L’Aquila, essere Capitale della Cultura 2026: tutto quello da sapere degli eventi

di  Francesco Gazzuola

 

L’Aquila ha un’occasione speciale ed è pronta a coglierla con una serie di iniziative che porteranno milioni di persone a scoprire “un territorio fatto di mille capitali”. Il capoluogo abruzzese è Capitale della Cultura 2026 e, come tale, vuole lasciare il segno: oltre 300 eventi in 300 giorni di programmazione, svelati e presentati nella sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Al centro l’arte e la musica, il teatro, il cinema, la danza, la ricerca che passano anche dalla restituzione di alcuni luoghi a 17 anni dal sisma. Non solo una città che si fa cultura, ma un intero territorio, con un progetto che vuole fare scuola e distinguersi per il suo valore identitario, frutto di un percorso partecipato che mette al centro le città medie e le aree interne fragili dell’Appennino, definendo un modello esportabile di rilancio, un modello policentrico che valorizza una regione intera, interconnessa in ogni suo angolo.

Sì, tanta ricchezza storica e paesaggistica, ma nulla sarebbe possibile senza il capitale umano, la determinazione e l’ingegno creativo che distingue gli abitanti di un territorio che sulla rinascita ha dovuto costruire il suo presente e da questa ferita rimarginata prende linfa per un futuro di benessere costruito sulla cultura, da esportare e far conoscere.
Alla conferenza di presentazione il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi ha lanciato il programma di eventi organizzati per il 2026. Accanto a lui il ministro della Cultura Alessandro Giuli; il coordinatore scientifico di candidatura Pier Luigi Sacco; il direttore di candidatura Alessandro Crociata; il sindaco di Rieti Daniele Sinibaldi; il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, insieme ai rappresentanti del Comitato dei garanti e del Comitato di sostegno dei privati.

Ci sono investimenti importanti dietro al progetto, con il Comune dell’Aquila che per il solo 2026 – tra programmazione culturale, grandi esposizioni, produzioni, attività diffuse e azioni di rigenerazione – ha messo sul piatto oltre 16 milioni di euro, segno di una volontà politica chiara: affiancare alla ricostruzione materiale una strategia culturale strutturale, capace di generare futuro. Il punto di partenza sono le eccellenze del territorio, ospitando produzioni originali di rilievo nazionale.

Il programma

Gli eventi sono 300 e alla presentazione è stata offerta una prima spolverata. In occasione del centenario della nascita di Fabio Mauri (1926-2009), una mostra a cura di Maurizio Cattelan e Marta Papini rende omaggio all’artista, figura centrale dell’arte italiana e del pensiero del Novecento. La mostra, in programma in autunno 2026 al MAXXI L’Aquila, si focalizza sulle opere che Fabio Mauri ha ideato e messo in scena dal 1979 al 1999, periodo in cui è stato docente di Estetica della Sperimentazione all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, valorizzando il legame tra la sua opera, la città e i suoi abitanti.

E poi, sempre in collaborazione con MAXXI L’Aquila, la mostra Convergenze e continuità. Architetture e paesaggi urbani in Abruzzo 1930-1960, curata da Mario Centofanti, Raffaele Giannantonio e Andrea Mantovano e ospitata da giugno a dicembre a Palazzo ONMI. L’esposizione traccia una linea continua nello sviluppo del paesaggio urbano in Abruzzo, dagli anni Trenta ai Sessanta attraverso materiali grafici, fotografie e documenti tratti da archivi pubblici e privati e una committenza fotografica d’autore a cura di Andrea Jemolo, per rileggere nel contesto urbano attuale le architetture narrate in mostra. Ampio spazio è dedicato alle istituzioni dell’alta formazione artistica e musicale. All’Aquila, infatti, si svolgerà la XX edizione del Premio nazionale delle arti e, sempre con l’Accademia cittadina di Belle arti, saranno ospitate quelle di Roma, Napoli, Brera, Carrara e Ravenna per una grande mostra di scultura contemporanea.

L’anno da Capitale passa anche per la restituzione di alcuni luoghi della cultura, a 17 anni dal sisma: la riapertura del Teatro Comunale, per esempio, nel 2026, che poi sarà sede dell’evento conclusivo dell’anno con una grande opera lirica a cura del Teatro Stabile d’Abruzzo o il rientro del Museo Nazionale d’Abruzzo nel Castello cinquecentesco a dicembre 2025. Così come tornerà al pubblico anche il Teatro San Filippo, restaurato grazie anche ai proventi della canzone “Domani”, realizzata all’indomani del sisma dagli Artisti uniti per l’Abruzzo. Tutti i progetti sono validati da un ampio Comitato trasversale di garanti composto da esperti, uffici speciali per la ricostruzione, Regione Abruzzo, rappresentanti del Consiglio comunale. Accanto anche un Comitato di sostegno, costituito da Ance della provincia dell’Aquila e Fondazione Carispaq, per sostenere e cofinanziare progetti artistici e culturali coerenti con il dossier, favorire attività di raccolta fondi (fundraising) e consolidare il coinvolgimento del tessuto economico e sociale cittadino in vista dell’appuntamento.

I commenti

È padrone di casa in sede distaccata, verrebbe da dire, perché a Roma è Pierluigi Biondi a illustrare il programma e i grandi numeri della “sua” Aquila capitale italiana della cultura 2026. Oltre 300 eventi in 300 giorni, si diceva, per un capoluogo che vuole essere capitale diffusa della nazione. “Non una città, ma un territorio. Non una capitale, ma mille capitali: luoghi, istituzioni, paesi, e soprattutto mille capitali umani. La nostra forza è la coralità di una comunità ampia, policentrica e in evoluzione”, ha dichiarato il sindaco. Il dossier vincitore per il nuovo anno, infatti, “è frutto di un lavoro condiviso anche con il Comune di Rieti e le aree colpite dai sismi 2009 e 2016; poi laboratori e istituiti di ricerca: un grande sforzo corale”.

Gli investimenti in cultura evidenziano da soli quanto l’Aquila reputi importante e strategico questo comparto: “Circa 50 milioni di euro dal 2017, più i 16 milioni dal Ministero, segno di una volontà politica chiara – ha illustrato Biondi -: affiancare alla ricostruzione materiale una strategia culturale strutturale, capace di generare futuro”. Il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio ha ribadito che “il 2026 sarà l’occasione per mostrare all’Italia e all’Europa una città che oggi si presenta come laboratorio vivo di rigenerazione culturale, luogo di incontro, dialogo e innovazione.

L’Aquila Capitale italiana della Cultura evidenzia quanto il patrimonio culturale sia una forza capace di ricomporre il tessuto sociale, restituire identità e fiducia e generare nuove energie creative ed economiche. La città, con il patrimonio recuperato e le nuove progettualità, mostra di avere non solo memoria ma anche futuro: un futuro fondato sulla bellezza, la conoscenza e la partecipazione delle comunità. Il ruolo della Regione è quello di assicurare il coordinamento di un investimento integrato affinché questo risultato si traduca in benefici concreti per l’intero territorio”.

Il ministro

Esiste una canzone di Lucio Dalla che si intitola Aquila – viene fatto notare – ma “questa volta ve lo risparmio”. Niente bis canoro dopo Albachiara di Vasco con cui ha annunciato Alba capitale italiana dell’arte contemporanea 2027, dunque, e il ministro della Cultura Alessandro Giuli sorride nel parlare del capoluogo abruzzese e di quando il suo predecessore Sangiuliano annunciò la proclamazione: “È un bel momento perché la scelta di una città capitale è frutto di una selezione e vede una partecipazione emotiva fortissima da parte di tutto il ministero e della commissione”. Una scelta che Giuli definisce “estremamente accurata”: e poi “il mio cuore batte per l’Aquila da tempo immemore, che è capitale della cultura italiana da tanto tempo, è ossatura viva del tessuto culturale italiano”.

“Le cose accadono quando sono pronte – sottolinea il ministro della Cultura -, così come le vittorie quando è presente un progetto che si basa su una realtà viva e parlante, con attività radicate all’interno del tessuto sociale e di una popolazione che ha saputo trasformare un trauma così grave come il terremoto del 2009 in una forza propulsiva. Questo aspetto è nella natura della popolazione, fa parte della nostra identità e la stessa cosa vale per Rieti e per il territorio intero. La missione del Ministero della cultura è esattamente quella di promuovere e garantire la valorizzazione di un’identità plurale che trova una vetrina speciale nell’Aquila: sarà indimenticabile”.

Secondo Alessandro Giuli ci sono tutti gli ingredienti per la buona riuscita: “Popolazione viva, buona amministrazione e una rifioritura dei progetti”. E poi c’è il Maxxi Aquila, un laboratorio dedicato alla produzione artistica e culturale aperto al territorio e alle sue energie che il ministro conosce bene in quanto ex presidente della Fondazione centrale: “Un qualcosa di davvero speciale nato all’Aquila con una funzione di presenza sociale che nel tempo ha dato prova di grandissima qualità di interazione con la cittadinanza”. E la storia dei popoli e di questa terra “trova una sede diretta proprio nella zona dove la terra si muove e gli uomini convivono con delle linee di faglia e di criticità che mostrano quanto può essere forte il carattere e resiliente la popolazione”.

Dall’attenzione alle radici profonde e alla capacità di renderle, “tanto che il governo Meloni da quando si è insediato si è speso per il museo dei Sabini”, fino alla missione di “misurare la qualità della vita, la capacità di spendere bene i vostri, i nostri soldi e di creare coesione e sviluppo sociale, per questo è fondamentale il ruolo dell’Osservatorio culturale urbano”. Anche grazie a questo è stato possibile accorgersi che all’Aquila ci sono “realtà che hanno offerte culturali straordinarie e sanno sfamare in abbondanza un fabbisogno che non fatico a definire di caratura internazionale”. Il ministro Giuli chiude la conferenza di presentazione a Roma: prossimo appuntamento all’Aquila, capitale italiana della cultura 2026.

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