Cresce la consapevolezza sui trattamenti di osteopatia anche per neonati, nati prematuri e donne in dolce attesa. A Mamme Magazine l’intervista ad Andrea Manzotti, fondatore della Scuola di Osteopatia Soma e partner del nuovo corso di laurea in Osteopatia dell’Università Vita – Salute San Raffaele.
di Manuela Vacca
È nota l’efficacia dell’osteopatia per il trattamento del dolore scheletrico negli adulti. Ma non è altrettanto risaputo che la disciplina sia rilevante per le patologie muscoloscheletriche dei bambini. Persino dei neonati e dei nati prematuri.
Ma c’è anche un’altra notizia: l’osteopatia diventa una laurea a tutti gli effetti, dopo che nel 2018 era stata riconosciuta come professione sanitaria. L’Università Vita-Salute San Raffaele è tra i primi atenei a partire, il prossimo settembre, con il corso di laurea triennale. Trenta i posti disponibili ma le domande sono già oltre il doppio in quanto gli studenti potranno iniziare l’attività ospedaliera prima con il tirocinio e poi con un inserimento ufficiale in reparto una volta laureati.
Partner del nuovo corso di laurea è anche Andrea Manzotti, fondatore della Scuola di Osteopatia Soma e impegnato all’ospedale pediatrico Buzzi di Milano nei trattamenti anche con donne in gravidanza, neonati e neonati prematuri. A Mamme Magazine testimonia l’importanza del suo lavoro.

In tanti ricorrono all’osteopata ma come si tratta un neonato?
“Per un neonato o per un prematuro occorre partire dal presupposto, come faccio nella terapia intensiva dell’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi di Milano, che bisogna confrontarsi in un team multidisciplinare, essere bravi a relazionarsi con i pediatri e con tutti gli altri operatori sanitari che curano il bambino, la cui fisiologia è molto diversa da quella di un adulto. Un bambino è una vita che sta crescendo: prima di trattarlo bisogna affinare l’utilizzo delle mani con tecniche molto dolci e specifiche, dato che il 50 per cento delle tecniche che si apprendono in formazione non si usano sui prematuri. Quindi si cerca di lavorare sulle funzioni, valutando quali siano quelle più condizionate dalla patologia che il bambino presenta. Per esempio, in caso di difficoltà respiratoria, si eseguono interventi sull’area del diaframma, delle coste e della colonna dorsale per implementare quella funzione ed eliminare la problematica presente”.
Nel caso di asimmetrie posturali?
“Se il parto è complesso e lascia dei traumi, il neonato può posizionarsi in modo asimmetrico e sviluppare tensioni. Intervenendo con una serie di tecniche generali e specifiche su determinate aree, si può migliorare precocemente la postura del bambino”.
In questo modo si fa anche prevenzione e si preserva la salute futura?
“L’osteopatia è considerata una disciplina giovane, entrata da poco nelle professioni sanitarie, ma si sta iniziando a fare più ricerca scientifica e i dati sono incoraggianti. Infatti, esistono alcuni studi di specialisti tedeschi (quella di Philippi del 2006), nei quali si è visto che un terzo dei bambini non trattati possono evidenziare asimmetrie posturali. Inoltre, i risultati delle prime ricerche ci dicono che trascurare un’asimmetria può avere un influenza sulla crescita”.
Ma i genitori non hanno il timore di lasciare una creatura così piccola nelle vostre mani?
“Dopo il riconoscimento come professione sanitaria, l’osteopatia è stata osteggiata dalle altre categorie sanitarie ed è stata spesso oggetto di una cattiva informazione. Il rapporto di fiducia con il genitore è fondamentale per creare l’alleanza terapeutica (si veda la ricerca McParlin del 2023) che permette all’osteopata di spiegare gli obiettivi del trattamento e che questo non provoca alcun dolore o forzatura sul bambino. L’osteopata che tratta i bambini deve innanzitutto avere una preparazione a 360 gradi, rispetto alla crescita e alle problematiche del neonato. Deve, inoltre, avere delle precise indicazioni dal pediatra prima di prendersene carico e iniziare a trattarlo per avere la massima efficacia con il minimo rischio”.
Nelle relazione con le famiglie che approccio utilizza e che parole chiavi adopera?
“Utilizzo due differenti approcci: il primo prevede di stabilire una solida relazione tra me e i genitori, per essere chiari sulle possibilità d’intervento e sui risultati attesi, perché è fondamentale non creare illusioni. Se i messaggi e gli obiettivi sono chiari, i genitori si rilassano e sono contenti di affidarmi il loro bambino. Esiste poi un approccio non verbale che coinvolge anche il bambino: nei mesi in cui è stato nella pancia, si sincronizzava con il ritmo cardiaco e la respirazione della mamma e grazie a questo percepiva le condizioni ambientali in cui viveva. All’inizio del trattamento, spiego ai genitori che, in caso di agitazione della mamma, il bambino sente l’accelerazione del battito cardiaco e del respiro, agitandosi anch’esso, e il trattamento risulta più difficile e meno efficace. Quindi l’approccio al neonato prevede una modalità verbale e una non verbale, entrambe fondamentali”.
Quando deve trattare un prematuro le sue mani operano dentro un incubatore. Che emozioni prova?
“Sono sempre molto contento, perché so che posso aiutare un neonato in difficoltà. Le prime volte è difficile, lo vedo negli occhi e nelle mani dei miei studenti, ma dopo trent’anni che lavoro con i prematuri, sono felice di poter dare un contributo all’interno del piano di cura che i bambini ricevono dalle altre specialità mediche e riabilitative”.
C’è stato un caso molto particolare nella sua vita professionale che vuole condividere?
“In realtà tanti, ma uno in particolare mi fece conquistare la fiducia di tutto il reparto. Si trattava di una neonata che aveva una tachicardia importante, che ne impediva la dimissione. Al primario venne in mente di farmela valutare e poi trattare, con un po’ di scettiscismo da parte degli altri colleghi. Dopo circa un’ora di trattamento, la bambina stava bene ed è stata dimessa. Non è stato un miracolo: mi piace descrivere questo caso perché si trattava di un disturbo funzionale e non patologico, ambito in cui l’osteopatia può dare un ottimo contributo”.
Tratta anche le donne in gravidanza, come e con quali benefici?
“Gli interventi sono differenti in base al trimestre di gestazione, ai cambiamenti della postura del bambino e anche della componente ormonale della donna. Inoltre, se la donna ha avuto una storia di traumi o operazioni prima della gravidanza, ciò può incidere sulla posizione del bambino nella pancia o successivamente sulla dinamica del parto. Anche nelle gravidanza, interveniamo in caso di problematiche di tipo funzionale e non patologico e, in ogni caso, prima di iniziare un trattamento si deve sempre consultare il ginecologico. L’intervento osteopatico aiuta le strutture muscolo-scheletriche interessate alla gravidanza a raggiungere la miglior condizione possibile dal punto di vista posturale e ridurre al massimo le tensioni che possono crearsi durante i cambiamenti che avvengono nel corpo della donna. I benefici che derivano dal trattamento non riguardano soltanto la diminuzione di possibili dolori, ma consentono al bambino di trovare la posizione più comoda all’interno del bacino materno (si veda la ricerca Manzotti e Fumagalli 2024) e posizionarsi al meglio, in quel meraviglioso momento che è venire al mondo”.
I professionisti del domani: come convincere un liceale a scegliere questa strada?
“La professione è molto richiesta sul mercato e questo è un dato facilmente spendibile, con la possibilità tra l’altro, di diventare un ottimo libero professionista. Inoltre, il trattamento osteopatico incide positivamente anche sulla prevenzione dei disturbi muscolo scheletrici e ciò apre le porte a collaborazioni in moltissimi ambiti, che vanno dalla pediatria alla geriatria passando anche per lo sport professionista. Un altro aspetto molto affascinante per gli studenti riguarda la possibilità di fare ricerca scientifica, che per l’osteopatia è fondamentale, trattandosi di una disciplina molto giovane. Parlando con gli studenti la cosa più divertente emersa è che sono gli stessi genitori a spingere il figlio a scegliere questa professione, nella speranza che poi un domani possano essere loro stessi a farsi curare. La nascita del corso di laurea in osteopatia sarà un’ottima opportunità per diventare un professionista della salute completo e preparato a tutte queste nuove sfide”.
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