Studenti e telefonini a scuola: secondo i dati il divieto di uso in classe migliora rendimento e socializzazione

In Europa i ministri dell’Istruzione stanno intervenendo per bandire i device durante le ore di lezione e, in alcuni casi, anche nelle pause. Il benessere dei giovanissimi e il loro rendimento a scuola sono oggetto di analisi

di M.V.

Da settembre il divieto dei telefonini in orario scolastico varrà, oltre che per le scuole primarie, anche alle superiori. La decisione del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara dovrebbe portare benefici sul piano del rendimento scolastico. Tra i paesi europei che hanno preso provvedimenti c’è anche l’Olanda: qui quasi i due terzi degli istituti secondari hanno bandito i device tra gli allievi da gennaio 2024.

Il caso spagnolo

No agli smartphone a lezione in Spagna, dove il telefonino non entra in classe da parecchi anni nelle scuole di diverse regioni. A settembre dello scorso anno è intervenuto persino il Garante della privacy spagnolo con le linee guida su “Responsabilità e obblighi nell’uso dei dispositivi digitali mobili nell’istruzione prescolare, primaria e secondaria”. Il telefono può essere uno strumento pericoloso e per il garante le scuole sono responsabili in caso di danni alla privacy degli studenti derivanti dall’uso di app e servizi didattici.

Danimarca e Francia

In Danimarca, salvo le dovute eccezioni per gli studenti con bisogni educativi speciali, il ministro dell’Istruzione danese ha proibito il telefono a scuola agli studenti tra 7 e 17 anni, persino nelle pause e non solo nelle ore di lezione. Lo scopo: preservare il benessere dei giovani allievi. Anche la Francia bandisce i telefonini dal prossimo anno scolastico per tutelare la fascia 11-15 anni, dopo un test su un centinaio di istituti scolastici: i ragazzi e le ragazze delle scuole medie dovranno chiudere i loro smartphone negli armadietti o in un box per riprenderli al termine della giornata.

Gli studi olandesi

Lo stop agli smartphone funziona secondo l’indagine redatta da un centro olandese specializzato in conduce ricerche nel campo dell’istruzione, della formazione, dell’educazione e dell’assistenza ai giovani. Il Kohnstamm Instituut ha infatti condotto uno studio coinvolgendo oltre 600 dirigenti scolastici da scuole di ogni livello. Emerge che i giovani, costretti a rinunciare ai loro loro telefoni, fanno meno fatica a socializzare. Il ricercatore Alexander Krepel sottolinea che talvolta i litigi aumentano ma il clima è più sereno nelle interazioni con i coetanei (59 per cento) e ci sono risposte positive anche contro il bullismo. Sul fronte dell’apprendimento, si registra tra gli allievi delle scuole secondarie una maggiore facilità nella concentrazione durante le spiegazioni del docente o su un’attività assegnata (75 per cento) e sul rendimento scolastico (28 per cento).

Scuole soddisfatte

Il 99 per cento delle scuole secondarie ha una politica sui cellulari basata sul farli lasciare a casa o consegna dei telefoni all’inizio delle lezioni. Da quando è entrato in vigore l’accordo, gli studenti portano meno spesso il cellulare a scuola. Alcuni degli insegnanti intervistati hanno parlato anche degli effetti negativi, quali una crescita del carico di lavoro dovuto all’applicazione della legge, gli adeguamenti necessari nella comunicazione verso gli studenti e un aumento di bullismo. Le scuole citano i seguenti fattori di successo per politiche fattibili: comunicazione chiara, applicazione collettiva e alternative all’uso del telefono durante le pause. Il 51 per cento delle scuole si ritiene soddisfatto dello strumento politico. L’accordo è apprezzato come “supporto”, soprattutto nella comunicazione con genitori e studenti. Il 33 per cento auspica una legislazione più incisiva.

La ricerca inglese: non basta la scuola

Lo scorso febbraio è stato pubblicato su Lancet Regional Health Europe uno studio dell’Università di Birmingham su 1227 studenti di 30 scuole inglesi, 20 delle quali avevano in atto varie forme di politiche restrittive per l’uso del telefono. Per la ricerca non c’era alcuna differenza nei risultati per gli studenti appartenenti a istituti scolastici che vietano l’uso degli smartphone durante l’intera giornata scolastica, inclusi benessere mentale, ansia e depressione, attività fisica e sonno, risultati scolastici in inglese e matematica o di disturbo in classe. Qui è emerso che il divieto degli smartphone a scuola ha portato a una lieve diminuzione nell’uso dei telefoni (circa 40 minuti) e dei social media (circa 30 minuti). Tra gli autori della ricerca, la professoressa Miranda Pallan dell’Università di Birmingham, impegnata negli studi sulla salute di ragazzi e adolescenti, precisa: “Il nostro studio suggerisce che le politiche scolastiche non sono la soluzione definitiva per prevenire gli effetti negativi dell’uso degli smartphone e dei social media. Lo studio mostra che le politiche restrittive sull’uso ricreativo dei telefoni nelle scuole non portano a risultati migliori tra gli studenti, ma che affrontare l’uso complessivo dei telefoni dovrebbe essere una priorità per migliorare la salute e il benessere degli adolescenti”.

I dati citati nella circolare del ministro

Il documento ministeriale ha fatto invece riferimento allo studio Ocse del 2024 che evidenziava gli effetti negativi dell’uso di smartphone e social media sul rendimento scolastico. Sempre lo scorso anno l’Organizzazione mondiale della sanità, nel rapporto “A focus on adolescent social media use and gaming in Europe, central Asia and Canada”, aveva denunciato un aumento significativo nell’uso problematico dei social media tra gli adolescenti, con significativa diffusione di fenomeni di dipendenza quali l’incapacità di controllare l’uso degli smartphone, sintomi da astinenza e il trascurare altre attività con conseguenze negative sulla vita quotidiana.

Secondo l’Iss – Istituto Superiore di Sanità, l’uso problematico dello smartphone colpisce più del 25 per cento degli adolescenti, con effetti negativi su sonno, concentrazione e relazioni. Inoltre, nel Rapporto Istitan 23-25, si sottolinea che, nella fascia di età compresa tra i 14 e i 17 anni, la dipendenza dai social media è associata a un peggiore rendimento scolastico rispetto a chi non ne è dipendente.

Foto: Pixabay

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