Adolescenza e aggressività, non servono i genitori amici

La fase adolescenziale è delicata e bisogna cogliere tutti i sintomi del disagio e di un’inaspettata aggressività. A Mamme Magazine la psicopedagogista Antonella Elena Rossi spiega che i genitori non devono avere timore di parlare ai figli: mai abbandonare il campo

di Emma Liorni

 

Ragazzi spaventati, feriti, arrabbiati e spesso troppo aggressivi. Il mondo virtuale, in particolare l’utilizzo dei social, ha complicato le relazioni e la regolazione emotiva dei più giovani e a farne le spese sono soprattutto gli adolescenti. È la serie “Adolescence” a mettere in luce il ruolo determinante dei social network nell’amplificare il disagio giovanile, provocato anche dal cyberbullismo, fino alle conseguenze più estreme. Ma di fronte alla nuova realtà quali strumenti hanno a disposizione, figli e genitori, per individuare tempestivamente il problema e affrontarlo in modo sano e costruttivo?

“L’adolescenza è un momento di grande distruttività, è molto importante cogliere i segnali di un disagio sin da subito e in questo il compito più importante lo hanno i genitori – spiega la psicopedagogista Antonella Elena Rossi -. Non si dovrebbero aspettare i 14, 15, 16 anni per rendersi conto che il proprio figlio ha atteggiamenti aggressivi, relegando l’errore nell’ambito di una ribellione adolescenziale. I bambini devono iniziare a interiorizzare le regole nei primi tre anni di vita e bisogna monitorare che siano in grado di rispettarle negli anni. Bisogna assicurarsi che abbiano interiorizzato il concetto di rispetto nelle parole e nei gesti. È inoltre importante che l’aggressività sia contenuta e incanalata in attività sane, senza mai mostrarsi  impauriti ma essendo autorevoli ma non autoritari. Quando i genitori hanno paura di parlare ai figli adolescenti hanno già perso”.

Mondi virtuali

“Importantissimo anche l’uso dei social, che deve essere molto controllato perché dà esempi sbagliati. Il mondo virtuale è egocentrato – osserva ancora l’esperta – l’altro non esiste, esistiamo solo noi, la nostra identità e quello che piace a noi. Non si entra in relazione con l’altro, che diventa un oggetto da manipolare e a volte anche da disprezzare nel caso in cui non restituisca quanto ci si aspetta o addirittura annientare. In una relazione vera esiste l’altro ed esiste il contatto, per cui bisogna far capire a questi ragazzi che la vita vera è da un’altra parte, non nei social”.

“Un’altra cosa da smettere di fare immediatamente è essere amici dei figli. Si tratta di due generazioni molto diverse ma anche vicine, ad esempio nel linguaggio. Bisogna mantenere la giusta distanza, non renderli partecipi di tutte le nostre fragilità né condividere con loro troppi momenti tra adulti. I genitori devono essere credibili, restare un punto di riferimento. Per esempio, non fa bene parlare ai figli delle proprie pene d’amore, fare in loro presenza battute a sfondo sessuale o andare a ballare insieme. Ugualmente non bisogna dare in mano al proprio figlio di 10, 11, 12, 13 anni il proprio cellulare, lasciando la possibilità di curiosare nelle chat, cosa che fanno per capire quanto il genitore è coerente in quello che fa e che dice. Con un adolescente non si può discutere, non si può negoziare, ma non si può mai neanche abbandonare il campo, questa è la regola”, conclude.

 

Foto: Pixabay

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