Intervista al professor Francesco Castello, che parla delle cause della diastasi e quando è bene intervenire chirurgicamente
di Angelica Amodei
Dopo la gravidanza, molte donne si trovano a fare i conti con un corpo che cambia in modi inaspettati. Tra questi, c’è una condizione spesso sottovalutata ma molto diffusa: la diastasi addominale, ovvero la separazione dei muscoli retti dell’addome che si verifica quando la parete addominale si distende per accogliere la crescita del pancione.

Non si tratta solo di una questione estetica, ma di un vero e proprio problema funzionale che può compromettere postura, equilibrio e persino respirazione. Riconoscerla, comprenderla e affrontarla con gli strumenti giusti è il primo passo per recuperare forza, stabilità e fiducia nel proprio corpo dopo il parto.
Abbiamo intervistato il professor Francesco Castello sulla diastasi addominale, medico chirurgo, specialista in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica.
Ci può spiegare cosa si intende esattamente per diastasi addominale?
“È la separazione dei muscoli retti dell’addome lungo la linea centrale (linea alba). I muscoli non riescono più a tenere compatta la parete addominale e la pancia può sporgere. Non è solo una questione estetica: può influire su postura, stabilità del tronco e persino sulla respirazione. Le cause principali che causano la diastasi addominale sono diverse, non solo la gravidanza. Ma anche l’obesità. Durante la gravidanza, la pressione dell’utero e gli ormoni che rilassano i tessuti rendono la diastasi molto frequente”.
Si può evitare il problema, durante la gravidanza?
“Non sempre si può evitare, ma si può ridurre il rischio con: esercizi mirati al core e al pavimento pelvico, mantenimento di un peso equilibrato (non andare oltre gli 8/9kg) evitando addominali tradizionali subito dopo il parto”.
Quali sono i trattamenti per chi soffre di diastasi addominale?
“Nei casi “lievi”, la fisioterapia è molto utile: esercizi specifici possono rinforzare l’addome e migliorare i sintomi. Nei casi più gravi (quando lo spazio tra i muscoli è al di sopra dei 6/7 centimetri) l’intervento chirurgico è l’opzione più efficace”.
In che cosa consiste l’intervento?
“Oggi abbiamo diverse possibilità. La prima prevede la chirurgia tradizionale con addominoplastica, che corregge la diastasi e rimuove anche l’eccesso di pelle. Poi abbiamo un’altra opzione, con la chirurgia mininvasiva laparoscopica o robotica. Prevede piccole incisioni e tempi di recupero più rapidi, ideale nei casi senza pelle in eccesso. Ogni caso va valutato con il chirurgo”.
Quando dura il ricovero post operatorio?
“L’intervento si può eseguire anche in day hospital. Ma è consigliata 1 notte di ricovero. Si torna poi alla vita quotidiana dopo 2 settimane”.
Che cosa prevede il recupero post operatorio?
“Nei primi due mesi è consigliabile non svolgere attività fisica intensa. Riposare semi- seduti o con le gambe leggermente flesse per non mettere tensione sulla sutura. Sono consigliate brevi passeggiate in casa, piegati leggermente in avanti per non tirare la ferita. Durante le prime 4 settimane la paziente dovrà indossare una speciale guaina 24 ore su 24”.
Parliamo di cicatrici:
“Con la laparoscopia restano solo piccoli segni. Con l’addominoplastica, invece, resta una cicatrice bassa, simile a quella di un cesareo lungo, nascosta dallo slip. Dopo circa 6 mesi si può riprendere con l’attività fisica. Sempre a discrezione del chirurgo. Correggere la diastasi significa ottenere un addome più piatto e armonioso, al tempo stesso una postura migliore e meno dolori lombari, miglioramento della funzionalità respiratoria e digestiva (nei casi di diastasi marcata che comprimeva gli organi)”.
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