Dall’Istat i dati ambientali nelle città, riferiti ai 109 Comuni capoluogo di provincia o città metropolitana per l’anno 2023
di Redazione Mamme Magazine
Più verde e piste ciclabili nelle città italiane. Migliora inoltre la qualità dell’aria nelle città, ma nella maggior parte dei capoluoghi le concentrazioni di ozono e polveri sottili restano ancora a livelli nocivi per la salute. La fotografia è stata scattata dall’Istat sui Dati ambientali nelle città, considerando i 109 Comuni capoluogo di provincia o città metropolitana per l’anno 2023. Tra i temi trattati il trasporto pubblico locale e la mobilità sostenibile, il verde urbano, la qualità dell’aria, i consumi energetici e le fonti rinnovabili.
La panoramica
Circa un terzo della popolazione italiana risiede nei Comuni capoluogo, dove la concentrazione delle attività antropiche genera elevate pressioni sull’ambiente. L’indagine dimostra che la domanda di trasporto pubblico locale torna ai livelli pre-pandemici ed è in ripresa il car sharing. Inoltre continua a salire l’estensione delle piste ciclabili (+27,4% in cinque anni ma ancora carenti nel Mezzogiorno) ed è significativo l’incremento dei punti di ricarica per veicoli elettrici (+34,5% sul 2022). Crescono le aree di forestazione urbana per la mitigazione dell’isola di calore (+6,7% sul 2022). In lieve aumento anche le aree verdi accessibili (+0,4% all’anno dal 2011) e sono 18,9 i metri quadri di verde urbano accessibile per abitante nei Comuni capoluogo (15,9 m2/ab nei capoluoghi metropolitani).
Aree accessibili del verde pubblico
La tutela e il potenziamento delle aree verdi nelle città sono sempre più sostenute a livello europeo per garantire nessuna perdita netta di spazi verdi urbani per il 2030 oltre al loro incremento sul 2021. Sale, nel periodo tra il 2011 e il 2023 il verde pro capite (da 31,9 a 33,3 metri quadri, +1,4 m2/abitante). Marcate le differenze territoriali: in due terzi dei capoluoghi il livello è inferiore alla media nazionale e in dieci capoluoghi (Imperia, Savona, Chieti, Andria, Barletta, Trani e Crotone, Trapani, Messina e Siracusa) non si raggiuge lo standard minimo di legge di 9 metri quadri pro capite.
In cima alla classifica
Le città più virtuose (dotazione di oltre 100 m2/ab.) sono Verbania, Sondrio, Trento, Bolzano/Bozen e Gorizia al Nord, Terni e Rieti al Centro, Isernia e Potenza al Sud. La dotazione più elevata si trova nei capoluoghi del Nord-est (64 m2/ab.) e la più bassa nelle Isole (20,8 m2/ab.), mentre i valori medi del Nord-ovest, del Centro e del Sud non si discostano significativamente dalla media. La disponibilità nei capoluoghi metropolitani è molto inferiore a quella degli altri capoluoghi (20,1 contro i 48,1 m2/abitante).
Parchi urbani
Tra le tipologie di aree verdi, i parchi urbani hanno l’incidenza maggiore (15,2%), con una superficie di 88,9 milioni di metri quadri. La quota di queste superfici è superiore al valore medio nel 40% dei capoluoghi, tra cui Bologna (46,1% del verde urbano), Roma (42,9%), Milano (36,5%), Bari (26,9%) e Napoli (22,7%). Gorizia (52,8%) e Cuneo (50,0%), dove la metà del territorio adibito a verde è costituito da parchi urbani, hanno le dotazioni più elevate. In valore assoluto si segnalano Roma (20,3 mln m2) e Milano (9,4 mln m2), seguono Bologna (4 mln m2) e Padova (3,3 mln m2).
E i parchi attrezzati?
Sul verde attrezzato (10,6%), che comprende piccoli parchi o giardini di quartiere, si registra la quota è maggiore nei capoluoghi del Centro (16,0%), quindi segue il Nord (9,8%), e il Mezzogiorno (6,9%). Il primato spetta a L’Aquila (66,4%) e Arezzo (51,8%) per le aree destinate a piccoli parchi. Tra i capoluoghi metropolitani, valori sopra la media a Milano, Firenze, Roma, Bari e Reggio di Calabria. In termini assoluti di superficie, da menzionare per la notevole estensione di queste aree, oltre a Roma (11,9 mln m2) e Milano (7,4), anche Ravenna (3,2). Le aree verdi sportive all’aperto, destinate ad utilizzo ludico ricreativo adibite a campi polivalenti, rappresentano in media il 4,5% del verde urbano.
Aumenta la riforestazione urbana
Crescono gli interventi di forestazione urbana con impianto di nuove aree boschive a sviluppo naturale con funzioni di assorbimento delle emissioni di CO2 e di mitigazione dell’effetto “isola di calore” soprattutto dei periodi estivi (interventi compresi nell’investimento “Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extra urbano” del Pnrr).
Nel 2023, salgono a 62 i capoluoghi che hanno completato o hanno in corso interventi di forestazione urbana (erano 31 nel 2011), per una superficie complessiva di oltre 16 milioni di m2 (+6,7 per cento rispetto al 2022), pari a 43,1 m2 per ettaro di superficie dei capoluoghi. La forestazione urbana è particolarmente diffusa nei capoluoghi del Nord (88,6 m2/ha nel Nord-est e 62,5 m2/ha nel Nord-ovest), seguono quelli del Centro (20,6 m2/ha) e del Mezzogiorno (11,7 al Sud e 14,3 nelle Isole).
Cresce del 26,1%, con marcate differenze tra i capoluoghi metropolitani (+49,1%) e gli altri (+17,5%), la superficie delle aree di forestazione urbana rispetto al 2013: iniziano quindi a dare risultati le politiche per le Città metropolitane nel DL Clima (n. 111 del 14/10/2019) e nel PNRR iniziano a dare i primi risultati: tra i capoluoghi metropolitani sono coinvolti Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Roma, Bari, Messina e Cagliari.
Valori medi di concentrazione di particolato atmosferico in diminuzione
Inferiori al 2022 in 56 città su 90 (62% dei casi) rispetto al 2023 le concentrazioni medie annue di PM2,5 (monitorate in 90 dei 109 Comuni capoluogo da oltre 170 stazioni). Si segnalano e invariate nel 28%, mentre nel restante 10% si registra un peggioramento. Analogamente, i valori medi del PM10, monitorati in 95 capoluoghi da oltre 260 stazioni, risultano in calo nel 72% dei casi, invariati nel 18% e in aumento nel 10% rispetto all’anno precedente.
Polveri sottili oltre i limiti Oms in più di sette capoluoghi su dieci
Nel 2023 gli interi target dell’Oms(20 µg/m3 per il PM10 e 10 µg/m3 per il PM2,5) sono stati superati in 70 capoluoghi su 96 con stazioni di monitoraggio attive per il PM10 e in 81 su 90 per il PM2,5. Nelle città che superano le soglie OMS risiedono più di 15 milioni di persone (oltre l’85% della popolazione dei Comuni capoluogo).
In tutti i capoluoghi metropolitani le soglie sono superate ad eccezione di Reggio di Calabria, che non effettua il monitoraggio dal 2022. Leggermente meno grave lo stato degli altri capoluoghi che superano le soglie del PM10 e del PM2,5 rispettivamente nel 69,5 e 88,3% dei casi. Inoltre, sono da evidenziare le situazioni più critiche di Bergamo, Brescia, Lodi, Cremona, Verona, Vicenza, Treviso, Padova, Rovigo e Ferrara che registrano 20 µg/m3 e oltre di PM2,5.
A livello di ripartizione si conferma, per entrambi gli inquinanti, una maggiore gravità del problema al Nord. dove oltre il 76,1% dei capoluoghi supera la soglia del PM10 e il 100% quella del PM2,5. Le quote scendono nel Centro (70% per il PM10 e 76,5% per il PM2,5) e nel Mezzogiorno (72,4% e 81,5%).
Particolato: situazioni ancora critiche
Se le riduzioni esaminate conducono i livelli di inquinamento da particolato atmosferico alla situazione degli anni precedenti al 2020, la situazione complessiva rimane critica in quanto le concentrazioni di polveri sottili restano nella maggior parte delle città italiane ben sopra dei valori che l’Oms considera nocivi per la salute umana.
Nel 2023 in soli 11 capoluoghi (di cui 7 nel Nord) la riduzione delle concentrazioni medie annue di PM10 consente di scendere sotto la soglia di 20 µg/m3 indicata dall’OMS, mentre un incremento dei valori porta sopra la soglia Agrigento e Sassari.
Si riduce, inoltre, da 35 a 19 il numero dei capoluoghi che superano il limite della media giornaliera di PM10 (50 µg/m3) per più di 35 giorni durante l’anno. Nel 2023, scendono sotto questa soglia, tra i capoluoghi metropolitani, Roma e Cagliari. Più marginale l’effetto di riduzione sulle concentrazioni medie annue di PM2,5: solo Livorno e Ascoli Piceno, che erano sopra 10 µg/m3, scendono sotto la soglia, mentre Macerata, che era sotto, la supera nel 2023.
Foto: Pixabay

