Olga Panini: la “mamma” delle figurine otto figli e l’edicola di Modena

La storia della mamma delle figurine Panini è stata pubblicata sul cartaceo di Mamme Magazine del 29 novembre 2025

di Massimo M. Veronese

 

La chiamavano «la casereina» perché era la figlia del casaro del paese, latte, burro, formaggi, ed era bellissima con i capelli raccolti nello chignon e la riga in mezzo. Olga Cuoghi era nata diciassette giorni dopo il Novecento e non sapeva che oltre a diventare madre di dieci figli, quattro maschi, quattro femmine e due perduti, sarebbe diventata la mamma delle figurine Panini, cioè la mamma di tutti i bambini italiani. Panini, di nome Antonio, era l’amore della sua vita: era stato aviatore con Francesco Baracca nella Grande Guerra, lavorava in un’officina meccanica con i fratelli, produceva scaldacqua per gli abbeveratoi degli animali quando gli inverni nelle campagna emiliane erano siberiani.

Si incontrarono e si piacquero subito, nonostante fossero come il sole e la luna: lui un popolano pratico e spericolato da Pozza di Maranello, lei una creatura gentile che soffriva la mancanza di studi solidi e buone letture nonostante fosse andata a scuola fino alla sesta elementare, all’epoca una di quelle bambine fortunate che avevano potuto permettersi il lusso di studiare. Olga e Antonio misero su famiglia come tutti, senza contare i bambini mandati dalla Provvidenza, senza avere certezze e senza farsi spaventare da un futuro che tra guerre, malattie, fame e ignoranza non si faceva indovinare.

A casa, come voleva l’Italia dell’epoca e la prole numerosa, Olga, tra una gravidanza e l’altra si occupava dei pargoli e tanto bastava Ai figli insegnava soprattutto a scappare dall’ignoranza, voleva che a loro, Umberto e Franco, Veronica e Norma, Giuseppe e Benito, Maria Luisa e Edda, fosse garantito quello che a lei era stato negato: lo studio, o almeno imparare e non smettere mai di farlo. «Li sorprendeva declamando versi di poeti famosi quando tornavano da scuola – racconta Leo Turrini nel suo libro “Panini, storia di una famiglia e di tante figurine” – e non di rado si dilettava a scrivere piccoli componimenti». La raccomandazione di Olga era una in particolare: «Usate sempre la testa e non sarete mai schiavi di nessuno».

Mamma novecentesca eppure così moderna Olga, che non si lasciò rubare il futuro, come piace a molti dire oggi, ma che se lo inventò soprattutto quando un tumore le portò via il suo Antonio a guerra non ancora finita. A consolarlo nella disperazione c’erano la mano e il sorriso di Olga e la certezza che lei non si sarebbe lasciata piegare da un amore spezzato troppo presto e spaventare da un orizzonte senza contorni. «Si ritrovò vedova a 41 anni con otto figli – racconta il nipote Antonio, che porta lo stesso nome del nonno – nella miseria di quegli anni i più piccoli delle famiglie numerose finivano in orfanotrofio, nonna riuscì a non perdere nessuno per strada». Spiegarlo ai contemporanei non è facile: cosa fare quando non sai quando finirà la guerra, quando il lavoro non c’è e in casa hai più figli da sfamare che lire da spendere?

Inventi il domani, scommetti su quello che sei, costruisci quello che sarà. Succede così che una delle figlie, Veronica, che lavora in uno studio legale, le riferisce quello che ha sentito in ufficio: a Modena c’è un’edicola a pochi passi dal Duomo che nessuno vuole, un esagono di legno buono al massimo per nutrire camini. Ma Olga si illumina: un edicola con i turni può far lavorare tutta, o quasi, la famiglia, anche se con quale stipendio è tutto da capire. Mettono insieme 6mila lire e la comprano, ad aprirla, il giorno dell’Epifania dell’anno 1945, vanno Franco e Umberto, i più piccoli della cucciolata, che facevano 27 anni in due. C’era così tanta neve, raccontarono, che non trovavano neanche la porta d’ingresso. Sarà la culla delle figurine.

Aveva carattere Olga. Un giorno, siamo già negli anni Cinquanta, si presenta in edicola un gruppo di comunisti, vogliono sequestrare tutte le copie del “Candido” di Guareschi per bruciarle. Olga li affronta a muso duro: a me non importa niente di quello che scrivono i giornali, dice, ma ho otto figli da sfamare e non regalo niente a nessuno, prima pagate i giornali e poi ne fate ciò che volete. Se ne andarono, nessuno li vide più.

I quattro figli maschi di Olga sono diventati i Panini, padri e fondatori di un fenomeno globale che oggi, anche senza di loro, fattura più un miliardo e mezzo di euro, distribuendo miliardi di figurine che vanno dal calcio ai fumetti dai film ai cartoon, dalla storia alla geografia. Tutto partendo da quell’edicola esagonale voluta da Olga che portò Giuseppe, il primogenito, di cui si celebrano i 100 anni, ad acquistare un pacco destinato al macero di rettangolari colorati per farne un fenomeno di costume che resiste al tempo.

Olga se ne va nel 1987, l’anno dopo l’azienda passerà agli americani «Modena – scrive sempre Turrini nel libro – ha l’impressione che se ne vada, con quella donna temprata nel ferro e nel fico delle sofferenze, un pezzo della sua storia migliore». Olga troverà l’anno prossimo volto e anima nell’attrice Serena Rossi che la interpreterà in una fiction in sei puntate per la Rai dedicata alla famiglia e programmata per primavera. «Il suo motto era: Andiamo a vedere.Basta sapere guardare lontano».

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