L’esperta spiega a Mamme Magazine l’attaccamento disorganizzato. Incidere positivamente sulla salute sociale riduce il rischio di comportamenti violenti, criminalità giovanile e relazioni affettive distruttive nelle generazioni future
di Francesca Birello*
Negli ultimi anni, la ricerca neuroscientifica ha approfondito gli effetti dell’attaccamento disorganizzato nei primi mesi di vita, evidenziando come questo possa lasciare tracce durature nel cervello in via di sviluppo. Numerosi studi indicano che la disorganizzazione dell’attaccamento è un fattore di vulnerabilità significativo per lo sviluppo socio-emotivo lungo l’intero ciclo di vita (Lyons-Ruth & Jacobvitz, 2016; Riva Crugnola, 2012).
Cos’è l’attaccamento e cosa significa “disorganizzato”
Il concetto di attaccamento, teorizzato da John Bowlby a partire dagli anni ’50 (Bowlby, 1969; 1973; 1980), descrive il legame affettivo tra il bambino e la figura di riferimento primaria, generalmente il genitore, che si basa sulla sensibilità del caregiver ai bisogni del bambino e sulla sua capacità di offrire protezione e conforto. Un attaccamento sicuro favorisce esplorazione, autonomia e relazioni stabili, mentre un attaccamento insicuro può esporre a difficoltà relazionali, bassa autostima e ridotta fiducia negli altri.
Tra le forme insicure, l’attaccamento disorganizzato si caratterizza per comportamenti contraddittori: avvicinamento caotico alla figura di riferimento, ricerca di contatto seguita da evitamento, segnali di paura verso chi dovrebbe offrire protezione. Questo pattern è spesso associato a esperienze precoci traumatiche, come trascuratezza, maltrattamento o comportamenti spaventanti da parte del caregiver (Main & Solomon, 1990).
Basi neurofisiologiche e sviluppo precoce
Ricerche di neuroimaging mostrano che già entro i 18 mesi un attaccamento disorganizzato può essere associato a una connettività alterata tra corteccia prefrontale e amigdala, aree cruciali per il controllo delle emozioni e del comportamento sociale (Thompson et al., 2022). Le esperienze infantili avverse (ACE) legate a questo stile di attaccamento influenzano anche l’ippocampo e i circuiti dello stress, compromettendo regolazione emotiva, memoria e risposta adattiva alle sfide (Teicher & Samson, 2016).
Alterazioni nell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), nella variabilità della frequenza cardiaca e nella modulazione vagale suggeriscono un impatto profondo sui sistemi di autoregolazione fisiologica (Hostinar et al., 2014). Va sottolineato che non tutti i bambini con attaccamento disorganizzato presentano le stesse modificazioni strutturali o funzionali, a conferma che la neurobiologia dell’attaccamento è complessa e influenzata da fattori genetici e ambientali.
Implicazioni sociali e collegamenti con fenomeni di cronaca
Gli effetti a lungo termine dell’attaccamento disorganizzato si manifestano spesso in adolescenza e in età adulta come impulsività, difficoltà nella gestione della rabbia, comportamenti antisociali e relazioni intime caratterizzate da ambivalenza e conflitto (Malik et al., 2022).
In Italia e in altri Paesi europei, fenomeni come femminicidi, violenze di genere e la formazione di baby gang hanno acceso l’attenzione sul ruolo dei modelli relazionali precoci e della regolazione emotiva nel prevenire comportamenti violenti. Pur non potendo attribuire questi eventi a una sola causa, la letteratura suggerisce che esperienze di attaccamento traumatico e instabile possano aumentare la probabilità di reazioni aggressive o di scarsa empatia in contesti di frustrazione o conflitto (Jaffee et al., 2018; Mikulincer & Shaver, 2016).
Prevenzione e intervento
Questi dati rafforzano l’urgenza di politiche sociali e sanitarie orientate alla prevenzione, al sostegno genitoriale e agli interventi precoci. Programmi evidence-based che promuovono la sensibilità del caregiver, il supporto alla regolazione emotiva e la sicurezza relazionale nei primi anni di vita hanno dimostrato di ridurre i rischi associati all’attaccamento disorganizzato (Dozier et al., 2017).
Investire in tali interventi non significa solo prevenire problemi psicologici individuali, ma anche incidere positivamente sulla salute sociale, riducendo il rischio di comportamenti violenti, criminalità giovanile e relazioni affettive distruttive nelle generazioni future.

Psicologa-psicoterapeuta
Sito: www.drssabirello-psicologofirenze.it
Coordinatrice associazione Il lumicino
Foto: Pixabay

