Ogni anno si registrano 10mila gravi reazioni allergiche e 70 vittime. Nei primi mesi del 2026 anche in Italia sarà disponibile il primo spray nasale di adrenalina. Lo potranno usare anche bambini sopra i 30 chili e adolescenti
di Redazione Mamme Magazine
Ora arriva un nuovo dispositivo: accanto all’iniezione intramuscolare con cui di solito viene somministrata l’adrenalina nasale valida valida alternativa per chi ha paura dell’ago. Si tratta di c’è un semplice spray, approvato ad agosto 2024, dalla Food and Drug Amministration (FDA) e dall’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco, e già in commercio in Germania,
L’arrivo in Italia
Adesso, dopo le ultime fasi di valutazione da parte dell’Aifa, l’ingresso nel nostro Paese è previsto per il 2026 e costituirà una grande svolta per la gestione e il trattamento tempestivo dell’anafilassi, la forma più grave di reazione allergica che, se non riconosciuta e fermata prontamente, può rivelarsi fatale.
Gli allergologi
Secondo Vincenzo Patella, presidente della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC) e Direttore Uoc Medicina Interna dell’Azienda Sanitaria di Salerno: “Le allergie sono il disturbo cronico più diffuso in Europa, con stime che parlano di circa 150 milioni di europei colpiti da qualche forma allergica. Tra questi, circa il 20 per cento delle persone che soffrono di gravi condizioni allergiche vive ogni giorno nella paura di uno shock anafilattico o di morire a causa di una reazione incontrollata”. La gestione, l’identificazione e la prevenzione dell’anafilassi sono stati trattardi durante il XXXVII Congresso nazionale della Siaaic
Le reazioni anafilattiche
Patella spiega che: “Le reazioni anafilattiche sono reazioni allergiche generalizzate che si manifestano all’improvviso e che possono portare a morte se non prontamente trattate. In Italia si stimano 10mila casi ogni anno e si registrano 60/70 vittime. Spesso scatenate da allergeni come alimenti, punture di insetti o farmaci, i sintomi includono difficoltà respiratorie e calo della pressione sanguigna. In corso di anafilassi si liberano infatti nell’organismo grandi quantità di istamina e altre sostanze che provocano in modo improvviso e repentino la dilatazione dei vasi sanguigni, con possibile conseguente abbassamento della pressione arteriosa e possibile perdita di coscienza”.
L’esperto afferma che il trattamento standard di una reazione anafilattica è la pronta somministrazione di epinefrina (adrenalina): “Questo farmaco è essenziale per contrastare la rapida caduta della pressione sanguigna e i sintomi a carico delle vie aeree (compreso il broncospasmo), e agisce legandosi a uno specifico tipo di recettori, noti come recettori adrenergici, riducendo così la vasodilatazione e la permeabilità dei vasi sanguigni dovuti all’istamina rilasciata durante la risposta a un allergene. Per questo il trattamento tempestivo, che attualmente si basa sull’uso degli autoiniettori, porta a un migliore flusso sanguigno e a una migliore respirazione”.
L’autoiniettore: quali criticità
Sono emersi, nel tempo, le difficoltà di utilizzo dell’autoinettore da parte dei pazienti e cargiver. “Nonostante l’adrenalina intramuscolare sia riconosciuta come trattamento di prima scelta per l’anafilassi, la realtà clinica mostra che tra il 25 e il 60 per cento dei pazienti rifiuta di iniettarsi la molecola e che, nei casi in cui ciò avviene, la somministrazione viene eseguita in ritardo. I dati dimostrano che i pazienti o chi li assiste attendono anche fino a nove minuti prima di effettuare l’iniezione, un tempo che può risultare critico in una condizione di emergenza in cui la tempestività rappresenta un fattore determinante per l’esito clinico”.
Quindi chiarisce le diverse ragioni di questo ritardo: “Spesso uno dei principali ostacoli è rappresentato dalle barriere psicologiche. La paura dell’ago e l’ansia legata al dover eseguire un’iniezione in un momento di panico costituiscono un deterrente significativo. A questi fattori si aggiunge spesso l’insicurezza su come utilizzare correttamente il dispositivo, nonostante venga spiegato ai pazienti cosa fare in caso di necessità. Ciò fa sì che, tra il 20 e il 70 per cento degli allergici, si somministrino il farmaco salvavita in modo errato. Infine, alcuni studi hanno dimostrato come, addirittura, tra il 24 e il 50 per cento dei pazienti non acquisti l’iniettore o, una volta scaduto, non provveda a sostituirlo. Il 50 per cento degli individui invece non porta sempre con sé l’adrenalina”.
Lo spray: i vantaggi
Piccolo, privo di ago, facile da usare, lo spray nassale nasce come risposta concreta a queste barriere che ancora oggi compromettono la gestione ottimale dell’anafilassi. Erminia Ridolo, direttrice della Scuola di specializzazione di Allergologia e Immunologia Clinica dell’Università di Parma e responsabile dell’area di Allergologia della Siaaic, puntualizza: “La via di somministrazione intranasale, sulla base dei risultati clinici ottenuti, potrà costituire un’alternativa valida ed efficace per l’erogazione in emergenza dell’adrenalina. A partire dalla durata di conservazione che risulta essere di 30 mesi, senza necessità di condizioni ambientali particolari, a differenza di quella dell’autoiniettore che va cambiato dopo 18 mesi dalla produzione. Tempi che spesso si riducono a un solo anno di validità dall’acquisito poiché, generalmente, la catena commerciale impiega 6 mesi per far arrivare l’iniettore sugli scaffali delle farmacie”.
La ricerca su bambini e adolescenti
Uno studio recente pubblicato sul Journal of Allergy & Clinical Immunology in Practice (condotto su bambini e adolescenti con allergie alimentari) ha dimostrato l’efficacia dello spray. “Dopo l’uso – chiarisce – tutti i pazienti hanno mostrato un miglioramento rapido: i sintomi hanno iniziato a ridursi già entro 5 minuti, il tempo mediano di risoluzione completa è stato di circa 16 minuti. I risultati dimostrano dunque che lo spray nasale funziona in tempi paragonabili alle iniezioni”.
Lo spray: quali sono i limiti
Risulta sempre necessario valutare sul campo a quale paziente sarà più o meno corretto indicare questa modalità di somministrazione, come avverte Ridolo: “Ad oggi lo spray è disponibile solo per i soggetti con peso di almeno 30 chilogrammi, escludendo di fatto i bambini più piccoli o i neonati per cui, invece, esistono autoiniettori specifici”
E conclude: “Inoltre, date le caratteristiche del farmaco, sarà da valutare nella pratica clinica quotidiana il profilo di sicurezza in particolari categorie di pazienti come cardiopatici ed anziani. Queste avvertenze devono essere considerate con particolare attenzione, visto che gli studi condotti fino ad ora si sono concentrarti principalmente su adulti giovani e sani, con età media fra i 21 e i 54 anni”.
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