Adolescenza senza adulti, i giovani con e senza disabilità visiva del progetto Mizar

Un progetto inclusivo che ha creato un’autonoma comunità di adolescenti composta da vedenti e non vedenti . Hanno osservato e sentito il cielo tra i boschi della Sardegna e i radiotelescopi di Bologna. Mamma e papà? Sono rimasti a casa

di Manuela Vacca

 

“Il progetto Mizar ha cambiato il mio punto di vista sulla percezione del mondo. Prima facevo affidamento solo sui miei occhi per vedere, ma ho imparato che si può guardare anche con gli altri sensi. Ho conosciuto persone meravigliose, con cui ho avuto conversazioni molto interessanti. Ho riflettuto tanto. Ho imparato a prendermi cura di qualcuno, e a spiegare ciò che ci circonda”. A parlare è Margherita, una delle giovanissime che hanno partecipato al progetto ideato da Punti di Vista, associazione impegnata a realizzare un sogno e nuovi legami mettendo assieme ragazzi e ragazze vedenti e non vedenti.

L’associazione culturale, nata Cagliari nel 2006 ma che lavora per una rete in tutta Italia, punta a contribuire allo sviluppo della personalità individuale e della società secondo principi che si ispirano ad approcci ecologici, alla democrazia attiva e all’intercultura. Questa volta ha messo insieme tredici giovani tra i 12 e i 18 anni da diverse zone della Sardegna, con e senza disabilità visiva, in un linguaggio comune costruito passo dopo passo, per regalare una serie di occasioni e opportunità di socializzazione, conoscenza e inclusione.

Adolescenti in autonomia

Si è creata una comunità di adolescenti, come spiega a Mamme Magazine Martina Balloi, coordinatrice del progetto: “Tutto nasce dall’ascolto dei giovani che si raccontano nel nostro canale radio. Tra i loro desideri c’era la voglia di conoscere altri ragazzi e ragazze. Quindi, volevamo dare a tutti gli strumenti per stare insieme senza adulti, anche se giovani con disabilità visiva. I ragazzi vedenti sono diventati gli accompagnatori dei non vedenti e i primi hanno imparato moltissimo da chi vede il mondo con altri sensi”. Si sono creati legami profondi. “Entrambi hanno avuto benefici nello stare insieme e continuano a frequentarsi dopo il periodo trascorso per il progetto. Hanno persino creato una band”, precisa l’operatrice.

Ispirazioni celesti ed ecolocazione

Mizar è ispirato alla stella della costellazione dell’Orsa Maggiore ed è diventato simbolo pulsante, fatto di persone. Sotto il cielo stellato e i silenzi dei panorami isolani, i ragazzi e le ragazze coinvolti hanno imparato a orientasci con l’ecolocazione, ossia il sonar biologico che mammiferi come i pipistrelli utilizzano per orientarsi e muoversi nello spazio. C’è stato un approccio diretto con la natura, con le camminate nei boschi per ascoltare il battito degli alberi. E tutte le emozioni sono state custodite da Radio Elfi, altro progetto legato al ascolto della natura e dell’ecologia attraverso la produzione sonora.

Dagli alberi ai tortellini sino a “toccare” le stelle

Dalla quiete della natura incontaminata ai suoni cittadini: i giovani hanno lasciato l’isola per un viaggio a Bologna in collaborazione con l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza e l’Inaf-Osservatorio Astronomico del capoluogo emiliano. Hanno compiuto un’esperienza di tatto e suono, piena di linguaggi nuovi tra il museo tattile Anteros e il museo Tolomeo e la visita al campo del radiotelescopio di medicina, dove le parabole puntano al cielo. Inoltre, l’esplorazione al tatto dei pannelli sensoriali ha coinvolto tutti.

Addio ai telefonini

“Tra i tanti valori aggiunti, una fiducia sempre più forte da parte delle famiglie nei nostri confronti e verso i propri figli e figlie nel “lasciarli andare”: cosa non da poco, senza cellulari, fattore che ha permesso ai partecipanti di vivere in maniera ancora più immersiva questa esperienza, stando nel “qui e ora”, presenti a sé stessi e agli altri, concentrati nel prendere consapevolezza di un’autonomia possibile”, racconta Mara Lasi, presidente di Punti di vista. L’associazione è al lavoro: “Stiamo ora tessendo nuove reti, che porteranno nuove esperienze e forse ci spingeranno ancora più lontano”.

Gli adolescenti e l’inclusione

Alla fine di tutto? I legami sinceri, l’inclusione non come qualcosa da insegnare ma come occasione nata dalla frequentazione. “Abbiamo costruito – insieme – una comunità che non ha bisogno di muri per sentirsi casa”, dicono gli organizzatori.

 

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