Come funziona la divulgazione della pediatria nei social media? Ne parliamo con la specialista Angelica Dessì che, durante la pandemia, aprì il profilo IG (@dott.ssa_angelicadessi) per fornire sostegno ai neogenitori. I pediatri ne parleranno in un congresso
di Manuela Vacca
Ormai è risaputo: i primi mille giorni di vita sono un periodo chiave non solo per uno sviluppo adeguato ma anche per la salute futura dell’essere umano. I neogenitori cercano una serie di informazioni per svolgere al meglio il proprio ruolo di mamma e papà. Se prima i punti di riferimento, a parte i medici, erano le famiglie e gli amici oggi la prima ricerca avviene in genere sulle piattaforme digitali. Purtroppo spesso non è tutto oro colato e ci si imbatte anche in tanti falsi miti che circolano sui social network. Questo non deve scoraggiare la buona comunicazione che può essere veicolata anche via web. Il mondo della pediatria sta considerando con attenzione tutti questi aspetti e gli specialisti si confronteranno sul tema in occasione del congresso “Aggiornamenti in Pediatria. Dai falsi miti alla buona comunicazione sui social media”, in programma il 20 e il 21 giugno a Villasimius, in Sardegna.
Buoni contenuti per genitori
A presiederlo è l’accademica dell’Università degli Studi di Cagliari Angelica Dessì, una pediatra che iniziò a fare divulgazione scientifica sui social media, in particolare su Instagram, durante il periodo pandemico, in quanto erano chiusi tutti gli ambulatori. “Pubblicavo ciò che facevo nel mio lavoro dando dei consigli tramite post o reel molto semplici ma con una solida base scientifica. Con mio grande stupore questo profilo ha avuto successo e ora mi ritrovo a essere seguita da quasi 60mila follower”, spiega la divulgatrice a Mamme Magazine. Racconta che, inoltre, ha avuto modo di conoscere tanti altri colleghi, a loro volta divulgatori scientifici: “Con molti di questi ho collaborato nella creazione di contenuti per i genitori. Ho pensato fosse arrivato il momento di provare a unire la ‘pediatria social’ anche con l’Università, la rete ospedaliera e del territorio in un unico Congresso scientifico”.
Perché è necessario fare un punto su questo argomento per diversi specialisti in questo momento storico?
“Ci troviamo di fronte a un colossale cambiamento nel mondo della comunicazione e anche il mondo sanitario inizia ad avvalersi di piattaforme di comunicazione digitale per amplificare il proprio impatto. Da un lato, si è osservato che sono proprio le stesse mamme a cercare sostegno sia durante la gravidanza che nel post-partum attraverso piattaforme digitali (soprattutto i social media), invece del tradizionale sistema di supporto della famiglia, degli amici e della comunità. I primi dati pubblicati in letteratura hanno dimostrato soddisfacenti livelli di coinvolgimento e alti livelli di accettabilità delle campagne sanitarie condotte attraverso i media digitali. Inoltre, c’è un altro punto cruciale che non possiamo sottovalutare: questi mezzi di comunicazione sono diventati una vetrina continua di corpi di adulti e bambini, spesso idealizzati, che alimentano la creazione di un’immagine corporea frequentemente distorta. È infatti in aumento tra i giovanissimi il Body Dismorphyc Disorder che, secondo le più recenti evidenze scientifiche, sembra correlato all’impiego di queste piattaforme. Risulta quindi importante valutare, conoscere ed analizzare l’impatto e le implicazioni dei social media al fine di organizzare una corretta divulgazione scientifica e pianificare utili interventi di promozione della salute nei più giovani. I relatori del Congresso sono tutti validi ricercatori ed esperti sul campo. Tra loro saranno presenti anche i divulger pediatrici Francesco Andolina, Mariangela Bosoni, Francesca Ciarelli, Anna Cortesi, Armando Di Ludovico, Antonio Di Mauro, Claudio Olivieri, Valentina Paolucci, Claudia Sciarrotta e Raffaele Troiano”.
I pediatri hanno maggiori difficoltà a sfatare i falsi miti che circolano sui social media rispetto al passato?
“A oggi i social media hanno reso pericolosamente fruibili informazioni non affidabili. Un esempio tra i tanti possono essere le condotte alimentari spesso molto restrittive o estremiste, divulgate da fitness influencer che non possiedono nessuna qualifica professionale. Come pediatra e professoressa universitaria penso sia fondamentale porre attenzione alla sicurezza dell’informazione scientifica, che ormai rischia di essere divulgata anche da persone non competenti, ma pericolosamente autorevoli agli occhi degli utenti social. A parer mio, abbiamo quindi il dovere di intervenire in merito, contrastando la disinformazione scientifica e rappresentando un punto di riferimento educativo e di supporto per i pazienti e per le loro famiglie”.
Al convegno, a parte una serie di specialisti, partecipa anche il modello Fabio Mancini. Perché questa scelta?
“Ho conosciuto Fabio Mancini più di un anno fa durante un incontro con il professor Vassilios Fanos, direttore della Terapia Intensiva Neonatale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari. Mi ha colpito la sua storia e il fatto di voler dedicarsi al benessere psicologico degli adolescenti. È ambassador per la salute mentale dei giovani per il Ministero della Salute e ha fondato il Fabio Mancini European School Project. Questo progetto si basa su un percorso educativo indirizzato ai ragazzi delle scuole ed è caratterizzato dalla relazione diretta tra lui – come personaggio pubblico e figura di riferimento – e i giovani. Ho avuto la possibilità di conoscerlo come persona e professionista e collaborare con lui più volte: ha la capacità di offrire un modello positivo di dialogo e di confronto diretto toccando dei temi importanti come il disagio giovanile, l’educazione emotiva, il bullismo e tanti altri. Riesce a comunicare in un modo speciale entrando in empatia con i ragazzi. Ciò che rende innovativo questo progetto è il fatto di avere dietro una rete di supporto di diversi professionisti della salute e medici come la dottoressa Iolanda Chinellato. Ciò permette di veicolare dei messaggi sempre corretti dal punto di vista scientifico. Ritengo che una possibile soluzione all’uso dei social media ragionato e consapevole potrebbe essere la creazione di una rete multidisciplinare di professionisti per garantire dei contenuti affidabili e Fabio Mancini dovrebbe sicuramente farne parte”.
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