Dalla fotografia 2025 degli indicatori Istat di “Noi Italia – 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo 2025” si conferma che l’età del parto è sopra i trent’anni e che l’Italia è tra i paesi dell’Unione europea a più bassa fecondità
di Redazione Mamme Magazine
Il numero medio di figli per donna è sotto alla soglia minima per garantire il ricambio generazionale. Il dato emerge dai dati Istat che nella piattaforma web “Noi Italia – 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” fornisce una serie di indicatori per conoscere i diversi fenomeni dell’Italia (demografici, economici, sociali e ambientali), le differenze regionali che la caratterizzano e la sua collocazione nel contesto europeo.
Nell’edizione 2025 si sottoline ache nel 2023 il numero medio di figli per donna è pari a 1,20 (1,24 nel 2022), valore di gran lunga inferiore alla soglia minima per garantire il ricambio generazionale (circa 2,1 figli). L’età media della madre al parto è di 32,5 anni.
Sardegna ai minimi
A livello regionale, mentre nella Provincia autonoma di Bolzano si registra il valore più alto (1,57), la Sardegna presenta il più basso livello di fecondità (0,91) e è tra le regioni, insieme alla Basilicata, in cui si riscontrano le maggiori perdite di popolazione (-5,8 per mille nell’isola). Nella graduatoria europea, l’Italia è tra i paesi dell’Unione a più bassa fecondità e tra quelli con il calendario riproduttivo più posticipato.
La popolazione
A inizio gennaio 2024, con il 13,2 per cento dei 449 milioni di abitanti dell’Unione europea, l’Italia (59 milioni) viene confermata tra i primi paesi per importanza demografica, dopo Germania (84 milioni) e Francia (68 milioni). Oltre un terzo dei residenti è concentrato in sole tre regioni: Lombardia, Lazio e Campania.
Nel 2023, in Italia il lieve calo della popolazione (-0,4 per mille rispetto all’anno precedente) è frutto di una dinamica naturale sfavorevole da eccesso di decessi sulle nascite ma compensata da una dinamica migratoria (in aumento rispetto al 2022) e dai movimenti migratori con l’estero di segno positivo.
Sono il Mezzogiorno (-0,4 per cento) e, in misura minore, il Centro (-0,1 per cento) a essere interessati dal decremento demografico. Infatti si segnala un aumento della popolazione nel Nord (+0,2 per cento), riconducibile in larga parte a una dinamica migratoria decisamente positiva.
La speranza di vita: si vive più a lungo al Nord
L’Italia è tra i paesi europei con la speranza di vita alla nascita più elevata. Nel 2024 è di 81,4 anni per i maschi e di 85,5 per le femmine, con un incremento di circa 5 mesi per entrambi rispetto all’anno precedente. L’indicatore, dopo il decremento registrato nel 2020, mostra un progressivo aumento a partire dal 2021, sia per la popolazione maschile sia per quella femminile. Si vive mediamente più a lungo nel Nord, soprattutto in Trentino-Alto Adige/Südtirol, in testa con un valore per le femmine pari a 86,7 e per i maschi pari a 82,7. Alla Campania va il valore minimo della speranza di vita sia per i maschi (79,7 anni) sia per le femmine (83,8 anni).
Le nozze e divorzi: in Sardegna ci si sposa meno e si divorzia di più
Se si confronta con gli altri paesi dell’Unione europea, l’Italia è il paese con il quoziente di nuzialità più basso. Sono 184.207 i matrimoni celebrati nel Paese nel 2023. Dopo la ripresa che ha caratterizzato il 2022, il numero di celebrazioni diminuisce di nuovo (- 2,6 per cento rispetto all’anno precedente). Il quoziente di nuzialità, pari a 3,1 per mille abitanti, torna al valore registrato nel 2021. Fatta eccezione per la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (4,1 per mille), le regioni con il quoziente più alto sono ancora quelle del Mezzogiorno, in particolare la Sicilia (3,7 per mille), la Campania (3,6 per mille) e la Calabria (3,5 per mille). I quozienti più bassi si registrano invece in Sardegna (2,6 per mille), Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Molise e Marche (tutte con un valore pari al 2,8 per mille).
Nel 2023, in Italia, le separazioni sono complessivamente 82.392 (-8,4 per cento, rispetto al 2022); nello stesso anno, si registrano 79.875 divorzi (-3,3 per cento, rispetto all’anno precedente). Il tasso di separazione per 10 mila abitanti (14,0 per 10 mila abitanti, a livello nazionale) raggiunge il picco in Sicilia (17,1 per 10 mila abitanti), seguita da Campania (16,8 per 10 mila abitanti. Il tasso di divorzialità (13, 5 per 10 mila abitanti, a livello nazionale) raggiunge i suoi valori più alti in Sardegna (15,8 per 10 mila abitanti) e Sicilia (15,7 per 10 mila abitanti), mentre il valore minimo si registra nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (9,3 per 10 mila abitanti).
La situazione economica in famiglia
Il reddito familiare netto medio annuo è di 35.995 euro nel 2022 ma, in ragione della distribuzione dei redditi asimmetrica, la metà delle famiglie non supera i 28.865 euro. La distribuzione del reddito a livello regionale mostra sostanziali differenze: nel 2022, le regioni con una concentrazione della distribuzione dei redditi più alta sono Calabria e Sicilia, mentre una maggiore omogeneità nella distribuzione si registra per Marche e Molise.
Nel 2023, in Calabria oltre 380 mila persone, pari al 20,7 per cento della popolazione residente, vivono in famiglie in condizione di grave deprivazione materiale e sociale. Nel Mezzogiorno il 9,8 per cento della popolazione residente (oltre 1,9 milioni di individui) vive in condizione di grave deprivazione, mentre nel Nord-est l’1,6 per cento (oltre 188 mila individui); in Emilia-Romagna poco meno dell’1 per cento degli individui (oltre 41 mila persone); nelle Marche l’1,0 per cento si trova in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (oltre 15 mila individui).
Foto: Pixabay
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