Non bisogna sottovalutare il virus respiratorio sinciziale: può rappresentare gravi rischi per neonati, anziani e adulti fragili. Abbiamo chiesto a Caterina Rizzo, accademica dell’Università di Pisa, di rispondere alle domande di Mamme Magazine
di Manuela Vacca
Virus respiratorio sinciziale (Vrs o Rvs) è una causa comune di infezione dell’apparato respiratorio, specialmente nei neonati. Ma può creare serie conseguenze anche tra i bambini più gravi e sviluppare polmonite tra gli anziani e gli adulti fragili. Nonostante i dati di ricoveri e decessi nel mondo sono preoccupanti l’immunizzazione 2024-2025 è stata completata solo in quattro regioni. Intervistata da Mamme Magazine, la professoressa Caterina Rizzo, ordinaria di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Pisa, chiarisce le conseguenze di una mancata prevenzione: incide non solo sulla salute dei bambini ma anche sull’equilibrio economico e organizzativo delle famiglie.
Ben 3,5 milioni di ricoveri e 100mila decessi fra i bambini sotto i cinque anni per il virus: non sono cifre da ignorare. Come si può spiegare a un neogenitore che il rischio non va preso sottogamba?
“Il Vrs è un virus molto comune, ma nei bambini piccoli può diventare molto pericoloso. Il rischio di ospedalizzazione è massimo nel primo anno di vita, ma non si esaurisce lì: anche tra uno e due/tre anni di età può causare forme gravi, soprattutto in presenza di altri fattori di rischio. E non è tutto: sappiamo che una grave infezione da Vrs può portare esiti a lungo termine, come un’aumentata probabilità di sviluppare asma o wheezing (respiro sibilante) ricorrente”.
Le donne vaccinate in gravidanza garantiscono una protezione completa nei neonati?
“Sì, le mamme che si vaccinano in gravidanza trasferiscono gli anticorpi al feto, proteggendo il neonato nei primi mesi di vita, quando il suo sistema immunitario non è ancora pronto a difendersi. È una forma di amore e di protezione che parte già prima che nasca. La vaccinazione materna è sicura e raccomandata proprio per questo motivo contro la pertosse, l’influenza ed il Covid”.
Stessa cosa per gli anziani. Cosa ci dicono i “freddi” dati?
“Il Vrs può essere grave anche per gli anziani. I “freddi” dati ci dicono che ogni anno in Europa ci sono oltre 270mila ricoveri e più di 20mila decessi per Vrs tra gli over 60. È un virus che non colpisce solo i piccoli: anche gli anziani e i fragili vanno protetti con strategie vaccinali mirate. Si stima che in Italia nel 2019 si sono verificati circa 290.000 casi di infezioni respiratorie acute da Rsv, con 26mila ospedalizzazioni e 2mila decessi correlati in ambito ospedaliero”.
Cittadinanza attiva con Osservatorio VRS ha presentato dieci proposte che puntano al coordinamento strategico a livello nazionale e al potenziamento della comunicazione da parte di Istituzioni ed operatori sanitari. In generale, come si può agire per migliorare la prevenzione a livello nazionale?
“Prevenire efficacemente il Vrs non è solo una questione clinica, ma di organizzazione, equità, comunicazione e fiducia. Le istituzioni, con il supporto di cittadini consapevoli e operatori sanitari formati, possono fare molto per trasformare la protezione in un diritto reale per tutti. Al momento tutte le regioni si sono attivate ma con offerte diverse a seconda del mese di nascita dei bambini (da gennaio o da aprile oltre ai nati a ridosso o durante le stagioni autunnale e invernale)”.
Nell’ultimo quinquennio, probabilmente per i fatti pandemici, c’è una estesa disaffezione alle campagne di vaccinazione. È necessaria una nuova campagna di sensibilizzazione per far capire che abbattere il rischio significa aumento di qualità della vita per l’intero nucleo familiare o ci sono altre strade da prendere?

“Comunicare la prevenzione non è un dettaglio accessorio, ma parte integrante dell’intervento sanitario. Non si tratta solo di informare, ma di creare consapevolezza. Oggi sappiamo con chiarezza quali possono essere le conseguenze della mancata immunizzazione nei neonati. Abbiamo appena pubblicato nuovi dati sull’impatto economico dell’Rsv in Italia nei bambini sotto i cinque anni. Emerge un quadro significativo anche quando l’infezione è gestita esclusivamente a livello di assistenza primaria, senza bisogno di ricovero: il costo diretto medio per episodio di Rsv è di 142 euro per episodio totale (175 euro nei bambini sotto l’anno di età e 122 euro tra uno e cinque anni). Se consideriamo anche i costi indiretti – come le giornate di lavoro perse dai genitori – il costo medio per ogni episodio sale a 615 euro (418 euro nei bambini sotto l’anno e 723 euro nei bambini tra uno e cinque anni). Numeri che parlano chiaro: prevenire non è solo proteggere la salute dei bambini, è anche tutelare l’equilibrio economico e organizzativo delle famiglie. Per questo serve una nuova strategia nazionale di comunicazione sulla prevenzione, condivisa tra Ministero della Salute, Regioni e associazioni di pazienti, e che coinvolga in modo attivo anche i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, gli specialisti e le farmacie, come presìdi di prossimità e ascolto. Serve un linguaggio semplice ma scientificamente solido, capace di arrivare alle famiglie là dove si informano e prendono decisioni. Solo così si potrà ricostruire un clima di fiducia intorno alla prevenzione, e garantire una protezione concreta ai più piccoli e alle popolazioni fragili, come i cronici e gli over 65enni”.
Da un lato c’è la scienza, che ha fatto progredire l’uomo nei secoli nei diversi campi e sostenuto l’allungamento delle aspettative di vita. Dall’altro si assiste a passi indietro e a falsi miti, sino a vere e proprie fake news, come nel caso dell’aumento del morbillo. Con quali pericoli la comunità scientifica e la cittadinanza potrebbero doversi misurare presto?
“Il rischio che i progressi della scienza vengano minati dalla disinformazione, dall’indifferenza e dalla perdita di fiducia è oggi reale. I pericoli con cui dovremo presto misurarci non sono solo teorici: sono già visibili come il ritorno del morbillo, disuguaglianze nell’accesso alla prevenzione nelle diverse regioni, saturazione del sistema sanitario, se la prevenzione viene trascurata, il sistema sanitario si troverà a gestire un carico crescente di malattie evitabili”.
Da scienziata che appello rivolge alle mamme e ai neogenitori in generale?
“La prevenzione è un gesto d’amore. È dire al proprio bambino/a “ti proteggo”, prima ancora che tuo/a figlio/a possa dirti “ho bisogno di te”. Fidarsi della scienza, fare domande, cercare risposte nelle fonti giuste, pretendere chiarezza. Siete voi, ogni giorno, a compiere scelte che costruiscono il futuro per voi ed i vostri figli/e. E oggi, quel futuro può essere più sicuro, più sano, più sereno, noi, come medici, siamo qui per accompagnarvi”.
Foto: Pixabay
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