Reflusso, incubo estivo per un italiano su quattro

Tra caldo, disidratazione, cambiamenti nelle abitudini alimentari e un rallentamento della digestione il reflusso gastroesofageo può peggiorare. Ci sono i modi di alleviare i sintomi, ma nei casi più gravi e refrattari ai farmaci, sono disponibili tecniche chirurgiche innovative e personalizzate e definitive

di Redazione Mamme Magazine

 

Caldo e cambiamenti alimentari dovuti magari alle vacanze portano a un peggioramento estivo dei sintomi del reflusso gastroesofageo, una patologia che colpisce fino al 20 per cento della popolazione italiana (11,5 milioni di persone). Riguarda un italiano su quattro, alle prese con fattori quali disidratazione e una digestione più lenta, i mesi più caldi diventano spesso un incubo per chi ne soffre.

Tuttavia, per i casi più gravi o refrattari alla terapia medica, le moderne tecniche chirurgiche offrono soluzioni efficaci, personalizzate e potenzialmente definitive, come emerge tra gli specialisti nel corso del secondo congresso “Hot Topics in Functional Digestive Surgery Meeting”, promosso dall’Ospedale Buon Consiglio Fatebenefratelli di Napoli e dalla Società Italiana Unitaria di Colon-Proctologia (SIUCP). L’evento in corso a Napoli, è dedicato alle patologie funzionali dell’apparato digerente.

Sottolina Adolfo Renzi, responsabile dell’Unità Operativa delle Malattie Funzionali dell’Esofago e del Colon-Retto dell’Ospedale Buon Consiglio Fatebenefratelli di Napoli, che “queste disfunzioni possono interessare ogni segmento dell’apparato digerente, in particolare le giunzioni esofago-gastrica e retto-anale, presentando spesso un decorso prolungato con sintomi che incidono significativamente sulla qualità della vita dei pazienti”, e precisa: “Negli ultimi anni, la chirurgia ha assunto un ruolo cruciale nel trattamento di queste condizioni, tra cui la malattia da reflusso gastroesofageo (Mrge), la sindrome da defecazione ostruita e il Mrge nei pazienti eleggibili alla chirurgia bariatrica. Tuttavia, la determinazione delle indicazioni e dei limiti appropriati per questi interventi rimane un argomento di intenso dibattito tra gli specialisti”.

Cause e sintomi del reflusso esofageo

A spiegare causa e sintomi è sempre Renzi: “Questo disturbo si verifica in presenza di alterazioni nella funzionalità del cardias (la valvola tra esofago e stomaco) e di un‘ernia iatale, una condizione in cui una parte dello stomaco risale attraverso il diaframma, un muscolo che separa il torace dall’addome, nello spazio normalmente occupato solo dall’esofago”.

Lo specialist avverte che anche alimentazione scorretta e obesità aumentano la pressione addominale, facilitando il reflusso. E il caldo estivo può esacerbare i sintomi del svariate maniere. “In primis favorendo la disidratazione – sottolinea Renzi –. Un apporto insufficiente di acqua porta a una ridotta diluizione degli acidi gastrici, aumentandone l’acidità. A questo si aggiungono i cambiamenti nelle abitudini alimentari: in estate si tende a consumare spesso più cibi piccanti, oleosi e freddi, che possono scatenare il reflusso acido. Le alte temperature, inoltre, possono rallentare la digestione, causando gonfiore e acidità. Infine, con l’aumento della sudorazione e della perdita di elettroliti si può compromettere la funzionalità dello stomaco, provocando un accumulo di acido”.

Come rimediare

La riduzione del peso corporeo e la correzione delle abitudini alimentari sono le prime cose da fare. Occorre dire addio a cibi grassi o fritti, pomodori, agrumi, cipolla cruda, aglio, cioccolato, menta, caffè, tè nero, bevande gassate, alcolici, formaggi stagionati, insaccati e spezie piccanti. Si consiglia di mangiare pasti piccoli e frequenti, lentamente, e di non sdraiarsi subito dopo aver mangiato. “È fondamentale che le persone siano consapevoli di come le abitudini estive possano influenzare la loro salute digestiva – afferma Renzi -. Mentre l’idratazione e una dieta attenta sono cruciali per gestire l’acidità stagionale, per i pazienti con reflusso cronico o severo, la chirurgia rappresenta un’opzione di trattamento importante e spesso risolutiva”.

La diagnosi

Se i sintomi restano gravi o refrattari alla terapia medica e il ricorso ai farmaci diventa cronico si può ricorrere alla chirurgia. “In questo caso – aggiunge Renzi – è importante effettuare una diagnosi accurata in grado di determinare esattamente le cause del reflusso e da cui dipende la scelta della tecnica chirurgica chirurgica. La diagnosi accurata del reflusso si avvale di strumenti come l’endoscopia digestiva alta (gastroscopia), la pH-metria delle 24 ore (misurazione dell’acidità esofagea), la manometria esofagea (valutazione della motilità e del tono dello sfintere esofageo inferiore)”.

La chirurgia

Sono diverse le opzioni chirurgiche oggi disponibili contro il reflusso gastroesofageo. La più tradizionale è la Fundoplicatio secondo Nissen, in cui il fondo dello stomaco viene avvolto attorno all’esofago per creare un effetto ‘manicotto’ anti-reflusso. Offre buoni risultati nel controllo dei sintomi e nella gestione della disfagia post-operatoria, una complicanza frequente.

In alcuni centri italiani viene adottata la tecnologia dello sfintere esofageo magnetico. “Un anello di perline in titanio viene posizionato in laparoscopia attorno allo sfintere esofageo inferiore – spiega Renzi –. Grazie ad un effetto di attrazione magnetica si crea una zona di pressione che permette il passaggio del cibo ma blocca il reflusso. I vantaggi: maggiore standardizzazione della procedura minore disfagia post-operatoria”.

Tra le opzioni più recenti e innovative c’è il Reflux Stop, un dipositivo di silicone grande quanto una moneta da 1 euro, impiantanto sempre il laparoscopia. “Il dispositivo – spiega Renzi – ripristina la normale funzione dello sfintere esofageo senza comprimerlo, evitando gli effetti collaterali degli approcci chirurgici standard, consentendo dimissioni più rapide. Tutte queste innovazioni chirurgiche offrono ai pazienti soluzioni personalizzate e durature, migliorando significativamente la qualità della vita”.

Foto: Pixabay

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