Elogio del trauma: dopo un’esperienza dolorosa si può rinascere

Da Roberto Benigni a Jovanotti, da Oprah Winfrey a Bebe Vio: le esperienze traumatiche possono diventare punto di forza. A Mamme Magazine ne parla un’esperta

di Valeria Giamundo*

 

Il trauma è al centro di molte riflessioni nel campo della psicologia e della psicoterapia. Le statistiche parlano chiaro: una parte significativa della popolazione ha sperimentato almeno un evento traumatico nel corso della vita, e non pochi hanno affrontato traumi multipli. Le esperienze traumatiche possono manifestarsi in forme diverse: incidenti, perdite improvvise, violenza diretta o assistita, abusi, condizioni di povertà estrema o l’assenza di figure di riferimento nei momenti cruciali dello sviluppo.

Come terapeuta che si occupa di queste tematiche da diversi anni, so quanto il trauma lasci tracce profonde, soprattutto se vissuto in età precoce. Lavorare sul trauma significa aiutare il bambino (e con lui l’adulto che diventerà) a non restare imprigionato nei danni secondari dell’esperienza traumatica, ma a riscrivere il proprio futuro in una direzione di libertà e possibilità. L’elaborazione del trauma non cancella l’evento, ma può trasformarlo.
Ed è proprio qui che nasce il mio “elogio”: il trauma, per quanto doloroso, può diventare paradossalmente una forza vitale. Non si tratta di negare la sofferenza, ma di riconoscere che da essa possono nascere resilienza, determinazione, creatività e una spinta al cambiamento. In psicologia si parla di crescita post-traumatica, ossia la capacità di trovare un senso nuovo dopo la frattura, di scoprire risorse che non si sapeva di avere.

Dall’orfanotrofio alla Luxottica

A testimoniarlo molte biografie: Leonardo Del Vecchio, nato a Milano nel 1935, perde il padre prima della sua nascita e viene affidato all’orfanotrofio dei Martinitt all’età di sette anni. A quattordici anni inizia a lavorare come garzone in una fabbrica di medaglie e coppe, dove apprende il mestiere e inizia a risparmiare. A diciannove anni si iscrive ai corsi serali all’Accademia di Brera per studiare design e incisione. Nel 1961 si trasferisce ad Agordo, in provincia di Belluno, e fonda Luxottica, che diventerà il più grande produttore e rivenditore di occhiali al mondo. La sua storia è una delle più celebri di riscatto sociale e imprenditoriale in Italia.

Bebe Vio, colpita da meningite fulminante a soli 11 anni e costretta all’amputazione di braccia e gambe, è oggi campionessa paralimpica e simbolo di coraggio e vitalità. Roberto Benigni, cresciuto in condizioni di estrema povertà in una famiglia contadina, ha saputo trasformare le difficoltà in energia creativa, fino a vincere un Oscar con La vita è bella, un film che parla proprio di resilienza di fronte all’orrore. Jovanotti (Lorenzo Cherubini), rimasto orfano di madre in giovane età, ha raccontato come il dolore lo abbia spinto a cercare nella musica una via di espressione e rinascita.

Quando la sofferenza diventa azione

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, cresciuti in un contesto segnato dalla violenza mafiosa, hanno scelto di trasformare la paura e la perdita in una missione di giustizia, lasciando un’eredità morale incancellabile. Oprah Winfrey, cresciuta nella povertà e vittima di abusi, ha trasformato il proprio dolore in una forza comunicativa straordinaria, diventando una delle donne più influenti al mondo. Victor Frankl, sopravvissuto ai campi di concentramento, ha fondato l’analisi esistenziale e la logoterapia, dimostrando che il senso della vita può emergere anche dalle esperienze più disumane. Nelson Mandela, imprigionato per 27 anni, ha trasformato il trauma della prigionia in energia di riconciliazione e guida politica, diventando simbolo universale di libertà e giustizia.

Cosa permette a un individuo di trasformare il trauma in crescita? Innanzitutto, la presenza di relazioni significative: qualcuno che ascolta, riconosce il dolore e lo legittima. Poi, la possibilità di dare un senso all’accaduto, di inserirlo in una narrazione personale che non riduca la vita a una ferita, ma la apra a nuovi significati. Infine, la capacità di tradurre la sofferenza in azione: nell’arte, nello sport, nell’impegno sociale, nella dedizione al lavoro o nella cura degli altri.

Il trauma come occasione

Il trauma non è un bene in sé – e non lo sarà mai – ma può diventare un’occasione. Non si tratta di elogiare il dolore, bensì la sorprendente capacità dell’essere umano di rialzarsi, reinventarsi e trasformare la propria vulnerabilità in forza. In questo senso, l’esperienza traumatica, per quanto devastante, può diventare la radice di una vita piena, autentica e, a volte, anche straordinaria

 

* Valeria Giamundo, Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale; docente presso l’Humanitas di psicoterapia dell’età evolutiva; esperta di trauma e abuso all’infanzia, separazione e divorzio, ansia e depressione nei età evolutiva.

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