi scientifici ed è appurato che l’utilizzo ormai globale di smartphone e social media ha trasformato profondamente l’infanzia e l’adolescenza, con pericolose conseguenze nello sviluppo dell’essere umano.

Social e minori

Lo scorso anno l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, aveva ben denunciato la crescita preoccupante nell’uso problematico dei social media tra gli adolescenti, con significativa diffusione di fenomeni di dipendenza quali l’incapacità di controllare l’uso degli smartphone, sintomi da astinenza e il trascurare altre attività con conseguenze negative sulla vita quotidiana. A parte i fenomeni di cyberbullismo, continuano a mietere vittime tra i giovanissimi le sfide virali sui social.

A scuola

Nel 2024 l’Ocse evidenziava gli effetti negativi dell’uso di smartphone e social media sul rendimento scolastico. Sempre più Paesi europei bandiscono i telefonini dalle scuole. In Italia, dal prossimo anno scolastico, il divieto degli smartphone in orario scolastico sarà esteso anche agli istituti superiori.

Genitori e tutela dei minori

Di queste tematiche si occupa anche il Moige, Movimento Italiano Genitori, da 25 anni in prima linea nella tutela dei minori e nella denuncia dei pericoli e delle minacce per i bambini. Per il Moige è il direttore generale Antonio Affinita a rispondere alle domande di Mamme Magazine.

Il movimento si è sempre occupato di bambini e adolescenti e uso del telefonino. Dal vostro osservatorio, cosa è cambiato dai primi anni Duemila a oggi?

“In poco più di vent’anni l’esperienza dei minori con il telefono è stata stravolta. All’inizio possederlo era prerogativa degli adolescenti, mentre oggi viene richiesto già alle primarie; il cellulare è passato da semplice strumento per chiamate e sms a mondo per accedere senza filtri a social, videogiochi, video brevi e micro-transazioni. Il tempo online si è dilatato da pochi minuti a diverse ore continuative, spesso concentrate nelle ore serali. Sono emersi rischi prima impensabili, come cyberbullismo, sexting, challenge estreme o dipendenze da gaming mobile, ma fortunatamente è cresciuta anche la consapevolezza sociale: istituzioni, scuole e famiglie parlano finalmente di educazione digitale con serietà”.

Dal prossimo anno scolastico l’uso dei telefonini a scuola sarà vietato anche alle superiori. Lo scorso anno vi eravate espressi a favore della decisione di bandirlo alle elementari e medie. Qual è la vostra posizione sullo stop nei confronti di ragazzi più grandi?

“Come Moige sosteniamo con convinzione l’estensione del divieto perché la scuola deve restare un luogo di apprendimento e relazione reale, non di distrazione costante. Neppure gli studenti più grandi sono immuni da usi impropri: circolazione di foto intime, scommesse online durante la lezione o plagio mediato dall’IA ne sono esempi concreti. Al contempo crediamo che il docente possa integrare in aula dispositivi digitali controllati, ad esempio tablet forniti dall’istituto e limitati alle sole funzioni didattiche.

Sul divieto del telefonino a scuola, lo scorso anno aveva dichiarato “È, però, importante che docenti e genitori condividano una linea educativa, collaborando e coordinandosi, per il bene dell’educazione dei nostri ragazzi”. Questo patto di corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia si sta realizzando o come occorre intervenire?

“Negli ultimi anni molte scuole hanno inserito regole chiare nell’atto di corresponsabilità firmato all’inizio dell’anno. Sono nati sportelli di ascolto e serate formative in collaborazione con i nostri esperti. Tuttavia manca ancora una visione comune su tempi d’uso domestico, sanzioni condivise e continuità fra attività didattica digitale e vita privata. Occorre perciò approvare linee guida d’istituto insieme ai rappresentanti dei genitori, offrire corsi periodici di educazione digitale rivolti non solo agli studenti ma anche a docenti e famiglie e nominare un referente d’area digitale che coordini gli interventi.

Educazione dei ragazzi e divieti: vietare e basta è un’azione efficace sul piano educativo oppure bisogna agire su altri fronti?

“Il divieto costituisce il primo passo perché crea subito un perimetro di sicurezza, ma da solo non sviluppa competenze critiche. Va accompagnato da programmi di cittadinanza digitale che insegnino diritti, doveri e conseguenze online, da attività che allenino l’autoregolazione nel tempo di connessione e da alternative concrete quali sport, musica, volontariato o semplici spazi di socialità offline”.

E i genitori come devono agire?

“In questo percorso i genitori devono agire da modelli coerenti limitando il proprio uso di smartphone in famiglia, fissando regole condivise su orari e “zone phone-free”, ricorrendo ai sistemi di parental control come supporto (non sostituto) del dialogo e mantenendo un atteggiamento aperto e non giudicante affinché i figli li percepiscano come primo punto di riferimento. In sintesi, l’obiettivo resta formare ragazze e ragazzi liberi, competenti e responsabili attraverso un’alleanza educativa solida fra scuola e famiglia, nella quale il divieto dello smartphone a scuola diventa parte di una strategia più ampia, positiva e centrata sul bene dei minori”.

Foto: Pixabay

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