Sullo svezzamento ci sono falsi miti. Ne parla a Mamme Magazine la specialista Angelica Dessì, che fornisce preziosi consigli ai genitori
di Manuela Vacca
Nella vita del bambino lo svezzamento è un passaggio assai delicato e fondamentale per porre le basi per una buona educazione alimentare. Nell’intervista di Mamme Magazine spiega nei dettagli questa fase Angelica Dessì, professoressa di Pediatria all’Università degli Studi di Cagliari, formatrice per l’allattamento Oms e Unicef, autrice di oltre cento pubblicazioni scientifiche e di due libri per i genitori (“Come diventare genitori esperti in pochi giorni” e “Come diventare genitori esperti nello svezzamento”). La specialista è inoltre referente dell’ambulatorio Sos Mami dell’Aou di Cagliari per il sostegno all’allattamento e nel post-partum.
L’atto di nutrire è un aspetto importantissimo anche sotto il profilo della relazione madre-figlio: come si può gestire al meglio il passaggio dalle braccia materne al seggiolone?
Il passaggio all’alimentazione complementare è inoltre un momento delicato per la corretta crescita e il neurosviluppo del bambino. Qual è il momento giusto per iniziare senza abbandonare precocemente l’allattamento?
“L’allattamento non dovrà essere abbandonato ma continuerà a richiesta sino a che mamma e bambino lo desiderano. La capacità di iniziare ad introdurre il cibo diverso dal latte non dipende solo da maturazione intestinale e dallo sviluppo del rene ma anche dal raggiungimento di tappe del neurosviluppo. L’adeguatezza dei nutrienti sia del latte materno che delle formule nei primi sei mesi è stata dimostrata sia dall’Oms e dall’Efsa. Perchè i sei mesi? Perchè a questa età il 97 per cento dei bambini ha raggiunto delle tappe fondamentali: lo stare seduto stabilmente con appoggio, ha un buon controllo del capo, che non ciondola, e un buon tono assiale; poi inizia a mostrare interesse verso il cibo (si porta le cose alla bocca, primi movimenti mandibolari, esprime i segnali di fame e sazietà); ha perso il riflesso di estrusione della lingua, un riflesso arcaico neonatale di protezione che porta il bambino a spingere fuori con la lingua tutto quello che non è liquido”.
Un genitore avrà molti dubbi. Quali sono gli apporti giusti?
“Dobbiamo ricordaci che i bambini sotto l’anno hanno un’innata abilità a regolare il loro introito energetico. Per quanto riguarda l’appetito esiste una stretta relazione con il comportamento alimentare che è influenzato dalla genetica, dal sociale e dall’ambiente. Le preferenze innate sono modulabili con l’esperienza: è di fondamentale importanza l’esempio della famiglia facendo molta attenzione ai comportamenti. Il consiglio è quello di fare sempre delle proposte salutari, con porzioni corrette e un atteggiamento neutrale”.
Quando si può prevenire obesità e diabete?
“La prevenzione dovrebbe iniziare il più precocemente possibile, sin dalla gravidanza. Ciò assume ancora più importanza alla luce dell’attuale crescente aumento, sia in età pediatrica che adolescenziale, dell’obesità e dei disturbi del comportamento alimentare. Infatti, i dati in merito sono allarmanti: stime Unicef del 2022, riportano 37 milioni di bambini sotto ai cinque anni e di 65 milioni di ragazze e 94 milioni di ragazzi tra i cinque e 19 anni, affetti da sovrappeso e obesità. Dati ancora più attuali della Ncd Risk Factor Collaboration stimano globalmente più di un miliardo di persone affette da obesità, di cui 159 milioni bambini e adolescenti di età compresa fra cinque e 19 anni”.
In che modo bisogna operare per prevenire il rischio di malattie croniche non trasmissibili?
“Sono ormai robuste le evidenze scientifiche a supporto dell’importanza di una corretta nutrizione sin dalle più precoci epoche dello sviluppo, ovvero i primi mille giorni di vita (dal concepimento ai due anni d’età). Ciò risulta fondamentale per intraprendere strategie preventive realmente efficaci nei confronti delle malattie croniche non trasmissibili. Difatti, in questo delicato periodo dello sviluppo, caratterizzato da una rapida crescita dei tessuti (basti pensare che lo sviluppo del cervello non ha eguali in altre epoche della vita), l’interazione fra fattori genetici ed epigenetici, può avere un impatto rilevante sulle modifiche adattative all’ambiente e conseguenti implicazioni in termini di salute”.
Proviamo a dare una guida pronta per l’uso: quali sono i miti falsi miti da sfatare?
“Basandomi sul documento intersocietario di cui faccio parte – Raccomandazioni Italiane sull’alimentazione complementare come strumento per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili – possiamo sfatare alcuni miti:
1. Se si allatta con latte formulato posso iniziare prima lo svezzamento.
Falso. Nei lattanti sani sia allattati al seno sia con latte artificiale con un incremento staturo-ponderale corretto, l’alimentazione complementare non deve essere introdotta prima dei sei mesi di vita: entrambi i latti sono nutrizionalmente adeguati sino a quell’età.
2. Gli alimenti allergizzanti non posso introdurli dall’inizio.
Falso. Non è raccomandato ritardare l’introduzione di determinati alimenti allergizzanti. Anzi, nei bambini a rischio allergico occorre introdurre i cibi potenzialmente allergizzanti secondo le stesse modalità dei non a rischio, ovvero dai sei mesi di vita.
3. Devo seguire inizialmente uno schema con brodo vegetale, farine e omogeneizzati di carne.
Falso. È sconsigliato seguire gli schemi rigidi di inserimento dei diversi cibi con pappe incolori, inodori e insapori che non stimolerebbero mai i cinque sensi del bambino. Inoltre è preferibile utilizzare i cibi freschi cercando di variare ad es le quote proteiche e dei carboidrati (seguendo i suggerimenti della piramide alimentare).
4. Devo sostituire il pasto del latte materno con il pranzo.
Falso. L’allattamento dovrà continuare a richiesta e non dobbiamo far arrivare il bambino “affamato” all’ora del pasto in quanto non vivrebbe questo momento con serenità e l’approccio non potrà essere quello adeguato.
5. Posso dare i dolci dai sei mesi.
Falso. Le linee guida sconsigliano gli zuccheri aggiunti sotto i 2 anni di età. Andrebbero consumati solo gli zuccheri in forma naturale, per esempio latte e frutta. Oltre che farvorire la carie, gli zuccheri potrebbero essere un rischio per l’insorgenza di malattie croniche come quelle cardiache, l’obesità e le malattie metaboliche.
6. L’uovo: posso darlo solo dopo l’anno di vita
Falso. Quanto è più varia la dieta nel primo anno di vita, minore è l’incidenza delle problematiche allergiche. Anche nei bambini con dermatite atopica o a rischio l’introduzione delle uova di gallina, al fine di prevenire l’allergia, è raccomandata purché queste siano ben cotte e non crude o pastorizzate.
7. Devo iniziare lo svezzamento con i fruttini.
Falso. Secondo gli studi scientifici sappiamo che la percezione positiva associata al sapore dolce nasce nel bambino già durante l’ultima parte della gravidanza. È proprio questo meccanismo che sembrerebbe favorire l’allattamento ma anche la predilezione da parte dei più piccoli verso i sapori dolci. È quindi possibile che alcuni bambini siano più portati a preferire il gusto dolce e invece a mal tollerare o richiedere più tempo per accettare il cibo salato. Quindi è meglio iniziare anche con altri cibi come, ad esempio, le verdure, magari cotte a vapore.
8. Se il bambino fa una brutta faccia devo smettere di proporre quel cibo.
Falso. È importante sapere che l’esperienza precoce e ripetuta è fondamentale per l’accettazione dei cibi: si è visto come siano necessarie sino a otto-dieci esposizioni a un alimento prima che questo venga accettato. Anche se inizialmente sembra non gradito e c’è qualche faccia di disgusto è consigliato quindi continuare a proporre il cibo magari anche in maniera differente senza mascherarne il sapore e chiaramente senza insistere se c’è un rifiuto”.
Foto: Pixabay
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