La Rete italiana città sane fotografa un paese dove quasi nessun adolescente si dedica ad attività sportiva quotidiana e un bambino su cinque è obeso prima dei dieci anni di vita. I presidente Bertolè sottolinea: “Il benessere si costruisce nei territori, attraverso politiche intersettoriali e relazioni collaborative”
di M.V.
La fotografia è preoccupante: in Italia il 90 per cento degli adolescenti tra gli 11 e i 15 anni non pratica attività sportiva quotidiana. In sostanza solo il 10 per cento di loro, con buona pace della raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, svolge almeno 60 minuti di attività fisica al giorno. Se si guarda la fascia tra gli otto e i nove anni un bambino su cinque è in sovrappeso e uno su cinque è obeso.
A sottolineare questi dati è la Rete Italiana Città Sane, organismo che riunisce gli amministratori di oltre 70 città, in occasione delle tante manifestazioni organizzate in occasione dell’ultima Giornata mondiale della salute. Se i piccoli guardano ai grandi? trovano un cattivo esempio in quanto i dati (raccolti da diverse fonti, quali Istat, Crea – Okkio alla Salute, Censis, Ocse, Hbsc, Anci e Ifel) rilevano una pessima attenzione alla salute della popolazione italiana.
Adulti, sanità e periferie
Tra gli adulti solo il 37 per cento pratica attività fisica una/tre volte a settimana, rispetto al 61 per cento della media Ue. Poi c’è il problema economico e o delle lunghe attese in sanità: per queste ragioni nel 2023 sale al 7,6 per cento la percentuale di cittadini che ha rinunciato alle cure mediche (era il 6,3 per cento% nel 2019). Inoltre, in alcune periferie urbane, solo il 40 per cento dei residenti ha accesso tempestivo alle strutture sanitarie, contro l’85 per cento di chi vive nei centri urbani.
In dieci anni (2010-2020) decrescono i posti letto ospedalieri nelle grandi città: si passa da 4,5 a 3,8 posti ogni 1.000 abitanti. Insufficienti poi, per rispondere alle necessità dei cittadini, i presidi residenziali socio-sanitari: il 1° gennaio 2023, in Italia, erano attive 12.363 strutture per 408mila posti letto, pari a sette posti ogni 1.000 residenti. Il Paese spende inoltre il 9,4 per cento del prodotto interno lordo in sanità (la media Ue è del 10,9 per cento), con solo il 74 per cento coperto da fondi pubblici (supera l’80 per cento quella europea).
Abitudini sane e ruolo delle città
“Oggi più che mai è importante ricordare che le abitudini sane si costruiscono nei luoghi della vita quotidiana. Le città assumono un ruolo centrale nella sperimentazione di politiche integrate e nella promozione di relazioni efficaci e durature. I quartieri, le scuole e gli spazi pubblici sono infatti i primi presidi del benessere fisico e mentale”, spiega Lamberto Bertolè, presidente nazionale della Rete italiana città sane guardando i dati raccolti da diversi enti, sui comportamenti individuali e sui servizi presenti nel territorio.
“Il quadro che si presenta mostra quanto lavoro sia ancora necessario fare in termini di sensibilizzazione della popolazione alla prevenzione primaria e secondaria e di appelli alle Istituzioni perché le mancanze vengano colmate”, aggiunge in occasione del convegno organizzato, a Roma, per la Giornata Mondiale della Salute 2025 per effettuare un confronto tra amministratori locali, esperti scientifici, istituzioni, terzo settore e imprese e “rafforzare le alleanze territoriali nella costruzione di una salute pubblica più equa, inclusiva e resiliente.”
Secondo Bertolé occorre valorizzare il “ruolo strategico dei Comuni come laboratori di innovazione” e “rafforzare le sinergie tra scienza, istituzioni e comunità e costruire reti stabili e modelli di governance condivisa”. Sottolinea, infine: “Le politiche per la salute non possono essere settoriali: hanno bisogno di visione, prossimità e relazioni forti. I Comuni sono in prima linea nel costruire una società più sana, inclusiva e consapevole”.
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